
Il Comune di Empoli vedeva certificata la propria raccolta differenziata nel 2014 al 93,99% (era il 44,13 nel 2010), percentuale che rappresenta una delle più elevate d’Italia. Empoli arrivava a questi risultati dopo altre esperienze positive conseguite nel circondario Empolese Valdelsa (11 comuni, con una popolazione di 177.257 abitanti, con una produzione media di rifiuti urbani di 389 kg/ab. nel 2014, mentre la percentuale media di raccolta differenziata certificata raggiunge il 92,91%, con punte che arrivano a Gambassi Terme, con 5089 abitanti, ad un RD al 98,08%).

Gli
empolesi gestiscono i contenitori domiciliari distinti per colore: il marrone
per l’organico ritirato due volte a settimana, quello celeste per il
multimateriale ritirato una volta a settimana come la carta nel contenitore bianco
e l’indifferenziato (quello che finisce davvero in discarica) di colore grigio.
Ogni contenitore ha un rilevatore magnetico che l’addetto di Publiambiente
legge con l’apposito strumento; una modalità che ha permesso l’introduzione della tariffazione puntuale,
composta da una quota fissa più una variabile, su quest’ultima (composta dal
costo dello svuotamento del contenitore grigio dell’indifferenziata) si pagherà
in base alla personale produzione di rifiuti (per cercare di equiparare la produzione di pattumiera al
consumo di acqua, gas ed energia elettrica: più si consuma più si paga).

Sicuramente il
sistema di raccolta porta a porta attuato nell’empolese permette una migliore tracciabilità
dei rifiuti prodotti da ciascuna utenza, favorendo in questo modo una maggiore
responsabilità nella gestione da parte del cittadino, soprattutto consente la
netta separazione tra i flussi dei rifiuti urbani e i rifiuti
speciali prodotti nelle aree industriali. Sono queste peculiarità del
sistema che fanno raggiungere gli importanti risultati nelle raccolte
differenziate e nella ridotta produzione di rifiuti, risultati che non sembrano
raggiungibili con il vecchio sistema a cassonetto stradale.
Un
altro motivo di successo risiede nella società che gestisce questo servizio. Publiambiente Spa è il secondo
operatore del settore ambientale in Toscana, in termini di fatturato, bacino di
utenza e volume di rifiuti trattati, ma è il primo per la quantità e qualità
della raccolta differenziata. L'azienda può contare su circa 265 addetti e 180 mezzi operativi, ha
un bacino d'utenza di circa 400.000 abitanti e produce un fatturato di oltre 37
€/mil., raccogliendo più di 230.000 ton. di rifiuti. Publiambiente effettua il
servizio in 28 Comuni delle Province di Firenze, Pistoia e Siena, occupandosi
prevalentemente dei servizi di igiene urbana, della raccolta dei rifiuti solidi
urbani, delle raccolte differenziate, nonché del trattamento delle materie
recuperabili e dello smaltimento finale dei rifiuti. Il sistema di raccolte differenziate predisposto è
capillare e completo (carta, vetro, plastiche, metalli, tetrapak, legno,
verde, frazione organica, indumenti usati, rifiuti pericolosi, rifiuti
elettronici), consentendo così di poter raggiungere queste elevate percentuali.
Il rifiuto raccolto viene, poi, trattato grazie ad una completa dotazione impiantistica, che va da strutture di
pre-trattamento e selezione, ad impianti di compostaggio dalla tecnologia
d'avanguardia, fino alle discariche di nuova generazione, progettate e gestite
in modo da monitorare e contenere l'impatto ambientale, garantendo così ai
Comuni serviti l'autosufficienza nel campo del trattamento e smaltimento dei
rifiuti.
I rifiuti solidi urbani e la frazione organica da raccolta
differenziata vengono trattati nell'impianto di Montespertoli (16.000 mq. di
cui 10.000 coperti; 500 tonnellate di rifiuti trattati ogni giorno; un processo
produttivo che avviene interamente al chiuso; un sistema di controllo
interamente computerizzato). Dalla lavorazione dei rifiuti indifferenziati si
ottiene la FOS, un terriccio utilizzato principalmente come materiale inerte
per la copertura di discariche o cave. Dalla lavorazione dei residui organici,
provenienti dalla raccolta differenziata, si ottiene il compost di alta qualità, vale a dire un terriccio, che può essere
utilizzato ad esempio dalle aziende florovivaistiche per arricchire la terra di
sostanze nutritive. La produzione del compost
avviene in 24 grandi biotunnel,
lunghi 30 metri, capaci di contenere 750 metri cubi di prodotto ciascuno, per
un totale di 18.000 metri cubi. In questo modo, soltanto gli scarti non
recuperabili del processo produttivo vengono depositati nella discarica
adiacente, dotata dei più moderni sistemi di monitoraggio ambientale. Si ha così
una riduzione drastica dei rifiuti da depositare nella discarica e se ne
prolunga la "vita". I residui secchi (vetro, plastica, metalli,
tetrapak) raccolti nelle campane multimateriale, sono separati negli impianti
di Empoli e Pontedera della Revet Spa, società partecipata da Publiambiente. I
residui cellulosici sono trasportati ad una cartiera situata nei pressi di
Empoli.

Publiambiente
ha costituito, insieme a partner
privati leader di settore, la società Valcofert Srl (controllata al 51%), che è
interamente dedicata alla commercializzazione
di ammendanti (compost) ed ha
acquisito una partecipazione del 15% in Revet Spa, che è leader in Toscana
nella raccolta e trattamento delle
frazioni secche e che sta ultimando un sistema impiantistico d'avanguardia per
la valorizzazione commerciale delle plastiche recuperate.
Dunque,
ci troviamo di fronte ad una esperienza complessa e articolata, con molte luci
… ma anche qualche preoccupazione.
La
prima preoccupazione riguarda proprio la società che gestisce questo servizio
che manifesta segni di involuzione, pur
mantenendo ancora un andamento positivo, come dimostrano questi sintetici dati di bilancio.
Il
bilancio 2014 di Publiambiente si è chiuso
con un utile di € 250.577 (in calo riguardo a 474.353 del 2013), utile
derivante dalle seguenti più significative voci: un valore della produzione di
66,8 €/mil. (in calo rispetto ai 69,8 €/mil. del 2013 e ai 69,4 €/mil. del
2012, con costi operativi pari a 32,3 €/mil. (erano 34,4 nel 2012), un costo del personale in aumento a 18,2
€/mil. (rispetto ai 17,9 del 2012), con ammortamenti pari a 13,3 €/mil. (erano
16,9 nel 2012) e con oneri finanziari in calo a 2,5 €/mil. riguardo ai 3,4 del
2012.
Il
patrimonio netto risulta in leggero
aumento a 12,6 €/mil. rispetto a 11,0 €/mil. del 2012, incremento dovuto
alla maggiore riduzione sia delle passività consolidate (da 33,3 €/mil. del
2012 a 24,9 €/mil. del 2014) che di quelle correnti (da 75.6 €/mil. del 2012 a
57.0 €/mil. del 2014), riguardo alla analoga riduzione sia delle immobilizzazioni
(da 53.5 €/mil. del 2012 a 44.8 €/mil. del 2014), che dell’attivo circolante
(da 66.4 €/mil. del 2012 a 49,8 €/mil. del 2014).
Il
dato più significativo dell’involuzione si ritrova nel netto calo degli investimenti: nel 2014 sono stati pari
complessivamente ad 2,3 €/mil. (e sono riferiti per 1,1 €/mil. al settore
raccolta, per 0,7 €/mil. al settore smaltimento, per 0,4 €/mil. ai servizi),
rispetto ad investimenti più consistenti negli anni pregressi (10,5 €/mil. nel
2013; 18,2 €/mil. nel 2012; 9,4 €/mil. nel 2011; 8,0 €/mil. nel 2010; 11,2
€/mil. nel 2009; 7,2 €/mil. nel 2008).
Un
altro elemento significativo è rappresentato dall’ammontare dei debiti pari a 75,9 €/mil. che seppur in calo di
5,4 €/mil. rispetto al 2012, sono ad un livello superiore al valore della
produzione attestata a 69,2 €/mil..


Al
solo fine di fare un “superficiale” paragone, riportiamo i dati al 2014 del
Comune di Castelnuovo Magra (8.441
abitanti con 3.590 famiglie): il gettito TARI ammonta a € 1.487.468,93, con una
pressione tributaria pari
rispettivamente a € 176,22 e € 414,34, cioè inferiore a quella empolese,
pur avendo una raccolta differenziata certificata
pari al 26,16 (nettamente inferiore al 93,99% di Empoli), una produzione di
rifiuti urbani smaltiti in discarica pari a 3.460, 30 ton. (leggermente
inferiore a quelle empolese pari a 3.565,81 ton.), con una produzione di rifiuti indifferenziati per abitante di 409,94 kg./anno (nettamente superiore ai
64,28 kg./anno di Empoli). Questo superficiale” confronto permette di
evidenziare che non basta l’incremento percentuale
anche accentuato della raccolta differenziata a produrre una riduzione della
incidenza della TARI sui cittadini o sulle famiglie, poiché i costi complessivi
della gestione dei rifiuti hanno raggiunto un livello tale da divenire sempre
più autonomi rispetto all’andamento dei livelli di raccolta differenziata.


In
conclusione, se non si devono discutere i
meriti della raccolta differenziata nell’assicurare una maggiore tutela
ambientale, nonché i vantaggi nel favorire il successivo riutilizzo dei materiali
raccolti, si devono però evidenziare le ricadute economiche e finanziarie conseguenti
dall’adozione di un servizio più articolato e complesso di gestione dei rifiuti.
Non esistendo studi in merito, non è ancora facile elaborare analisi e
trarre conclusioni; ciò che emerge da queste brevi note (vedere anche il post
sull’esperienza di Capannori: http://castelnuovopertutti.blogspot.it/2015/12/capannori-la-fine-di-un-mito.html#more ) sono i
limiti evidenti del sistema italiano di raccolta, differenziazione e smaltimento
dei rifiuti, imperniato sul complicato e costoso sistema delle società
partecipate dai Comuni, sistema che non produce economie per la popolazione.
Euro
Mazzi
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