Nel
passato i vari progettisti coinvolti dalle varie amministrazioni hanno tutti
evidenziato una realtà urbanistica del nostro Comune caratterizzata da: "un paesaggio piuttosto degradato, quasi in
stato di abbandono ...", "dal
carattere spontaneo e dalla mancanza di pianificazione ...", "dal disordine nella viabilità, dalla carenza
di servizi, aree verdi e parcheggi ...".
Nonostante che dal 1981 al 2014
per la redazione di progetti urbanistici siano stati spesi oltre 1,5 milioni di
euro, studi in gran parte poi buttati via e che attualmente hanno solo prodotto
un PUC (entrato in vigore nel 2001 e scaduto nel 2011), ciascuno può constatare
che l'ambiente urbano non ha subito rilevanti miglioramenti qualitativi in
questi anni, anzi si può appurare gravi fenomeni di degrado, specie nella zona situata
sotto la via Aurelia e sotto la ferrovia.
Abbiamo segherie di marmo (la
gran parte dismesse, qualcuna ancora funzionante) nel pieno centro abitato,
altre in zone agricole; abbiamo discariche non regolamentate sia di "marmettola"
che di altri rifiuti; abbiamo un depuratore e un sistema fognario ancora non
pienamente funzionante; in generale abbiamo una evoluzione urbanistica
caratterizzata da carattere spontaneo e da disordine per mancanza di una vera pianificazione.
La viabilità è caotica e
inadeguata per larghezza e tipo di percorso; scarsamente funzionale per
inesistenza di marciapiedi, di parcheggi, di aree di sosta e di aree verdi,
oltre all'assoluta carenza sia di percorsi pedonali che di piste ciclabili, non
parliamo poi di aree per cassonetti, pensiline, illuminazione, ecc..
Nel nostro territorio abbiamo,
poi, delle aree ex industriale oramai vuote e in completo abbandono come l’area
ex-Filippi, l'area Sbarbaro e la zona delle segherie di Centotetti.
Il Puc è entrato in vigore nel
settembre 2001 ha stabilito delle destinazioni per queste aree, ma vuoi per la
crisi perdurante, vuoi per scelte non opportune o non più idonee, vuoi per
incapacità dell’Amministrazione Comunale o per l’inattività dei privati, gli
interventi in queste zone non sono stati ancora attivati e tutto è rimasto come
era nel 2001.
Del resto, le soluzioni proposte
dal PUC apparivano comunque non idonee a risolvere i problemi. Nel corso dei
miei interventi in Consiglio Comunale ho aspramente criticato le soluzioni proposte
ritenendole inadeguate e frutto di improvvisazioni e scarsa capacità di
analisi.
La scelta di prevedere per le
aree dei distretti di trasformazione una loro destinazione di carattere
produttivo misto (qualcosa di artigianale, qualcosa di commerciale, qualcosa di
servizi del terziario, qualcosa di residenziale) era sbagliata poiché andava a
prevedere utilizzi per settori che già allora non presentavano segni di
sviluppo significativo … e così è stato! Ad oggi non è stato fatto nulla!!!
Riporto qui un pezzo del mio
intervento di allora: “Quale analisi
sull’attuale fase di espansione industriale, artigianale e commerciale è stata
fatta? Nessuna. Eppure la stessa Regione nel PTC del 1991 dichiarava che la
fase di espansione industriale accelerata nelle aree pianeggianti della valle
del Magra si era effettivamente conclusa e, per le caratteristiche stesse delle
attività interessate, il fenomeno era da ritenersi in questa forma
irripetibile; occorreva, semmai, migliorare la dotazione di infrastrutture e
servizi. nelle aree pianeggianti della Valle del Magra. La Regione auspicava:
a) una riduzione delle aree già destinate ad insediamenti produttivi dagli
strumenti urbanistici comunali; b) l’individuazione di bacini di aree
industriali di limitate dimensioni e completamento di aggregazioni esistenti,
dove far confluire la domanda. Auspicava, inoltre, di far prevalere i valori
ambientali e storici della Piana di Luni, non installando nuove attività
industriali o artigianali, mentre per le aree produttivi esistenti veniva auspicato
una loro ricollocazione. In assenza di analisi e di dibattito in merito, ecco
invece per Castelnuovo la previsione di nuove installazioni nell’area agricola
del “parco-campagna”, in particolare nella sona di Tavolara e dei Paduletti”.
Dunque, fin dal 1991 la Regione sosteneva
la necessità di bloccare l’istituzione di nuove aree produttive di tipo
artigianale e commerciale e io condividevo tale analisi. Oggi, infatti a conferma,
assistiamo a un notevole
ridimensionamento dell'occupazione nel settore industriale, artigianale e
commerciale; molte imprese e stabilimenti sono chiusi o stanno per chiudere;
nei comuni limitrofi esistono analoghe situazioni; nei Comuni di Sarzana e di
Carrara sono stati da tempo rilasciate autorizzazione per l’apertura di nuove aree
per attività commerciali e artigianali.
Bisogna chiedersi se hanno ancora
un senso le previsioni urbanistiche del PUC del 2001??? Io credo che non le
avessero nel 2001, ancora meno le hanno oggi, è difficile pensar che in futuro
ci possano essere opportunità che oggi non ci sono, salvo casi aziendali
specifici e per particolari produzioni.
Comunque, questo insieme di aree
con attività “dismessa” costituisce un ingente patrimonio di risorse fondiarie
disponibili per altri modi di riuso. Tale insieme di aree costituisce per gli
operatori pubblici e privati un'occasione importante per l'impostazione di
nuove forme di intervento nei confronti dei processi di degrado ambientale e di
politiche di riqualificazione delle aree.
In conclusione, dai notevoli
ritardi accumulati nel predisporre gli strumenti urbanistici attuativi, nonché
dall’assenza di progetti esecutivi si può cogliere una opportunità: quella di
riflettere su quanto fatto fino ad oggi e su queste basi iniziare a proporre
alcune alternative:
1) Bisogna
coinvolgere la popolazione e gli operatori interessati e trovare soluzioni
condivise, credibili e possibili.
2) Occorre
verificare soluzioni alternative rispetto a quella attualmente previste nel PUC,
partendo da una analisi dello stato attuale, delle prospettive e degli scenari
futuri, poiché solo le scelte ragionate possono dare risposte effettivamente
utili e di prospettiva.
3) A
nostro avviso aree occupate da impianti industriali dismessi, possono essere
recuperate e trasformate, con ripristino ambientale di quei siti localizzati
all'interno di ambiti in cui siano prevalenti i valori ambientale e
paesaggistici.
4) Esistono
le condizioni per valorizzare e rendere “produttivo” ciò che abbiamo in termini
di ambiente, paesaggio, monumenti, edifici storici, prodotti, tradizioni, cultura,
ecc. attraverso un progetto di marketing territoriale, quale base di uno
sviluppo sostenibile e rispettoso del territorio e dell’ambiente.
Cioè uno “sviluppo produttivo” è
possibile se si parte da ciò che abbiamo realmente; ciò che abbiamo è un
lascito delle generazioni passate che va apprezzato, valorizzato e reso
produttivo affinché su questo si possa costruire una opportunità per le future
generazioni.
Euro Mazzi
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