castelnuovo magra

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martedì 29 aprile 2014

L’AREA MAN DI FERRO PARTE INTEGRANTE DELLA NUOVA “CASTELNUOVO 3” E ALLA BASE DELLA PROPOSTA DI FUSIONE … (3 parte)

Nella prima parte abbiamo esaminato le superficiali analisi e motivazioni poste alla base del progetto che interessa la località “Man di Ferro”, sviluppato nel 2009 e definito come “un intervento di riassetto dell’area urbana”. Abbiamo anche visto cosa prevedeva il PUC nel 2001: una area verde attrezzata e alcune costruzione nella parte adiacente al confine con il Comune di Ortonovo.
Nella seconda parte abbiamo esaminato il progetto del 2009, nato in modo estemporaneo a seguito di un bando regionale,


che risultava in contrasto con il PUC e riguardava aree in gran parte private, il cui elemento centrale era rappresentato da: 1) l’urbanizzazione di una area agricola con edificazione a favore di privati e conseguente realizzazione di adeguata e funzionale viabilità, parcheggi, percorsi pedonali e ciclabili; 2) la creazione di un nuovo grande edificio pubblico polivalente di 800 mq. al costo di € 2.560.000. In conclusione questo progetto era collegato all’esaltazione degli interessi privati a scapito e a carico di quelli pubblici.
Il successivo diniego della Regione (DGR del 5/2/2010) non ha però messo fine a questo progetto, poiché poi è stato di fatto ripreso all’interno della proposta di fusione dei due Comuni di Castelnuovo e di Ortonovo nel 2013.
Cosa e come centrava questo progetto con la fusione? Vi sono varie ragioni:
1)                 La centralità dell’area: “Man di Ferro” è un’area baricentrica rispetto sia ai due Comuni che alla discesa verso Luni e verso il progetto Marinella; ecco perché si affermava che “L’area Luni - Man di Ferro ha grandi potenzialità”.
2)                 Il nodo viario. Non solo c’è l’Aurelia quale elemento di collegamento nella direttrice Sarzana-Carrara e di accesso alle zone interne, sia verso monte che verso valle, ma li vicino c’è il sottopasso ferroviario e la strada di collegamento con il viale XXV Aprile che costeggia l’area archeologica di Luni, la quale “completa un quadro che ridisegna completamente tutta l’area urbana”. Questa strada, del resto, era già prevista nel PTC quale strada centrale di penetrazione da monte verso mare, cioè il vecchio progetto dell’assessore castelnovese Fregosi (fine anni ottanta) della “strada Monti-mare”
3)                 La nuova edificazione. Abbiamo già esaminato la reale portata di questa nuova edificazione nella prima parte, ma qui ne evidenziamo solo l’importanza nel determinare in contropartita la cessione di aree al Comune. Del resto nella stessa relazione al progetto del 2009 si evidenziava che “Il vuoto urbano rappresentato dalla area di Man di Ferro, può diventare elemento di collegamento dell’edificato dei due Comuni, fulcro di nuove attività pubbliche ad integrazione del tessuto edilizio in fase di consolidamento e cerniera per il miglioramento della viabilità”.
4)                 La Stazione di Luni. Il recupero degli edifici dismessi della stazione costituiva un punto di collegamento con la viabilità della zona anche per iniziative turistiche.
Questi quattro elementi sono tutti presenti nel volumetto Luni un sogno che può diventare realtà”, in particolare a pag. 5 e 6 nel capitolo assai significativo “Luni significa essere più forti” che terminava con questa frase: “Il Comune di Luni, per la sua importanza potrà dire la sua opinione sul progetto ed in generale sulle scelte strategiche della Val di Magra”. Nella proposta di fusione era insito proprio il progetto di Man di Ferro e la valorizzazione della strada “monti-mare” quale momento di collegamento tra i due Comuni e l’area di Marinella.
A questo punto, rimaneva solo la questione del Comune: con la fusione stranamente nessuno aveva detto dove sarebbe stato ubicato il Comune, ma l’edificio polivalente della Man di Ferro previsto da progetto ora esaminato di fatto ne diveniva l’indiziato principale. Il nuovo Comune sarebbe sorto proprio in questa area, mentre Palazzo Cornelio era destinato ad attività “turistico culturale” come disse  il Sindaco Favini all’assemblea del 10/7/13 e come scrisse nella lettera del 11/12/2013.
Dunque, con la proposta di fusione “il cerchio si chiude”. Da una parte, il progetto di viabilità proposto dal PTC (che prevedeva due strade di penetrazione dalla via Aurelia al viale XXV Aprile, la realizzazione della strada di Tavolara a servizio delle aree produttive a confine tra Sarzana e Castelnuovo; le tre rotonde di Via Aglione, della Cava Filippi e della Man di Ferro, il sottopasso di Ortonovo) diventava fondamentale per agevolare una nuova urbanizzazione delle aree sottoferrovia verso Marinella; dall’altra, appunto la nuova edificazione: lato Sarzana con capannoni per attività produttive, mentre dal lato Ortonovo una nuova edificazione destinata a residenza e attività pubbliche … Insomma, viabilità e nuova edificazione, cioè la nuova “Castelnuovo 3” che avrebbe potuto affermare “una nuova identità” !!!
Ma la fusione era importante anche per un’altra ragione: permetteva l’esonero per tre anni dal patto di stabilità, oltre a qualche contributo straordinario … entrambi necessari per sostenere gli enormi impegni finanziari (circa 12-13 milioni) per fare fronte alla realizzazione di opere di urbanizzazione, viabilità ed edifici pubblici.
Inserita in questo contesto, si può ora comprendere parecchi aspetti della proposta di fusione: a) per quale motivo sono state usate espressioni come “più grande”, “più forti”, “contare di più”, “più importanti”, ecc,: b) perché  vi è stata un così elevato impegno propagandistico in favore della fusione con un coinvolgimento diretto e massiccio dell’apparato Amministrativo Provinciale e Regionale, nonché di partito (PD, Rifondazione, Sel, PSI), i quali non volevano farsi scappare l’occasione di uno sviluppo di opere pubbliche favorite appunto dalla possibilità di non rispettare per tre anni il patto di stabilità … oltre naturalmente dalla possibilità di cementificare altre aree agricole (… ma abbandonate però!!!).
Ma la proposta di fusione tra Castelnuovo e Ortonovo lanciato dal Sindaco Favini nel 2013 e bocciato dal referendum del 9/2/14 guarda caso presentava gli stessi difetti sia della edificazione di Tavolara che di Man di Ferro: la totale assenza di analisi, di studi e di progettazione.
C’era un sogno derivante dal dormire e non dalla speranza di costruire un avvenire migliore!!! Anche perché questo avvenire era fatto da “Solo case su case catrame e cemento …”
“Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”. (Toro Seduto)
... alla prossima Euro Mazzi

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