castelnuovo magra

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sabato 12 aprile 2014

PUC, CEMENTIFICAZIONE DEL TERRITORIO, IMPATTO AMBIENTALE E PARTECIPAZIONE.

Il PUC è entrato in vigore in data 20/9/2001 e avrebbe dovuto essere verificato in ordine alla sua adeguatezza decorsi dieci anni dalla sua approvazione (comma 1 art. 46 Legge Urbanistica Regionale n. 36/1997); anzi il comma 3 stabilisce che “Il Comune provvede alla verifica di adeguatezza con deliberazione consiliare, da adottare entro il semestre precedente la scadenza del termine decennale”. Dunque, il Sindaco Favini e la sua maggioranza è inadempiente fin dal marzo 2011.
Ma la cosa più grave è che il Puc pur non essendo stato verificato nella sua adeguatezza rispetto alla realtà attuale e soprattutto rispetto alle prospettive future, continua a produrre norme pienamente efficaci.

Ma non solo. Con l’adeguatezza andava opportunamente avviata una Valutazione Ambientale Strategica (VAS); cioè una procedura finalizzata a integrare le considerazioni di natura ambientale all’interno dei processi di programmazione e pianificazione del territorio, valutando i potenziali effetti ambientali che tali piani potrebbero generare. La VAS è uno strumento sistematico di controllo dell’intero processo di pianificazione che parte a monte di questo ed è finalizzato a fornire gli strumenti ambientali necessari per la definizione di scelte di piano sostenibili.
La legge e la giurisprudenza comunitaria e nazionale prevalenti, confermano la necessità di assicurare un coinvolgimento attivo delle comunità locali interessati non limitato ai termini di legge formali per la presentazione delle osservazioni.
Per tale coinvolgimento della popolazione la legge impone ai Comuni: la trasparenza (cioè la messa a disposizione dei dati, studi, atti); la non strumentalità (cioè su quali questioni deve essere aperto il confronto partecipativo con la popolazione); la coerenza (cioè la possibilità di verificare, giudicare e motivare la coerenza dei progetti).  
Ecco spiegato perché tutto si è arenato. L’avvio di un obbligatorio confronto partecipativo, trasparente e completo con la popolazione poteva essere pericoloso perché avrebbe evidenziato alcune problematiche presenti in questo Puc: a) l’impatto ambientale dei distretti di trasformazione (circa 153.000 mq. di edificazione); b) la totale assenza di esigenze abitative sul nostro territorio; c) la discrezionalità assai diffusa nelle scelte di singoli lotti edificatori; d) i favoritismi.
Un confronto partecipativo con la popolazione, del resto, non poteva che essere avversato da parte di chi ha fatto di tutto per far “abortire” i Consigli di Frazione e, in generale, tutti gli istituti della partecipazione.
Ma questo rifiuto della PARTECIPAZIONE POPOLARE alla formazione degli atti importanti di pianificazione del territorio è una costante. A riprova si riporta una parte del discorso da me pronunciato in un Consiglio Comunale nel 1999 (nell’iter di approvazione del PUC):  Ci troviamo a dover esaminare la proposta di progetto definitivo di PUC, ma giungiamo a questo appuntamento senza un effettivo ed approfondito dibattito in Consiglio Comunale, tra le forze politiche e tra la popolazione. (…) La maggioranza è apparsa troppo interessata a non sviluppare un effettivo dibattito e a non coinvolgere la popolazione in un simile dibattito, ma al contrario è stata desiderosa soprattutto di  evitare qualsiasi scomodo "controllo" e “pericolosa” verifica di ciò che costituisce la proposta di PUC. Informazione, dibattito, confronto e partecipazione debbono essere momenti irrinunciabili del processo di costruzione della democrazia, attraverso cui i cittadini siano posti in condizione di esercitare il loro potere non esclusivamente con il voto, ma giungendo alla gestione quanto più diretta e meno delegata possibile dell'ente locale. Non possiamo pensare ad uno sviluppo della partecipazione distaccato dai problemi reali della città: comune e quartiere sono i primi interpreti dei bisogni della popolazione. Ai quartieri devono essere affidati nuovi compiti che significano soprattutto decentramento dei servizi ed ampliamento della partecipazione democratica, momento per contribuire anche alla rifondazione morale dei partiti. Senza una forte partecipazione popolare non è possibile giungere ad una decisiva innovazione nel modo di condurre la cosa  pubblica”.
Euro Mazzi

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