La
Tares è una tariffa e non più una tassa (come la Tarsu) e pertanto copre l’intero
costo della gestione raccolta e smaltimento dei rifiuti, oltre i “servizi indivisibili”
(illuminazione pubblica, manutenzione delle strade, ecc.).
Inoltre, la Tares deve essere ripartita secondo criteri precisi imposti dalla legge nazionale in funzione di coefficienti standard di produzione dei rifiuti.
Queste novità determinano un sostanziale incremento del gettito rispetto alla precedete Tarsu.
Con la Tares ci sono contribuenti che pagano molto di meno ed altri che pagano di più rispetto agli anni scorsi, in quanto dovrà essere versata da chiunque "possieda, occupi o detenga locali atti a produrre rifiuti"; case, quindi, ma anche uffici, negozi o capannoni e, comunque, non considera il quantitativo effettivo di rifiuto prodotto ma un calcolo in via presuntiva sulla base della metratura degli immobili, sui componenti del nucleo familiare, oltre un’addizionale aggiuntiva dello 0.30% che nel 2013 va allo Stato.
Inoltre, la Tares deve essere ripartita secondo criteri precisi imposti dalla legge nazionale in funzione di coefficienti standard di produzione dei rifiuti.
Queste novità determinano un sostanziale incremento del gettito rispetto alla precedete Tarsu.
Con la Tares ci sono contribuenti che pagano molto di meno ed altri che pagano di più rispetto agli anni scorsi, in quanto dovrà essere versata da chiunque "possieda, occupi o detenga locali atti a produrre rifiuti"; case, quindi, ma anche uffici, negozi o capannoni e, comunque, non considera il quantitativo effettivo di rifiuto prodotto ma un calcolo in via presuntiva sulla base della metratura degli immobili, sui componenti del nucleo familiare, oltre un’addizionale aggiuntiva dello 0.30% che nel 2013 va allo Stato.
Correlare questa
tariffa alla grandezza dell’immobile e ai componenti e non alla quantità di
rifiuti prodotta contrasta con la norma europea della diretta relazione tra
produzione di rifiuti e tassa da pagare (CHI INQUINA PAGA) e che pertanto
induce a produrre rifiuti vista la indifferenza della tassa.
Inoltre, la tassa sarà aumentata di 30 centesimi a metro quadrato (che potrà essere innalzato dal Comune fino a 40 centesimi) per il pagamento dell’illuminazione pubblica e della manutenzione delle strade pubbliche. Sono effettivamente servizi di cui beneficiamo tutti??, ma per i quali non si può quantificare il maggiore o minore beneficio tra un cittadino ed un altro e pertanto è palesemente illegittimo che sia pagata in relazione ai metri quadrati di immobile.
La Tares rappresenta un aumento della pressione fiscale, in questo particolare momento di crisi economica generalizzata con cittadini, attività produttive e commerciali in forte difficoltà finanziaria; ogni ulteriore impegno economico potrebbe diventare determinante per un dissesto economico sia famigliare che aziendale, accelerando la spirale recessiva resa ancor più marcata dalle politiche economiche e fiscali adottate dai vari Governi, ma anche dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni.
In generale, ci si sarebbe aspettato che i Sindaci avessero valutato con attenzione gli effetti dirompenti che ulteriori consistenti aumenti producono; invece i Sindaci si difendono sostenendo che questi incrementi di imposte, tasse e tariffe sono necessari per assicurare il mantenimento dei servizi comunali, ma questo appare una scusa di comodo che copre una effettiva incapacità di gestire i servizi e riorganizzarli per aumentarne efficienza e ridurne il costo.
La Tares soprattutto per i comuni spezzini dimostra appunto che queste sono scuse di comodo. La Tares è una nuova batosta sulle tasche dei cittadini e delle imprese che evidenzia anche le inefficienze che il Comune ha nella gestione dei rifiuti attraverso ACAM, fino ad oggi in parte coperte da un tributo caro ma non a questi livelli.
L’unica strada percorribile è quella di diminuire il costo della gestione dei rifiuti, questo indipendentemente dal fatto che ci si riesca con ACAM o fuori da ACAM, unito a un’effettivo superamento della pessima gestione della raccolta e dello smaltimento rifiuti da parte della partecipata spezzina.
Doveva essere soprattutto evitata la tentazione di scaricare sui cittadini e sulle imprese, che non hanno più margini di sostenibilità economica, il peso di ulteriori aumenti di tasse e tariffe, per incidere sul lato della riorganizzazione e della riduzione dei costi, nonché una forte determinazione degli azionisti pubblici verso l’ingresso dei privati, unita ad una maggiore autonomia del management delle imprese, nel ricercare e conseguire economie di scala e risparmi con processi di aggregazione e razionalizzazione di carattere industriale. Invece i costi vengono presi come dati assoluti e immodificabili e quindi diventano la base su cui calcolare il prelievo dalle tasche dei cittadini.
ACAM: PIANO FINANZIARIO 2011 – 2013
Il Piano Finanziario comporta un aumento del prelievo dalle tasche dei cittadini castelnovesi da poco più di 1 milione a 1.474.550 (+414.550 pari al 39,11%).
Il Piano presentato da ACAM appare generico, superficiale, poco trasparente e ingiustificato.
In questo Piano si fanno affermazioni puramente simboliche e non sorrette da dati, analisi e bilanci di gestioni. Ci sono affermazioni di chiara presa in giro per i cittadini, poiché si afferma che l’ACAM è impegnata in una riorganizzazione dei servizi di raccolta mirata a raggiungere un progressivo incremento della raccolta differenziata. Ma poi si dice di voler mantenere la raccolta differenziata pari al 23% per il 2013-14-15.
Anche la raccolta differenziata è un fallimento clamoroso nel 2008, la percentuale di r.d. in provincia è stata del 24,5% contro una previsione del piano dei rifiuti del 48% e la percentuale dei rifiuti effettivamente riciclati è molto inferiore.
Questa presa in giro è anche politica poiché anche il programma elettorale con cui Favini e la Sua maggioranza si sono presentati alle elezioni è di fatto su questo punto assai fasullo.
In Italia la gestione dei rifiuti meno funziona e più la si paga, e le tariffe sono fuori controllo.
E’ evidente che la gestione del ciclo dei rifiuti sia emblematica delle tante contraddizioni di cui è vittima il nostro Paese: il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori.
L'Italia sconta un ritardo ormai grave e conclamato rispetto al resto d'Europa. Da noi, solo il 34% dei rifiuti urbani viene recuperato, rispetto alla media europea del 40%, e la metà dei rifiuti prodotti finisce in discarica, mentre in Europa viene mediamente conferito in discarica il 38% dei rifiuti.
Non riciclare in misura adeguata non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di multe a carico degli Stati membri dell'Unione europea per mancato adeguamento alla normativa discariche, e l'Italia detiene purtroppo il triste primate nel numero di procedure d'infrazione avviate.
La Tares è un cattivo affare. Per le tasche dei contribuenti, ma anche per l'ambiente. Ma la Tares potrebbe essere anche essere un problema per l'ambiente. La nuova imposta mira a introdurre il principio del "più produci rifiuti e più paghi". Lo fa però con l'accetta, perché non misura la reale produzione, ma stima che le famiglie più numerose generino più monnezza. La Tares, quindi, non tiene alcun conto dei comportamenti virtuosi delle famiglie
La Tares andrebbe rivista con criteri di premialità per i cittadini virtuosi". La nuova tassazione a carico delle famiglie e delle aziende deve essere equa e premiare i comportamenti virtuosi. Solo in questo modo si contribuirà davvero a liberare l’Italia dal problema rifiuti, facendo entrare il nostro Paese a pieno titolo in quella “società europea del riciclaggio” alla base nella nuova direttiva europea.
Inoltre, la tassa sarà aumentata di 30 centesimi a metro quadrato (che potrà essere innalzato dal Comune fino a 40 centesimi) per il pagamento dell’illuminazione pubblica e della manutenzione delle strade pubbliche. Sono effettivamente servizi di cui beneficiamo tutti??, ma per i quali non si può quantificare il maggiore o minore beneficio tra un cittadino ed un altro e pertanto è palesemente illegittimo che sia pagata in relazione ai metri quadrati di immobile.
La Tares rappresenta un aumento della pressione fiscale, in questo particolare momento di crisi economica generalizzata con cittadini, attività produttive e commerciali in forte difficoltà finanziaria; ogni ulteriore impegno economico potrebbe diventare determinante per un dissesto economico sia famigliare che aziendale, accelerando la spirale recessiva resa ancor più marcata dalle politiche economiche e fiscali adottate dai vari Governi, ma anche dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni.
In generale, ci si sarebbe aspettato che i Sindaci avessero valutato con attenzione gli effetti dirompenti che ulteriori consistenti aumenti producono; invece i Sindaci si difendono sostenendo che questi incrementi di imposte, tasse e tariffe sono necessari per assicurare il mantenimento dei servizi comunali, ma questo appare una scusa di comodo che copre una effettiva incapacità di gestire i servizi e riorganizzarli per aumentarne efficienza e ridurne il costo.
La Tares soprattutto per i comuni spezzini dimostra appunto che queste sono scuse di comodo. La Tares è una nuova batosta sulle tasche dei cittadini e delle imprese che evidenzia anche le inefficienze che il Comune ha nella gestione dei rifiuti attraverso ACAM, fino ad oggi in parte coperte da un tributo caro ma non a questi livelli.
L’unica strada percorribile è quella di diminuire il costo della gestione dei rifiuti, questo indipendentemente dal fatto che ci si riesca con ACAM o fuori da ACAM, unito a un’effettivo superamento della pessima gestione della raccolta e dello smaltimento rifiuti da parte della partecipata spezzina.
Doveva essere soprattutto evitata la tentazione di scaricare sui cittadini e sulle imprese, che non hanno più margini di sostenibilità economica, il peso di ulteriori aumenti di tasse e tariffe, per incidere sul lato della riorganizzazione e della riduzione dei costi, nonché una forte determinazione degli azionisti pubblici verso l’ingresso dei privati, unita ad una maggiore autonomia del management delle imprese, nel ricercare e conseguire economie di scala e risparmi con processi di aggregazione e razionalizzazione di carattere industriale. Invece i costi vengono presi come dati assoluti e immodificabili e quindi diventano la base su cui calcolare il prelievo dalle tasche dei cittadini.
ACAM: PIANO FINANZIARIO 2011 – 2013
Il Piano Finanziario comporta un aumento del prelievo dalle tasche dei cittadini castelnovesi da poco più di 1 milione a 1.474.550 (+414.550 pari al 39,11%).
Il Piano presentato da ACAM appare generico, superficiale, poco trasparente e ingiustificato.
In questo Piano si fanno affermazioni puramente simboliche e non sorrette da dati, analisi e bilanci di gestioni. Ci sono affermazioni di chiara presa in giro per i cittadini, poiché si afferma che l’ACAM è impegnata in una riorganizzazione dei servizi di raccolta mirata a raggiungere un progressivo incremento della raccolta differenziata. Ma poi si dice di voler mantenere la raccolta differenziata pari al 23% per il 2013-14-15.
Anche la raccolta differenziata è un fallimento clamoroso nel 2008, la percentuale di r.d. in provincia è stata del 24,5% contro una previsione del piano dei rifiuti del 48% e la percentuale dei rifiuti effettivamente riciclati è molto inferiore.
Questa presa in giro è anche politica poiché anche il programma elettorale con cui Favini e la Sua maggioranza si sono presentati alle elezioni è di fatto su questo punto assai fasullo.
In Italia la gestione dei rifiuti meno funziona e più la si paga, e le tariffe sono fuori controllo.
E’ evidente che la gestione del ciclo dei rifiuti sia emblematica delle tante contraddizioni di cui è vittima il nostro Paese: il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori.
L'Italia sconta un ritardo ormai grave e conclamato rispetto al resto d'Europa. Da noi, solo il 34% dei rifiuti urbani viene recuperato, rispetto alla media europea del 40%, e la metà dei rifiuti prodotti finisce in discarica, mentre in Europa viene mediamente conferito in discarica il 38% dei rifiuti.
Non riciclare in misura adeguata non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di multe a carico degli Stati membri dell'Unione europea per mancato adeguamento alla normativa discariche, e l'Italia detiene purtroppo il triste primate nel numero di procedure d'infrazione avviate.
La Tares è un cattivo affare. Per le tasche dei contribuenti, ma anche per l'ambiente. Ma la Tares potrebbe essere anche essere un problema per l'ambiente. La nuova imposta mira a introdurre il principio del "più produci rifiuti e più paghi". Lo fa però con l'accetta, perché non misura la reale produzione, ma stima che le famiglie più numerose generino più monnezza. La Tares, quindi, non tiene alcun conto dei comportamenti virtuosi delle famiglie
La Tares andrebbe rivista con criteri di premialità per i cittadini virtuosi". La nuova tassazione a carico delle famiglie e delle aziende deve essere equa e premiare i comportamenti virtuosi. Solo in questo modo si contribuirà davvero a liberare l’Italia dal problema rifiuti, facendo entrare il nostro Paese a pieno titolo in quella “società europea del riciclaggio” alla base nella nuova direttiva europea.
Il Consigliere Comunale
Euro Mazzi
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