castelnuovo magra

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giovedì 24 settembre 2015

“NON SONO D’ACCORDO CON QUELLO CHE DICI, MA DIFENDERÒ FINO ALLA MORTE IL TUO DIRITTO A DIRLO”

Le seguenti riflessioni sono spinte dallo sconcertante caso giudiziario riguardante lo scrittore-attivista Erri De Luca, rinviato a giudizio, nel settembre 2013, per istigazione a sabotare la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione e i suoi cantieri in Val di Susa, in seguito a denuncia presentata da un’azienda che ha un appalto dei lavori. In un’intervista rilasciata, Erri De Luca ha pronunciato la seguente frase incriminata: “Mi spiego meglio: la Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo”.


Al processo (da poco iniziato) il PM ha dichiarato che: “Le sue parole hanno un peso determinante sul movimento No Tav” e ha chiesto otto mesi di condanna per Erri De Luca. Per il PM le parole di uno scrittore di fama internazionale hanno un’influenza maggiore di quelle di uno qualunque e ha sottolineato come nella definizione di “sabotaggio”: C’è sempre un riferimento a un nemico e non dimentichiamo come viene visto in valle il cantiere della Torino-Lione. (…) C’è sempre un’accezione di violenza”.
De Luca rivendica, invece, il proprio diritto ad esprimere la propria opinione, ritenendo il sabotaggio come idea di lotta politica, poiché la TAV è un’opera sbagliata e dannosa. De Luca comunque accetta il processo e l’eventuale condanna.
Urge una riflessione sulla libertà d’espressione unita a un’analisi del problema giuridico connesso, poiché sono tematiche sempre più attuali e ricorrenti; basta ricordare anche le problematiche sorte dopo l’attacco del 7 gennaio 2015 alla sede del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”. La frase Je Suis Charlie è stata usata come messaggio di solidarietà e di difesa della libertà d’espressione, ma è stato messo in evidenza anche il problema che alcune “immagini” di quel periodico trascendevano la satira e offendevano le convinzioni religiose (per esempio dei musulmani).
Se è giusto condividere in generale il principio che gli scrittori non devono essere perseguiti per i loro testi, si deve evidenziare che esistono dei limiti sia alla satira che all’espressione delle proprie opinioni, poiché il rispetto degli altri impone una demarcazione tra cosa si può dire e cosa no, cioè a volte è necessario “abbassare i toni”, perché bisogna ascoltare gli altri, per conoscerli e capirli, per comprendere, per imparare e anche per dissentire.
Molti ragionamenti variamente antagonistici sono intrisi di odio tribale verso “l’impuro”, sconfinando nell’intransigenza ideologica di una tesi da prendere o lasciare;  occorre, semmai, che un problema venga sempre analizzato e studiato, sia spiegato senza eccessi propagandistici poiché i cittadini devono essere informati e persuasi con pacati ragionamenti e con illustrazione di fatti e dati.
Si possono non condividere, per esempio, queste affermazioni di Erri De Luca rilasciate all’Ansa: “Resto convinto che il Tav sia un’opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotare quest’opera”, in quanto sono inopportune e politicamente fuori luogo. Questa stessa affermazione sarebbe, invece, legittima se fosse inserita in un contesto in cui siano spiegate le articolate ragioni che stanno dietro a queste convinzioni, come Erri De Luca ha fatto brillantemente in questo video.
In generale le affermazioni o “le puttanate” si discutono e si criticano, ma non si censurano né devono  costituire un reato; dovrebbero essere le idee a sconfiggere le idee; le parole “sbagliate”  possono essere messe all'angolo con  altre parole articolate diversamente.
Il rispetto delle idee reciproche sta alla base della libertà di pensiero e di parola, mentre l'intolleranza porta alla censura, al contrasto violento, alla contrapposizione e alla chiusura... Occorre dialogare non per far cambiare idea all’interlocutore, ma per reciproco confronto, che è il vero sale della democrazia.  
Per Voltaire (“Trattato sulla tolleranza” - 1763) la libertà di espressione è fondamentale: Impedire l'espressione di un'opinione significa derubare la razza umana, e procurare un danno a coloro che dall'opinione dissentono ancor più di chi la condivide: se l'opinione è giusta essi non possono passare dall'errore alla verità, se è sbagliata perdono la percezione più chiara e viva della verità. Inoltre, quando le dottrine contrastanti contengono entrambe una parte di verità, l'opinione dissidente è necessaria per integrare la dottrina più generalmente accettata con ciò che le manca. Essere certi della falsità di una opinione senza ascoltarla significa presupporre che la propria certezza coincida con la certezza assoluta”.
Per Voltaire gli errori di pensiero non sono delitti fino a quando non “turbano la società cioè non appena ispirano il fanatismo, quindi bisogna che gli uomini comincino a non essere fanatici per meritare la tolleranza”, quindi la libertà di espressione è collegata alla tolleranza e alla mitezza perché la libertà deve rendere gli uomini più tolleranti e più miti”.
Sul piano penale, invece, il problema è più complicato, poiché il nostro sistema costituzionale delinea un diritto penale “del fatto” e non un diritto penale “dell’autore”, essendo, appunto, necessario che la risoluzione criminosa si traduca almeno in un inizio di attività esecutiva di lesione del bene giuridico tutelato.
Invece, i reati collegati alla istigazione, all’apologia e alla propaganda sono tutti connessi non ad una attività, ma a una manifestazione del pensiero e qui si innesta un insanabile conflitto con l’articolo 21 della Costituzione che considera la libertà di manifestazione del pensiero come diritto inviolabile e stabilisce il necessario fondamento costituzionale dei suoi limiti. Stabilire quali sono questi limiti è il vero problema perché bisogna ricercare il “bilanciamento” tra diritti contrapposti: per esempio la tutela della personalità o il diritto all’onore, alla reputazione, alla riservatezza.
Nella sentenza n. 86 del 1974 la Corte Costituzionale ha affermato che “La previsione costituzionale del diritto di manifestare il proprio pensiero non integra una tutela incondizionata e illimitata della libertà di manifestazione del pensiero, giacché, anzi, a questa sono posti limiti derivanti dalla tutela del buon costume o dall’esistenza di beni o interessi diversi che siano parimenti garantiti o protetti dalla Costituzione”.
Il problema è che in concreto “questi limiti” rischiano di moltiplicarsi e soprattutto si rischia che siano applicati in maniera esagerata dai giudici e allora ci si espone alla diffusione della paura o della preoccupazione di evitare “guai” o del: “meglio se taci”, “meglio se non leggi”, “meglio se non guardi”, “meglio se conosci meno cose”, “meglio se conosci solo quelle che vogliamo noi”, ecc..
E allora contro questo “è meglio …” bisogna ricordare le affermazioni di John Stuart Mill (“Saggio sulla libertà” - 1859): “Il male più temibile non è il violento conflitto tra parti diverse della verità, ma la silenziosa soppressione di una sua metà; finché la gente è costretta ad ascoltare le due opinioni opposte c'è sempre speranza; è quando ne ascolta una sola che gli errori si cristallizzano in pregiudizi, e la verità stessa cessa di avere effetto perché l'esagerazione la rende falsa”.
E allora deve prevalere il diritto di esprimere la propria opinione, anche se non la si condivide o non è “politicamente corretta” …
In conclusione, non condivido le frasi incriminate pronunciate da Erri De Luca, ma ritengo che non debba per questo essere processato e né condannato solo per le sue convinzioni pubblicamente espresse; insomma: Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo(frase attribuita a Voltaire). 
Euro Mazzi

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