castelnuovo magra

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martedì 15 aprile 2014

PUC: TRA DEGRADO AMBIENTALE, ASSENZA DI ANALISI E DECLINO

Nel passato i vari progettisti coinvolti dalle varie amministrazioni hanno tutti evidenziato una realtà urbanistica del nostro Comune caratterizzata da: "un paesaggio piuttosto degradato, quasi in stato di abbandono ...", "dal carattere spontaneo e dalla mancanza di pianificazione ...", "dal disordine nella viabilità, dalla carenza di servizi, aree verdi e parcheggi ...".
Nonostante che dal 1981 al 2014 per la redazione di progetti urbanistici siano stati spesi oltre 1,5 milioni di euro, studi in gran parte poi buttati via e che attualmente hanno solo prodotto un PUC (entrato in vigore nel 2001 e scaduto nel 2011), ciascuno può constatare che l'ambiente urbano non ha subito rilevanti miglioramenti qualitativi in questi anni, anzi si può appurare gravi fenomeni di degrado, specie nella zona situata sotto la via Aurelia e sotto la ferrovia.

Abbiamo segherie di marmo (la gran parte dismesse, qualcuna ancora funzionante) nel pieno centro abitato, altre in zone agricole; abbiamo discariche non regolamentate sia di "marmettola" che di altri rifiuti; abbiamo un depuratore e un sistema fognario ancora non pienamente funzionante; in generale abbiamo una evoluzione urbanistica caratterizzata da carattere spontaneo e da disordine per mancanza di una vera pianificazione.
La viabilità è caotica e inadeguata per larghezza e tipo di percorso; scarsamente funzionale per inesistenza di marciapiedi, di parcheggi, di aree di sosta e di aree verdi, oltre all'assoluta carenza sia di percorsi pedonali che di piste ciclabili, non parliamo poi di aree per cassonetti, pensiline, illuminazione, ecc..
Nel nostro territorio abbiamo, poi, delle aree ex industriale oramai vuote e in completo abbandono come l’area ex-Filippi, l'area Sbarbaro e la zona delle segherie di Centotetti.
Il Puc è entrato in vigore nel settembre 2001 ha stabilito delle destinazioni per queste aree, ma vuoi per la crisi perdurante, vuoi per scelte non opportune o non più idonee, vuoi per incapacità dell’Amministrazione Comunale o per l’inattività dei privati, gli interventi in queste zone non sono stati ancora attivati e tutto è rimasto come era nel 2001.
Del resto, le soluzioni proposte dal PUC apparivano comunque non idonee a risolvere i problemi. Nel corso dei miei interventi in Consiglio Comunale ho aspramente criticato le soluzioni proposte ritenendole inadeguate e frutto di improvvisazioni e scarsa capacità di analisi.
La scelta di prevedere per le aree dei distretti di trasformazione una loro destinazione di carattere produttivo misto (qualcosa di artigianale, qualcosa di commerciale, qualcosa di servizi del terziario, qualcosa di residenziale) era sbagliata poiché andava a prevedere utilizzi per settori che già allora non presentavano segni di sviluppo significativo … e così è stato! Ad oggi non è stato fatto nulla!!! 
Riporto qui un pezzo del mio intervento di allora: “Quale analisi sull’attuale fase di espansione industriale, artigianale e commerciale è stata fatta? Nessuna. Eppure la stessa Regione nel PTC del 1991 dichiarava che la fase di espansione industriale accelerata nelle aree pianeggianti della valle del Magra si era effettivamente conclusa e, per le caratteristiche stesse delle attività interessate, il fenomeno era da ritenersi in questa forma irripetibile; occorreva, semmai, migliorare la dotazione di infrastrutture e servizi. nelle aree pianeggianti della Valle del Magra. La Regione auspicava: a) una riduzione delle aree già destinate ad insediamenti produttivi dagli strumenti urbanistici comunali; b) l’individuazione di bacini di aree industriali di limitate dimensioni e completamento di aggregazioni esistenti, dove far confluire la domanda. Auspicava, inoltre, di far prevalere i valori ambientali e storici della Piana di Luni, non installando nuove attività industriali o artigianali, mentre per le aree produttivi esistenti veniva auspicato una loro ricollocazione. In assenza di analisi e di dibattito in merito, ecco invece per Castelnuovo la previsione di nuove installazioni nell’area agricola del “parco-campagna”, in particolare nella sona di Tavolara e dei Paduletti”.
Dunque, fin dal 1991 la Regione sosteneva la necessità di bloccare l’istituzione di nuove aree produttive di tipo artigianale e commerciale e io condividevo tale analisi. Oggi, infatti a conferma,  assistiamo a un notevole ridimensionamento dell'occupazione nel settore industriale, artigianale e commerciale; molte imprese e stabilimenti sono chiusi o stanno per chiudere; nei comuni limitrofi esistono analoghe situazioni; nei Comuni di Sarzana e di Carrara sono stati da tempo rilasciate autorizzazione per l’apertura di nuove aree per attività commerciali e artigianali.
Bisogna chiedersi se hanno ancora un senso le previsioni urbanistiche del PUC del 2001??? Io credo che non le avessero nel 2001, ancora meno le hanno oggi, è difficile pensar che in futuro ci possano essere opportunità che oggi non ci sono, salvo casi aziendali specifici e per particolari produzioni.
Comunque, questo insieme di aree con attività “dismessa” costituisce un ingente patrimonio di risorse fondiarie disponibili per altri modi di riuso. Tale insieme di aree costituisce per gli operatori pubblici e privati un'occasione importante per l'impostazione di nuove forme di intervento nei confronti dei processi di degrado ambientale e di politiche di riqualificazione delle aree.
In conclusione, dai notevoli ritardi accumulati nel predisporre gli strumenti urbanistici attuativi, nonché dall’assenza di progetti esecutivi si può cogliere una opportunità: quella di riflettere su quanto fatto fino ad oggi e su queste basi iniziare a proporre alcune alternative:
1)      Bisogna coinvolgere la popolazione e gli operatori interessati e trovare soluzioni condivise,  credibili e possibili.
2)      Occorre verificare soluzioni alternative rispetto a quella attualmente previste nel PUC, partendo da una analisi dello stato attuale, delle prospettive e degli scenari futuri, poiché solo le scelte ragionate possono dare risposte effettivamente utili e di prospettiva.
3)      A nostro avviso aree occupate da impianti industriali dismessi, possono essere recuperate e trasformate, con ripristino ambientale di quei siti localizzati all'interno di ambiti in cui siano prevalenti i valori ambientale e paesaggistici.
4)      Esistono le condizioni per valorizzare e rendere “produttivo” ciò che abbiamo in termini di ambiente, paesaggio, monumenti, edifici storici, prodotti, tradizioni, cultura, ecc. attraverso un progetto di marketing territoriale, quale base di uno sviluppo sostenibile e rispettoso del territorio e dell’ambiente.
Cioè uno “sviluppo produttivo” è possibile se si parte da ciò che abbiamo realmente; ciò che abbiamo è un lascito delle generazioni passate che va apprezzato, valorizzato e reso produttivo affinché su questo si possa costruire una opportunità per le future generazioni.
Euro Mazzi

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