Capannori
è da tempo considerato uno dei Comuni più innovativi e virtuosi nella gestione
dei rifiuti; in fatto di raccolta differenziata è tra quelli con la
migliore performance a livello
nazionale tra i Comuni sopra i 15 mila abitanti, raggiungendo la percentuale
del 84,61% (nel 2013 era 81,61%, nel
2006 era al 53,66%), registrando sia un
calo della produzione totale dei rifiuti indifferenziati (5.140,42 ton. nel
2014 rispetto a 15.228,74 del 2006), sia un aumento quantitativo di raccolta differenziata (15.710 ton. nel
2014 rispetto ai 14.849,99 nel 2006), che di riduzione di produzione complessiva di rifiuti (20.850,43 ton. nel
2014 rispetto ai 30.078,73 ton. del 2006).
Le
principali categorie di rifiuti che nei primi nove mesi del 2015 hanno
visto un maggiore incremento di raccolta differenziata sono: vernici + 234,
14%, imballaggi in vetro + 210,38%, toner e cartucce esaurite + 177,96%,
imballaggi contaminati 72,52%, batterie di provenienza urbana 65,65%,
sfalci e potature + 42,19%.
La raccolta
porta a porta a Capannori oltre a conferire minori quantità di rifiuti in
discarica, rappresenta anche fonte di guadagno a beneficio
dell'azienda ASCIT (società partecipata che gestisce il servizio): nel 2014 il
ricavo complessivo dovuto alla vendita dei materiali differenziati (plastica,
vetro, multimateriale leggero ed altre tipologie di rifiuti) ammonta a circa
510 mila euro.
I
maggiori proventi della vendita di
materiali differenziati giungono: dal multimateriale leggero che lo scorso
anno ha fatto incassare ad ASCIT 215.313 euro, dalla carta che ha fruttato
193.534 euro e dal vetro, grazie al quale nelle casse dell'azienda sono entrati
56.628 euro. Nella classifica dei materiali di scarto che producono ricavi
seguono i metalli dalla cui vendita sono entrati quasi 16.901 euro, i rifiuti
elettronici (RAEE) con un'entrata di oltre 11.137 euro, l'olio esausto (9.145
euro), le batterie (4.187 euro) il legno (3.900 euro).
La
società ASCIT Spa esercita per conto del Comune di Capannori l’attività di
raccolta e smaltimento dei RSU e svolge i servizi pubblici connessi all’igiene
del territorio mediante affidamento diretto, in quanto società in house.
Inoltre, ASCIT costruisce e gestisce gli impianti previsti nell’ambito
territoriale di competenza (ATO TOSCANA COSTA).
Dal 2010 il
servizio di raccolta RSU è esclusivamente domiciliare (PAP) e
riguarda i comuni di Capannori, Porcari, Villa Basilica, Altopascio, Montecarlo
e Pescaglia; il risultato finale di questa raccolta è rappresentato dalla
percentuale complessiva territoriale passata dal 68,21% del 2013 al 68,85% del
2014, con punte del 74% per il solo Comune di Capannori, mentre la percentuale
più bassa è del 60% per quello di Altopascio. Questa raccolta confluisce in vari impianti: di pre-selezione del
multimateriale (con una capacità di 12.000 ton. di rifiuti annui); di selezione
del multimateriale; impianto aerobico e compostaggio Forsu con una capacità di
30.000 ton. di rifiuti annui); oppure viene conferita a varie società mediante
specifici accordi per lo smaltimento di singole frazioni di materiale (carta,
vetro, organico, multi materiale leggero, ecc.). Questo conferimento permette anche di ottenere, non solo una maggiore
facilità di smaltimento delle quantità di rifiuti raccolti, ma anche di
conseguire maggiori ricavi o minori costi di smaltimento.
La
continua crescita della raccolta differenziata nei comuni serviti da ASCIT ha ridotto progressivamente la quantità del
rifiuto indifferenziato, ma non è stata eliminata; questa quantità di
rifiuti è stata inviata ad impianti di pretrattamento per l’abbattimento della
percentuale di materia biodegradabile prima del deposito del rifiuto in
discarica, che ne ha determinato un notevole
aumento dei costi di smaltimento (da 30 a 40 €/ton. e quindi con una
tariffa di 145 €/ton.).
Dal 2013 il
Comune di Capannori attua la tariffazione puntuale utilizzando la raccolta dei rifiuti indifferenziati delle utenze domestiche
mediante sacchetti a perdere tipo “radiobag”,
mentre per quella non domestica mediante cassonetti dotati di trasponder: entrambe le tipologie di
contenitori presentano un microchip
con il codice identificativo univoco di ciascun utente, il quale viene
identificato e memorizzato automaticamente dagli automezzi impiegati nella
raccolta. La tariffa è determinata dalla
quantità dei ritiri e non solo dalla quantità di rifiuto
indifferenziato ritirato e, pertanto,
più si riducono i conferimenti di rifiuti non riciclabile e più si riduce la
tariffa puntuale da pagare. Nel mese di ottobre
vengono fatti i conguagli rispetto al preventivato. ASCIT ha inviato il conguaglio 2014 alle oltre 21 mila utenze
domestiche e non domestiche del territorio: 7 utenti su 10 sono beneficiari
di una nota di credito (per un totale di un milione e 700 mila euro per 14.709
utenze, di cui 13.184 domestiche e 1.525 non domestiche), mentre gli altri 3
dovranno pagare di più (di cui 1593 utenti riceveranno una nota di debito inferiore
ai 20 euro).
Ma
come dice il proverbio … non è tutto oro quello che luccica!!!
Il sistema della
raccolta porta a porta e l’applicazione conseguente della tariffa puntuale ha
sicuramente contenuto il costante e progressivo aumento dei costi (come invece è
avvenuto in molti altri Comuni, in quanto insito con la vecchia gestione della
raccolta e smaltimento dei rifiuti), ma non ha rappresentato una significativa inversione di tendenza e, quindi, non
ha portato ad una riduzione delle tariffe specie con il passaggio al calcolo
della tariffa puntuale.
Se
si confrontano le tariffe del Comune di Capannori e quelle degli altri comuni
che hanno RD limitate o solo parziali, si può notare una differenza nelle
tariffe applicate ai rispettivi residenti, ma le tariffe di Capannori sono comunque aumentate.
Capire
le ragioni di questo fenomeno significa anche capire i limiti strutturali della
raccolta differenziata che avviene in Italia.
Una causa dell'aumento delle tariffe risiede nel passaggio dalla TARSU
alla TIA (tariffa) che ha comportato un aumento della copertura dei costi e,
quindi, della tariffa, parzialmente compensata da una riduzione dei rifiuti
indifferenziati. Inoltre, la stessa tariffa puntuale si è scontrata con lo smaltimento improprio che ha fatto
lievitare i costi; i rifiuti prodotti del sistema produttivo, poi, avrebbero
dovuto essere smaltiti in proprio separatamente affidandosi ai privati o
all’ASCIT stessa pagando in base alla
quantità dei rifiuti prodotti, mentre così non è avvenuto.
Un
altro motivo risiede nei costi di
conferimento dei rifiuti tal quale
che sono aumentati ogni anno e che si sono risucchiati parte dei benefici
conseguiti dalla collocazione dei materiali recuperati.
Un
altro motivo risiede nella politica
generale (regionale e governativa) che
privilegia gli investimenti in una impiantistica a supporto del vecchio sistema
(si continua cioè a investire in impianti di produzione CDR o di CSS per
alimentare gli inceneritori) e non investe e, quindi, non realizza quella nuova
impiantistica necessaria per valorizzare le materie prime seconde differenziate
che devono essere riportate a nuova vita (per esempio impianto di compostaggio moderno
a servizio di una nuova politica di differenziazione e valorizzazione dei
rifiuti).
In
pratica, la politica del riciclaggio è
poco remunerativa per la mancanza di un mercato del riuso dei materiali
riciclati; soprattutto manca una gestione “industriale” della raccolta per renderla
economicamente più sostenibile.
Il
problema più importante riguarda, però, la gestione
delle partecipate di origine comunale, in generale caratterizzate da modelli gestionali scarsamente
imprenditoriali, dove l’eccessiva incidenza del personale (sia in termini
numerici che di adeguata professionalità) e del suo conseguente costo determina
spesso condizioni di scarsa efficienza ed economicità. Collegato a questa
tematica esiste poi anche il costo derivante dal conferimento di incarichi
esterni o il ricorso a top manager
che alla prova dei fatti si sono rivelati dei “flop”. L’assenza di strategie di valorizzazione delle
professionalità interne all’azienda, ma soprattutto di strategie industriali
chiare e innovative completano il quadro e predispongono a risultati economici
e finanziari assai negativi.
A Capannori neanche
l’adozione di un capillare sistema di raccolta differenziata collaudato da
tempo ha fatto sparire i problemi di sostenibilità economica, tanto che la
società ASCIT non naviga in acque tranquille. Nelle varie relazioni ai bilanci si
riporta che ASCIT ha «tensioni finanziarie»; la crescita dell’indebitamento
ha già portato ad una operazione di
ristrutturazione del debito aziendale, nel contesto di una più generale
revisione dei costi interni ed esterni nel senso del loro contenimento, ma potrebbe essere necessaria fare una ulteriore ristrutturazione.
Inoltre, sulla stampa si parla di una transazione giudiziaria (da 1,3 €/mil. e
con un'eredità costituita da un contenzioso abnorme, con oltre 200 ricorsi per
un valore di diversi €/mil.) che ha scongiurato «un enorme pericolo di
default».
Sempre
sulla stampa si legge che a pesare non sono soltanto i maggiori costi derivanti dal porta a porta (poiché negli ultimi quattro
anni ASCIT ha assunto una quarantina di persone, ma i dipendenti non bastano ad
assicurare il servizio e uno dei sette turni giornalieri viene effettuato tutto
in straordinario con un ulteriore aggravio di costi), ma derivano anche da alcune
scelte accumulate negli anni (da alcuni ritenute sciagurate, come ad esempio un contratto per l’affidamento della revisione del
catasto della Tia a una società esterna, con un aggio prima del 30% e poi del
52% sull'accertato).
La situazione
finanziaria della società ASCIT, seppur in costante miglioramento, si presenta
alla fine del 2014 ancora “pesante” con una posizione finanziaria netta di
7,2 €/mil. (-0,9 €/mil. rispetto al 2013), con un indebitamento di 12,6 €/mil
(in miglioramento rispetto ai 20,3 €/mil. del 2012), anche se questo livello è
ora inferiore ai ricavi ammontanti a 15,6 €/mil.
Questo
miglioramento è dovuto agli aumenti
degli incassi tariffari (dal 2010 in poi), dall’aumento dei ricavi dalla cessione dei materiali differenziati,
dal recupero delle insolvenze, dal controllo dei pagamenti e delle
riscossioni, dalla riduzione
dell’indebitamento bancario, dal contenimento
dei costi, dall’introduzione di sistemi di controllo di gestione.
A
fronte di ricavi in aumento (+0,4 €/mil. rispetto al 2013) e dei costi (8,2
€/mil. con +0,4 €/mil. rispetto al 2013), il
valore aggiunto è leggermente diminuito (7,4 €/mil. con -0,09 €/mil.
rispetto al 2013), mentre il costo del
personale è rimasto stabile (5,6 €/mil.) che ha determinato un minor
margine operativo lordo (MOL a 1,7 €/mil.). La riduzione degli ammortamenti,
degli oneri finanziari, delle imposte ha permesso di conseguire un risultato finale leggermente migliore
(0,2 €/mil.). Sul piano patrimoniale ad una riduzione delle attività di
esercizio (16,2 €/mil. con un -0,2 €/mil. rispetto al 2013), corrisponde un
aumento delle passività di esercizio (8,0 €/mil. con un +0,5 €/mil. rispetto al
2013) che ha determinato una diminuzione del capitale netto (8,1 €/mil. con
-0.8 €/mil. rispetto al 2013).
In
questo contesto, si inseriscono le scelte politiche della Regione e del Governo
che hanno impostato un indirizzo
diverso da quello fino ad oggi perseguito dal Comune di Capannori. Infatti, a metà
dicembre 2015 il Consiglio Comunale di Capannori ha deliberato che dal gennaio
2016 ASCIT Spa confluirà in RETIAMBIENTE Spa, la società individuata come
gestore unico del servizio integrato dei rifiuti urbani di Ato Costa (province
di Lucca, Pisa, Massa e Livorno), istituito da una legge regionale del 2011. L’intera
partecipazione del Comune di Capannori in ASCIT è stata stimata in € 791.773,69 euro (per il 49,33% del capitale
sociale). RETIAMBIENTE spa, poi, varerà un aumento di capitale che verrà sottoscritto
da un socio industriale privato, il quale non potrà avere più del 45% delle
azioni, socio che verrà individuato attraverso una gara.
Si ha l’impressione
che con questa decisione si sia posto fine all’esperienza originale di
Capannori.
Gli stessi amministratori del PD, pur votando la delibera, hanno questo timore
e hanno votato un ordine del giorno in cui hanno espresso la speranza che questo conferimento non disperda la grande esperienza accumulata
in questi anni nel settore di gestione dei rifiuti, soprattutto vorrebbero
evitare il rischio di perdere i benefici raggiunti in questi anni. Si auspica che il nuovo gestore possa garantire
un servizio di qualità per gli utenti e la sicurezza del posto per i lavoratori
(per 5 anni ai dipendenti di ASCIT, esclusi i livelli più alti, è assicurata la
permanenza nel luogo di lavoro e grazie all’estensione del porta a porta è
previsto un ulteriore aumento del livello occupazionale). Permangono però molti dubbi: sul superamento degli inevitabili
disagi per la perdita della sede operativa sul territorio; sul mantenimento
della strategia “Rifiuti Zero”; sulla tutela ambientale; sull’affermazione
dell’economia circolare come modello di sviluppo sostenibile e funzionale alle
comunità; sul contenimento delle tariffe e sul corretto rapporto “qualità dei
servizi/ costi”.
Insomma,
in attesa di verificare la gestione del nuovo operatore … restano oramai i
ricordi per “una buona pratica” e le tante medaglie raccolte … ma si ha la sensazione che sia finito il “modello Capannori”. È la fine
di un mito? Lo scopriremo solo vivendo …
Euro
Mazzi
non o ben capito se questa società per azioni sia pubblica o privata (visto la sua dicitura in house)a me sembra sia privata che gestisce capitale pubblico,perchè una società in house non può fare quello che fa ascit:esempio, socio in società miste,operazioni finamziarie ecc.ecc lo statuto non comportava controllo analogo,poi modificato ma no registrato,azioni vendita a terzi house di nome no di realta dei fatti,Ma la nuova società RETIAMBIENTE spa accetta l'ingresso di una società senza versamento di capitale???? e il passivo di questa società chi lo salda!!!una società in passivo fa una operazione finanziaria comprando un immobile per uso propio, proipita per la società in house. I misteri politici non si capiranno mai
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