castelnuovo magra

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venerdì 18 aprile 2014

TRE PROGETTI E UNA UNICA VISIONE DEL TERRITORIO: LA CITTA LINEARE DA SANTO STEFANO A VIAREGGIO … PUÒ ESSERE ALMENO RADICALMENTE RIVISTA?

Ci sono tre progetti che sono calati sul territorio di confine tra i Comuni di Sarzana e di Castelnuovo  che hanno una identica matrice di politica urbana: massima valorizzazione della rendita, mancanza di programmazione e di una visione dell’interesse pubblico che viene fatto coincidere con quello privato. Questi progetti sono riportati a pagina 13 del programma di Uniti per Castelnuovo che è il raggruppamento di partiti che ha candidato sia Favini a Sindaco che Montebello a capogruppo consigliare, ora aspirante alla carica di Sindaco di Castelnuovo.

Questi tre progetti a confine dei due Comuni di Sarzana e di Castelnuovo sono: a) le due aree di Tavolara; b) le due aree tra Via Aurelia e ferrovia; c) la viabilità di collegamento tra Via Aurelia e Via Tavolara, via Alta e Viale XXV Aprile. I problemi specifici connessi ai due progetti di aree produttive sono stati già esaminati in precedenti post a cui si rimanda; qui vogliamo esaminare la parte relativa alla viabilità, esaminando il PTC che ne ha stabilito appunto le caratteristiche.
Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) è in vigore dal 21/9/2005 e prevede alcune ipotesi per il territorio di confine tra i Comuni di Sarzana e di Castelnuovo Magra. Il PTC individua:
a)      un nuovo casello in località Cà di Sale-Marinella affidandone la verifica ad apposito studio di fattibilità da sviluppare nell'ambito del Progetto territoriale relativo;
b)      le nuove aree produttive di Tavolara (tra i comuni di Sarzana e Castelnuovo Magra);
c)      Le nuove aree produttive di Castelnuovo ed Ortonovo lungo l'asse Aurelia.
Da notare che la motivazione data per la creazione di queste nuove aree era legata per quelle di Sarzana allariorganizzazione funzionale e ricollocazione attività incompatibili in ambito fluviale”; mentre per quelle di Castelnuovo allaricollocazione delle attività di trasformazione lapidee”, in quanto insediati in ambito residenziale. Conseguentemente nelle aree lungo la via Aurelia erano previste “azioni per la riqualificazione e la valorizzazione delle funzioni residenziali, di servizio commerciali ed artigianali compatibili, in connessione con le politiche d’area vasta che mirano al rafforzamento delle funzioni della “strada mercato” nel comparto orientale di Castelnuovo”.
Prima riflessione. Fa meraviglia constatare che una problematica sorta alla fine anni settanta trovi conferma in documento di programmazione territoriale complessiva quando oramai la problematica stessa era di fatto superata dalla fine dell’esperienza industriale sia lapidea che estrattiva. Sorprende poi come sul piano attuativo non ci sia più corrispondenza fra motivazione (es. la ricollocazione di segherie oramai chiuse) e quanto ci si propone effettivamente di realizzare, cioè capannoni ad uso artigianale, commerciale, di servizio, residenziale che sono di fatto non compatibili con la motivazione stessa (per es. la ricollocazione delle segherie).
Seconda riflessione. Di fatto dagli anni ottanta a oggi sono passati oltre trent’anni e non è stato ancora fatto nulla, nonostante che i progetti (PTC, PUC, accordi di programma, ecc.) siano stati da tempo approvati e siano esecutivi. Significa che tali progetti partivano non da esigenze effettive e reali, ma solo dal desiderio della massima valorizzazione della rendita fondiaria, legittima per se stessa, ma non rispondente a quei criteri di utilità pubblica che dovrebbero caratterizzare i documenti di programmazione urbanistica di produzione Comunale, Provinciale e Regionale.
Terza riflessione. La portata reale delle previsioni di viabilità va ben oltre al puro servizio alle aree produttive che dovrebbero sorgere in Tavolara e lungo la via Aurelia, poiché è di tutta evidenza che una viabilità porterà con se ulteriori richieste di nuova urbanizzazione e, quindi, tutta l’area circostante è destinata nel breve e medio periodo ad essere urbanizzata. Anche in questo caso fa meraviglia come il PTC non colga la delicatezza e la complessità dell’impatto ambientale di tali proposte che riguardano aree agricole. Il PTC, infatti, si limita ad indicare che per tutte queste nuove aree era prevista una nuova viabilità: “anche al fine di migliorare le condizioni di accessibilità all’area, va previsto un asse viario con funzioni distributive per le aree produttive e connettive sia verso viale XXV Aprile, sia verso la Statale Aurelia”.
Quarta riflessione. Il PTC usa termini positivi (“riqualificazione”, “valorizzazione”, “migliorare”, “rafforzamento”, “riorganizzazione”, ecc.) ma la reale applicazione denota invece solo ed esclusivamente un notevole impatto ambientale che non è neanche valutato non solo nel PTC, ma anche nel PUC di Castelnuovo e neanche nei progetti attuativi.
Quinta riflessione. In questi casi non è più solo in gioco un impatto ambientale di questo limitato ambito, semmai assistiamo ad uno stravolgimento (senza alcuna analisi, né progetto, né programmazione) del rapporto tra città e campagna. Questo rapporto non è più solo di dominanza della città sulla campagna, poiché qui stiamo assistendo all’espansione di una città lineare che parte da Santo Stefano e arriva fino a Viareggio dove i vuoti agricoli vengono progressivamente inglobati e urbanizzati. Ma l’assurdo è che non ci sono fenomeni di crescita demografica o economica che giustificano tale espansione, poiché unico motivo è il far “girare la moneta” e soddisfare la rendita fondiaria. Poco importa che accanto alle nuove aree produttive crescano i casi di chiusura di fabbriche e aziende che lasciano vuoti i capannoni prima riempiti; oppure che le case siano vuote di residenti; oppure che le case appena costruite non si riescano a vendere.
Sesta riflessione. Ci troviamo di fronte a proposte urbanistiche che si limitano alla mera ideologia del fare, cioè di accettazione delle esigenze personali dei proprietari, senza una visione di insieme del territorio, dei bisogni da soddisfare nella prospettiva di futuro, dei valori da difendere e da promuovere. Questi sono interventi aggressivi che nascono da scelte esogene, portate avanti da gruppi di potere che vogliono sfruttare la rendita ma che hanno disinteresse totale, e anzi fastidio, ogni volta che si parla di bisogni collettivi, di senso sociale degli interventi, di cultura, cioè del senso delle relazioni comuni da istituire sul territorio.
Le prossime elezioni del 25/5/2014 sono l’occasione per affermare una necessità: lo stop al consumo del territorio in assenza di reali e verificate esigenze di interesse pubblico. In tal senso, bisogna avere la consapevolezza che l’attuale candidato a sindaco del PD Montebello è “politicamente” integrato nell’apparato di partito e non ha la forza e (probabilmente) la volontà politica di opporsi agli interessi di Sarzana.
Al contrario, bisogna affermare e sviluppare il sentimento del “bene comune TERRITORIO quale criterio ispiratore di una azione di governo, perché la ricchezza del nostro territorio ha permesso lo svilupparsi di una città costruita nel tempo, dove si incontrano i valori che scaturiscono dal pensiero e dal linguaggio, dalla ricerca di uguaglianza, dai diritti comuni all’uso delle risorse, dalle relazioni di solidarietà, di convivenza sapientemente costruita, di mirabile integrazione della sfera pubblica con quella privata.
MAZZI EURO 

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