Le
seguenti riflessioni sono spinte dallo sconcertante caso giudiziario riguardante
lo scrittore-attivista Erri De Luca, rinviato a giudizio, nel settembre 2013,
per istigazione a sabotare la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione e
i suoi cantieri in Val di Susa, in seguito a denuncia presentata da un’azienda
che ha un appalto dei lavori. In un’intervista rilasciata, Erri De Luca ha
pronunciato la seguente frase incriminata: “Mi
spiego meglio: la Tav va sabotata.
Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun
terrorismo”.
Al
processo (da poco iniziato) il PM ha dichiarato che: “Le sue
parole hanno un peso determinante sul movimento No Tav” e ha chiesto otto
mesi di condanna per Erri De Luca. Per il PM le parole di uno scrittore di fama
internazionale hanno un’influenza maggiore di quelle di uno qualunque e ha
sottolineato come nella definizione di “sabotaggio”:
“C’è
sempre un riferimento a un nemico e non dimentichiamo come viene visto in
valle il cantiere della Torino-Lione. (…) C’è
sempre un’accezione di violenza”.
De
Luca rivendica, invece, il proprio diritto ad esprimere la propria opinione,
ritenendo il sabotaggio come idea di lotta politica, poiché la TAV è un’opera
sbagliata e dannosa. De Luca comunque accetta il processo e l’eventuale
condanna.
Urge
una riflessione sulla libertà d’espressione unita a un’analisi del problema giuridico
connesso, poiché sono tematiche sempre più attuali e ricorrenti; basta ricordare
anche le problematiche sorte dopo l’attacco del 7 gennaio 2015 alla sede del
giornale satirico francese “Charlie Hebdo”.
La frase “Je Suis Charlie” è stata usata come messaggio di solidarietà e
di difesa della libertà d’espressione, ma è stato messo in evidenza anche il
problema che alcune “immagini” di quel periodico trascendevano la satira e offendevano
le convinzioni religiose (per esempio dei musulmani).
Se
è giusto condividere in generale il principio che gli scrittori non devono essere perseguiti per i loro testi, si
deve evidenziare che esistono dei limiti
sia alla satira che all’espressione delle proprie opinioni, poiché il rispetto degli altri impone una
demarcazione tra cosa si può dire e cosa no, cioè a volte è necessario “abbassare i toni”, perché bisogna ascoltare gli altri, per conoscerli e capirli, per
comprendere, per imparare e anche per dissentire.
Molti
ragionamenti variamente antagonistici sono intrisi di odio tribale verso
“l’impuro”, sconfinando nell’intransigenza
ideologica di una tesi da prendere o lasciare; occorre, semmai, che un problema venga sempre analizzato e studiato, sia spiegato senza
eccessi propagandistici poiché i cittadini devono essere informati e persuasi con
pacati ragionamenti e con illustrazione di fatti e dati.
Si
possono non condividere, per esempio, queste affermazioni di Erri De Luca
rilasciate all’Ansa: “Resto convinto che
il Tav sia un’opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotare
quest’opera”, in quanto sono inopportune e politicamente fuori luogo.
Questa stessa affermazione sarebbe, invece, legittima se fosse inserita in un
contesto in cui siano spiegate le articolate ragioni che stanno dietro a queste
convinzioni, come Erri De Luca ha fatto brillantemente in questo video.
In
generale le affermazioni o “le puttanate”
si discutono e si criticano, ma non si censurano né devono costituire un reato; dovrebbero essere le
idee a sconfiggere le idee; le parole “sbagliate” possono essere messe all'angolo con altre parole articolate diversamente.
Il rispetto
delle idee reciproche sta alla base della libertà di pensiero e di parola,
mentre l'intolleranza porta alla censura, al contrasto violento, alla
contrapposizione e alla chiusura... Occorre dialogare non per far
cambiare idea all’interlocutore, ma per reciproco confronto, che è il vero
sale della democrazia.
Per
Voltaire (“Trattato sulla tolleranza”
- 1763) la libertà di espressione è fondamentale: “Impedire l'espressione di
un'opinione significa derubare la razza umana, e procurare un danno a
coloro che dall'opinione dissentono ancor più di chi la condivide: se
l'opinione è giusta essi non possono passare dall'errore alla verità, se è
sbagliata perdono la percezione più chiara e viva della verità. Inoltre, quando
le dottrine contrastanti contengono entrambe una parte di verità, l'opinione
dissidente è necessaria per integrare la dottrina più generalmente accettata
con ciò che le manca. Essere certi della
falsità di una opinione senza ascoltarla significa presupporre che la propria
certezza coincida con la certezza assoluta”.
Per
Voltaire gli errori di pensiero non sono delitti fino a quando non “turbano
la società cioè non appena
ispirano il fanatismo, quindi bisogna che gli uomini comincino a non essere fanatici per meritare la
tolleranza”, quindi la libertà di espressione è collegata alla tolleranza e
alla mitezza perché la libertà deve “rendere gli uomini più tolleranti e più
miti”.
Sul
piano penale, invece, il problema è più complicato, poiché il nostro sistema
costituzionale delinea un diritto penale
“del fatto” e non un diritto
penale “dell’autore”, essendo,
appunto, necessario che la risoluzione criminosa si traduca almeno in un inizio
di attività esecutiva di lesione del bene giuridico tutelato.
Invece,
i reati collegati alla istigazione, all’apologia
e alla propaganda sono tutti connessi non ad una attività, ma a una
manifestazione del pensiero e qui si innesta un insanabile conflitto con l’articolo 21 della Costituzione
che considera la libertà di manifestazione del pensiero come diritto
inviolabile e stabilisce il necessario fondamento costituzionale dei suoi
limiti. Stabilire quali sono questi limiti è il vero problema perché bisogna ricercare il “bilanciamento” tra
diritti contrapposti: per esempio la tutela della personalità o il
diritto all’onore, alla reputazione, alla riservatezza.
Nella
sentenza n. 86 del 1974 la Corte Costituzionale ha affermato che “La previsione costituzionale del diritto di
manifestare il proprio pensiero non
integra una tutela incondizionata e illimitata della libertà di manifestazione
del pensiero, giacché, anzi, a questa sono posti limiti derivanti dalla
tutela del buon costume o dall’esistenza di beni o interessi diversi che siano
parimenti garantiti o protetti dalla Costituzione”.
Il
problema è che in concreto “questi limiti”
rischiano di moltiplicarsi e soprattutto si rischia che siano applicati in
maniera esagerata dai giudici e allora ci si espone alla diffusione della paura
o della preoccupazione di evitare “guai” o del: “meglio se taci”, “meglio se
non leggi”, “meglio se non guardi”,
“meglio se conosci meno cose”, “meglio se
conosci solo quelle che vogliamo noi”, ecc..
E
allora contro questo “è meglio …”
bisogna ricordare le affermazioni di John Stuart Mill (“Saggio sulla libertà” - 1859): “Il male più temibile non è il violento conflitto tra parti diverse
della verità, ma la silenziosa
soppressione di una sua metà; finché la gente è costretta ad ascoltare le
due opinioni opposte c'è sempre speranza; è
quando ne ascolta una sola che gli errori si cristallizzano in pregiudizi, e la
verità stessa cessa di avere effetto perché l'esagerazione la rende falsa”.
E
allora deve prevalere il diritto di esprimere la propria opinione, anche se non
la si condivide o non è “politicamente corretta” …
In conclusione, non condivido le frasi incriminate pronunciate da Erri De Luca, ma ritengo che non debba per questo essere processato e né condannato solo per le sue convinzioni pubblicamente espresse; insomma: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” (frase attribuita a Voltaire).
In conclusione, non condivido le frasi incriminate pronunciate da Erri De Luca, ma ritengo che non debba per questo essere processato e né condannato solo per le sue convinzioni pubblicamente espresse; insomma: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” (frase attribuita a Voltaire).
Euro
Mazzi
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