Nella prima parte abbiamo esaminato le
superficiali analisi e motivazioni poste alla base del progetto che interessa
la località “Man di Ferro”, sviluppato nel 2009 e definito come “un intervento di riassetto dell’area
urbana”. Abbiamo anche visto cosa prevedeva il PUC nel 2001: una area verde
attrezzata e alcune costruzione nella parte adiacente al confine con il Comune
di Ortonovo.
Ora entriamo nel merito della proposta
del progetto anno 2009, poi nella terza parte esamineremo l’evoluzione del 2013
con il progetto “faviniano” di fusione.
a) L’occasione.
Il progetto viene redatto (in fretta e
furia) per partecipare ad un bando regionale (DGR n. 682 del 21/05/2009 ad
oggetto: “Programma Attuativo Regionale
(PAR) FAS 2007-2013)”. Dunque, già questa partecipazione strumentale
chiarisce che ci troviamo di fronte non ad un intervento programmato e studiato
da tempo, ma “estemporaneo” cioè è il bando che crea l’intervento stesso al
fine di acquisire contributi europei e/o regionali. Ma è proprio questa strumentalità a “cozzare” contro l’intenzione del
programma europeo (Delibera CIPE n. 166
del 21/12/2007 di attuazione del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 “Programmazione
del Fondo per le Aree Sottoutilizzate-FAS”). I fondi europei mirano a una
programmazione, a interventi strutturali di miglioramento … agli amministratori
italiani interessa solo la possibilità di amministrare i fondi (come mai???) …
ecco spiegata una delle cause del perché gli investimenti in Italia ci sono, ma
poi vanno “sprecati” in opere inutili o in “cattedrali nel deserto”!!! Questo
spiega perché ci siano così enormi distanze tra i propositi (a volte anche
nobili) del tipo: “interventi tesi a
migliorare la qualità ambientale e territoriale delle aree urbane” e poi la
realizzazione pratica che diventa una ciofeca
(= bevanda di sapore cattivo, in particolare succedaneo del caffè; per
estensione schifezza, cosa di scarsa qualità).
b)
Un progetto in contrasto con il PUC. Infatti, uno dei problemi emersi
immediatamente nella predisposizione del progetto era il contrasto con la previsione
del PUC e la necessità di fare una variante specifica. Cioè il PUC 2001 non
prevedeva quanto poi veniva proposto dal progetto stesso e, quindi, occorreva
una variante urbanistica connessa; l’indizione
di conferenza di servizi per l’acquisizione dei necessari pareri; una VAS; la
disponibilità delle aree (quasi totalmente private, mentre quelle pubbliche avevano
diverse intestazioni: Comune, Provincia, Ferrovie). Insomma un coacervo di
problematiche che di fatto hanno poi fatto fallire la progettazione stessa e in
effetti il progetto finale non è stato poi approvato dalla Regione. Il diniego
della Regione (DGR del 5/2/2010) non ha però messo fine al progetto poiché poi
è stato ripreso all’interno del progetto di fusione, che guarda caso presentava
gli stessi difetti: totale assenza di analisi, di studi e di progettazione.
c)
Il progetto. Il progetto si
presentava articolato, avendo anche aspetti interessanti. Per esempio era
condivisibile il recupero della stazione di Luni; così altrettanto era
condivisibile la volontà di intervenire sulla viabilità in quel punto. Ma
questi aspetti condivisibili erano assai marginali, poiché l’elemento centrale
era rappresentato da: 1) l’urbanizzazione di una area agricola con edificazione
a favore di privati e conseguente realizzazione di adeguata e funzionale viabilità,
parcheggi, percorsi pedonali e ciclabili; 2) la creazione di un nuovo grande edificio
pubblico polivalente.
d)
Una progettazione pubblica a servizio
dell’edificazione privata. Infatti il progetto riconfermava integralmente
la previsione di edificazione del PUC 2001: “Interventi Soggetti A Concessione Edilizia Convenzionata” che prevedeva per i due ambiti n.
63 e 64 la cessione di 15.765 mq. (il 63) e 6.150 mq. (il 64) mq. da destinare
a “verde pubblico”. In cambio potevano essere costruite ben 1.450 mq. di
edifici di due piani (il 63); ulteriori 500 mq. di edifici su due piani (il 64). Ma la novità
introdotta con il progetto era costituita appunto da una viabilità attrezzata
pubblica che di fatto rendeva appetibili le case da costruire su aree private,
dato che le previsioni di PUC 2001 davano a queste una uscita solo su via Corso
(cioè su una strada assai stretta e angusta), mentre con il progetto faviniano
la strada diventava larga, comoda e con uscita diretta sulla via Aurelia.
Sostanzialmente il progetto costituiva
un “regalo” per la valorizzazione delle aree dove i privati avrebbero poi
potuto costruire case di maggior pregio e valore.
e)
Il grande edificio pubblico polifunzionale. Il progetto prevedeva la
realizzazione di un parco urbano di circa 6.000 mq, con percorsi, aree
attrezzate, ripristino della vegetazione con integrazione delle alberature
esistenti, parcheggi, una piazza con sistemazione di gradinate per la
presentazioni di manifestazioni all’aperto, un edificio polifunzionale di circa 800 mq. Costo complessivo intervento: € 2.560.000 (ora potete comprendere perché con la fusione era
importante uscire dai vincoli del patto di stabilità!!!). La realizzazione
dell’opera comportava l’interessamento di terreni e infrastrutture di proprietà
diverse private, senza alcuna intenzione di esproprio (dati gli elevati costi)
ma progettata solo sulla base di semplici “dichiarazioni di intento rilasciate dagli interessati” … stupefacente!!!
Ma l’incredibile si scopre nella illustrazione del progetto quando si evidenzia
che “I costi di gestione sono stati
calcolati in circa 8.000€ all’anno” e quindi per abbattere tale costo si
pensava alla installazione di pannelli solari (sempre per prendere contributi
regionali … “anche accedendo alle risorse
previste dal bando regionale di cui DGR n. 1345
del 09.10.2009”), ma soprattutto la possibilità di darla in affitto: “Si prevede inoltre una entrata derivate
dall’affitto a terzi dall’area per iniziative organizzate da privati”. Come
sempre!!! Si spendono soldi pubblici e poi si danno in affitto le strutture per
poche migliaia di euro all’anno (vedi caso del centro sportivo). INCREDIBILE …
MA VERO!!! Cioè si costruiscono opere pubbliche, finanziate con soldi pubblici,
pagate con le tasse dei castelnovesi … e poi si concede in affitto o in
comodato gratuito al privato di turno!!! COMPLIMENTI !!! … e questo sarebbe un
esempio dell’essere di “sinistra”???
f)
La rotonda e la viabilità. La strada
provinciale Aurelia attraversa interamente ed in modo longitudinale il
territorio dei due comuni, quale elemento di collegamento nella direttrice
Sarzana-Carrara e di accesso alle zone interne, sia verso monte che verso
valle. Le situazioni di criticità della viabilità sono legate alla congestione
veicolare derivante dalla mancanza di percorsi alternativi, dalla presenza del
semaforo di Man di Ferro, dalla ridotta capacità di attraversamento della linea
ferroviaria per i collegamenti verso la piana di Luni, e dalla ristrettezza
delle arterie di penetrazione verso la collina (via Corso, via Indipendenza),
che si immettono sull’Aurelia creando situazioni di oggettivo pericolo. Queste
considerazioni e aspetti possono anche essere condivisibili, ma in sé, cioè se
staccati dal progetto sopra evidenziato, in quanto questo progetto ha natura “speculativa”
perché collegato all’esaltazione degli interessi privati a scapito e a carico di
quelli pubblici.
“È strano, ma vogliono arare la terra, e sono
malati di avidità. Hanno fatto molte leggi, e queste leggi i ricchi possono
infrangerle, ma i poveri no. Nella loro religione i poveri pregano, i ricchi
no. Tolgono denaro ai poveri e ai deboli per sostenere i ricchi e i potenti”.
(Toro Seduto).
... alla prossima Euro Mazzi
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