castelnuovo magra

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lunedì 4 gennaio 2016

LA GESTIONE DEI RIFIUTI A EMPOLI: UNA ESPERIENZA DI SUCCESSO E I LIMITI SU CUI RIFLETTERE

Empoli iniziava la raccolta dei rifiuti col sistema porta a porta nel maggio 2011 e già a fine 2012 raggiungeva il traguardo di portare la produzione pro capite di rifiuti che finiscono in discarica a meno di 75 kg all’anno. Empoli supera i 48 mila abitanti e nel 2006 produceva 30.067 ton. di rifiuti, di cui solo 11.415,02 ton. era raccolta in modo differenziato (RD effettiva del 37,96%). La svolta organizzativa del 2011 permetteva alla raccolta differenziata di passare da 15.229,48 ton. (RD effettiva del 55,79%) a 18.140,11 ton. nel 2012 (RD effettiva del 85,34%) e poi a 18.629,48 ton. nel 2014 (RD effettiva del 83,93%). Contestualmente calava la produzione globale di rifiuti (nel 2014 scendeva a 22.195,28 ton. pari a 462,32 kg/anno per abitante) e così il rifiuto indifferenziato nel 2014 ammontava solo a 3.565,81 ton. (il 16,07% del totale prodotto, corrispondente ad una produzione di rifiuti indifferenziati di 64,28 kg./anno per abitante).

Il Comune di Empoli vedeva certificata la propria raccolta differenziata nel 2014 al 93,99% (era il 44,13 nel 2010), percentuale che rappresenta una delle più elevate d’Italia. Empoli arrivava a questi risultati dopo altre esperienze positive conseguite nel circondario Empolese Valdelsa (11 comuni, con una popolazione di 177.257 abitanti, con una produzione media di rifiuti urbani di 389 kg/ab. nel 2014, mentre la percentuale media di raccolta differenziata certificata raggiunge il 92,91%, con punte che arrivano a Gambassi Terme, con 5089 abitanti, ad un RD al 98,08%).
Questo “successo” è stato preparato con una capillare campagna d’informazione rivolta ai cittadini (22500 utenze) e alle aziende (3300 attività tra negozi e imprese); favorita e realizzata dalla società Publiambiente Spa, la quale risulta essere tra le più positive nel panorama assai negativo delle partecipate pubbliche italiane.
Gli empolesi gestiscono i contenitori domiciliari distinti per colore: il marrone per l’organico ritirato due volte a settimana, quello celeste per il multimateriale ritirato una volta a settimana come la carta nel contenitore bianco e l’indifferenziato (quello che finisce davvero in discarica) di colore grigio. Ogni contenitore ha un rilevatore magnetico che l’addetto di Publiambiente legge con l’apposito strumento; una modalità che ha permesso l’introduzione della tariffazione puntuale, composta da una quota fissa più una variabile, su quest’ultima (composta dal costo dello svuotamento del contenitore grigio dell’indifferenziata) si pagherà in base alla personale produzione di rifiuti (per cercare di  equiparare la produzione di pattumiera al consumo di acqua, gas ed energia elettrica: più si consuma più si paga).
Insomma, il modello messo in atto da Publiambiente sembra funzionare sia in comuni piccoli che in comuni medio grandi, mentre i dati sulla Toscana, nel suo complesso, segnalano una situazione più arretrata: la produzione di rifiuti pro capite è di 596 kg/ab. per anno, la raccolta differenziata, nel 2013, si è attestata al 42%, ben lungi dal 65%, obiettivo previsto dalla normativa per il 2012, mentre, nel 2014, si avvicina al 50%. Da cosa dipendono queste differenze?
Sicuramente il sistema di raccolta porta a porta attuato nell’empolese permette una migliore tracciabilità dei rifiuti prodotti da ciascuna utenza, favorendo in questo modo una maggiore responsabilità nella gestione da parte del cittadino, soprattutto consente la netta separazione tra i flussi dei rifiuti urbani e i rifiuti speciali prodotti nelle aree industriali. Sono queste peculiarità del sistema che fanno raggiungere gli importanti risultati nelle raccolte differenziate e nella ridotta produzione di rifiuti, risultati che non sembrano raggiungibili con il vecchio sistema a cassonetto stradale.
 
Un altro motivo di successo risiede nella società che gestisce questo servizio. Publiambiente Spa è il secondo operatore del settore ambientale in Toscana, in termini di fatturato, bacino di utenza e volume di rifiuti trattati, ma è il primo per la quantità e qualità della raccolta differenziata. L'azienda può contare su circa 265 addetti e 180 mezzi operativi, ha un bacino d'utenza di circa 400.000 abitanti e produce un fatturato di oltre 37 €/mil., raccogliendo più di 230.000 ton. di rifiuti. Publiambiente effettua il servizio in 28 Comuni delle Province di Firenze, Pistoia e Siena, occupandosi prevalentemente dei servizi di igiene urbana, della raccolta dei rifiuti solidi urbani, delle raccolte differenziate, nonché del trattamento delle materie recuperabili e dello smaltimento finale dei rifiuti. Il sistema di raccolte differenziate predisposto è capillare e completo (carta, vetro, plastiche, metalli, tetrapak, legno, verde, frazione organica, indumenti usati, rifiuti pericolosi, rifiuti elettronici), consentendo così di poter raggiungere queste elevate percentuali. Il rifiuto raccolto viene, poi, trattato grazie ad una completa dotazione impiantistica, che va da strutture di pre-trattamento e selezione, ad impianti di compostaggio dalla tecnologia d'avanguardia, fino alle discariche di nuova generazione, progettate e gestite in modo da monitorare e contenere l'impatto ambientale, garantendo così ai Comuni serviti l'autosufficienza nel campo del trattamento e smaltimento dei rifiuti.
I rifiuti solidi urbani e la frazione organica da raccolta differenziata vengono trattati nell'impianto di Montespertoli (16.000 mq. di cui 10.000 coperti; 500 tonnellate di rifiuti trattati ogni giorno; un processo produttivo che avviene interamente al chiuso; un sistema di controllo interamente computerizzato). Dalla lavorazione dei rifiuti indifferenziati si ottiene la FOS, un terriccio utilizzato principalmente come materiale inerte per la copertura di discariche o cave. Dalla lavorazione dei residui organici, provenienti dalla raccolta differenziata, si ottiene il compost di alta qualità, vale a dire un terriccio, che può essere utilizzato ad esempio dalle aziende florovivaistiche per arricchire la terra di sostanze nutritive. La produzione del compost avviene in 24 grandi biotunnel, lunghi 30 metri, capaci di contenere 750 metri cubi di prodotto ciascuno, per un totale di 18.000 metri cubi. In questo modo, soltanto gli scarti non recuperabili del processo produttivo vengono depositati nella discarica adiacente, dotata dei più moderni sistemi di monitoraggio ambientale. Si ha così una riduzione drastica dei rifiuti da depositare nella discarica e se ne prolunga la "vita". I residui secchi (vetro, plastica, metalli, tetrapak) raccolti nelle campane multimateriale, sono separati negli impianti di Empoli e Pontedera della Revet Spa, società partecipata da Publiambiente. I residui cellulosici sono trasportati ad una cartiera situata nei pressi di Empoli.
Publiambiente ha costituito, insieme a partner privati leader di settore, la società Valcofert Srl (controllata al 51%), che è interamente dedicata alla commercializzazione di ammendanti (compost) ed ha acquisito una partecipazione del 15% in Revet Spa, che è leader in Toscana nella raccolta e trattamento delle frazioni secche e che sta ultimando un sistema impiantistico d'avanguardia per la valorizzazione commerciale delle plastiche recuperate.

Dunque, ci troviamo di fronte ad una esperienza complessa e articolata, con molte luci … ma anche qualche preoccupazione.
La prima preoccupazione riguarda proprio la società che gestisce questo servizio che manifesta segni di involuzione, pur mantenendo ancora un andamento positivo, come dimostrano questi  sintetici dati di bilancio.
Il bilancio 2014 di Publiambiente si è chiuso con un utile di € 250.577 (in calo riguardo a 474.353 del 2013), utile derivante dalle seguenti più significative voci: un valore della produzione di 66,8 €/mil. (in calo rispetto ai 69,8 €/mil. del 2013 e ai 69,4 €/mil. del 2012, con costi operativi pari a 32,3 €/mil. (erano 34,4 nel 2012), un costo del personale in aumento a 18,2 €/mil. (rispetto ai 17,9 del 2012), con ammortamenti pari a 13,3 €/mil. (erano 16,9 nel 2012) e con oneri finanziari in calo a 2,5 €/mil. riguardo ai 3,4 del 2012.
Il patrimonio netto risulta in leggero aumento a 12,6 €/mil. rispetto a 11,0 €/mil. del 2012, incremento dovuto alla maggiore riduzione sia delle passività consolidate (da 33,3 €/mil. del 2012 a 24,9 €/mil. del 2014) che di quelle correnti (da 75.6 €/mil. del 2012 a 57.0 €/mil. del 2014), riguardo alla analoga riduzione sia delle immobilizzazioni (da 53.5 €/mil. del 2012 a 44.8 €/mil. del 2014), che dell’attivo circolante (da 66.4 €/mil. del 2012 a 49,8 €/mil. del 2014).
Il dato più significativo dell’involuzione si ritrova nel netto calo degli investimenti: nel 2014 sono stati pari complessivamente ad 2,3 €/mil. (e sono riferiti per 1,1 €/mil. al settore raccolta, per 0,7 €/mil. al settore smaltimento, per 0,4 €/mil. ai servizi), rispetto ad investimenti più consistenti negli anni pregressi (10,5 €/mil. nel 2013; 18,2 €/mil. nel 2012; 9,4 €/mil. nel 2011; 8,0 €/mil. nel 2010; 11,2 €/mil. nel 2009; 7,2 €/mil. nel 2008).
Un altro elemento significativo è rappresentato dall’ammontare dei debiti pari a 75,9 €/mil. che seppur in calo di 5,4 €/mil. rispetto al 2012, sono ad un livello superiore al valore della produzione attestata a 69,2 €/mil..   
In questo contesto si inseriscono le decisioni della Regione di concentrare in un unico operatore la gestione del servizio in ogni ATO della Toscana. Per l’ATO Toscana Centro (composta dalle province di Firenze, Pistoia e Prato, che conta quasi un milione e mezzo di abitanti) l’appalto del servizio ha come base d’asta una richiesta di 270 €/mil. annuali; a tale gara fin dal 7/11/2014 partecipa anche Publiambiente in Raggruppamento (R.T.I.) con Quadrifoglio S.p.A. di Firenze (mandataria), A.S.M. S.p.A. di Prato (man­dante) e CIS Srl di Montale (mandante). A questo appalto partecipa anche un'altra concorrente composta da cooperative varie tosco-emiliane e da Siena Ambiente, che gestisce già l’Ato Toscana Sud (Arezzo, Grosseto e Siena). Chi dei due raggruppamenti si aggiudicherà la commessa? Lo si saprà nei prossimi mesi, ma i sintetici dati di bilancio su riportati indicano come sia necessario addivenire alla fusione delle attuali aziende in un unico soggetto industriale capace di operare sul territorio delle province di Firenze, Prato, Pistoia e del Circondario Empolese.    
La seconda preoccupazione riguarda il rapporto costi del servizio e le tariffe fatte pagare dagli utenti. Il gettito della TARI/TARES è stato nel Comune di Empoli di 9,0 €/mil. nel 2013, di  9,2 €/mil. nel 2014 e di 8,9 nel 2014, cioè sostanzialmente stabile anche se la sua incidenza sulle entrate proprie del Comune è calata dal 29,47% del 2013 al 21,24% del 2014. Se si riparte il gettito del 2014 per i 48.008 abitanti e le 19.727 famiglie abbiamo una pressione tributaria rispettivamente di € 187,45 e di € 456,19.
Al solo fine di fare un “superficiale” paragone, riportiamo i dati al 2014 del Comune di Castelnuovo Magra (8.441 abitanti con 3.590 famiglie): il gettito TARI ammonta a € 1.487.468,93, con una pressione tributaria pari rispettivamente a € 176,22 e € 414,34, cioè inferiore a quella empolese, pur avendo una raccolta differenziata certificata pari al 26,16 (nettamente inferiore al 93,99% di Empoli), una produzione di rifiuti urbani smaltiti in discarica pari a 3.460, 30 ton. (leggermente inferiore a quelle empolese pari a 3.565,81 ton.), con una produzione di rifiuti indifferenziati per abitante di  409,94 kg./anno (nettamente superiore ai 64,28 kg./anno di Empoli). Questo superficiale” confronto permette di evidenziare che non basta l’incremento percentuale anche accentuato della raccolta differenziata a produrre una riduzione della incidenza della TARI sui cittadini o sulle famiglie, poiché i costi complessivi della gestione dei rifiuti hanno raggiunto un livello tale da divenire sempre più autonomi rispetto all’andamento dei livelli di raccolta differenziata.
L’introduzione della tariffa puntuale non incide sul gettito complessivo, poiché sembra avere effetti semmai sulla redistribuzione interna agli utenti: sono penalizzati gli esercizi commerciali e le famiglie che producono più rifiuti, rispetto alla tariffa applicata genericamente sui rifiuti complessivamente prodotti. Infatti, il sistema di calcolo della tariffa puntuale prevede un meccanismo premiante che, oltre ai metri quadri ed al numero dei componenti, tiene conto del volume dei rifiuti prodotti da ciascuna utenza, riconoscendo delle riduzioni per coloro che differenziano correttamente i propri rifiuti.
In altre parole, sulla TARI incidono i costi del servizio che si alzano in rapporto alla articolazione e complessità del servizio reso (come evidenziato nella parte su riportata relativa alla società Publiambiente). In questo contesto, i minori conferimenti in discarica e gli introiti conseguiti dai materiali riciclati sono compensati sia dai maggiori costi della raccolta differenziata, che dagli elevati costi derivanti dalla gestione della società partecipata, nonché dalla necessità di effettuare ulteriori investimenti che comportano sempre di più il coinvolgimento di privati nella gestione del servizio.
In conclusione, se non si devono discutere i meriti della raccolta differenziata nell’assicurare una maggiore tutela ambientale, nonché i vantaggi nel favorire il successivo riutilizzo dei materiali raccolti, si devono però evidenziare le ricadute economiche e finanziarie conseguenti dall’adozione di un servizio più articolato e complesso di gestione dei rifiuti. Non esistendo studi in merito, non è ancora facile elaborare analisi e trarre conclusioni; ciò che emerge da queste brevi note (vedere anche il post sull’esperienza di Capannori: http://castelnuovopertutti.blogspot.it/2015/12/capannori-la-fine-di-un-mito.html#more ) sono i limiti evidenti del sistema italiano di raccolta, differenziazione e smaltimento dei rifiuti, imperniato sul complicato e costoso sistema delle società partecipate dai Comuni, sistema che non produce economie per la popolazione.

Euro Mazzi

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