castelnuovo magra

castelnuovo magra

sabato 16 maggio 2015

ELEZIONI REGIONALI: VOTA ANTONIO LA TRIPPA!!! (prima parte)

Tra pochi giorni ci saranno le elezioni per il rinnovo del Presidente e del Consiglio della Regione Liguria, ma la campagna elettorale sembra essere fatta solo di slogans e di manifesti o manifestini con le “facce” dei vari candidati. Pochissimi sono gli esempi di propaganda di merito, cioè sui problemi reali che poi questi candidati (se eletti) dovranno affrontare e risolvere.
Si ha la sensazione che l’elettore dovrà valutare solo su simpatia, tradizionale adesione a quel simbolo rispetto all’altro, fiducia o sfiducia sulle capacità di quel candidato o di quel partito o gruppo politico. A volte, si rimanda a programmi che sono di difficile lettura e comprensione, in quanto sono fumosi, incoerenti, irreali (mancando delle relative coperture finanziarie).

Si ha la sensazione che questi programmi siano fatti per rispettare un indispensabile rito, ma non perché siano la effettiva bussola della futura azione amministrativa degli eletti. Infatti, se uno legge i
programmi e sente poi parlare il candidato si avvertono contrasti stridenti: il programma dice una cosa, nel discorso del candidato si dice altro poiché tende ad “accalappiare” l’attenzione e il consenso dell’ascoltatore di turno; tanto poi una volta eletto quel programma nessuno lo rilegge più e nessuno farà il doveroso richiamo su quanto effettivamente realizzato e come è stato realizzato o quanto è costato realizzarlo.
Questa scarsa attenzione al programma è foriero di gravi conseguenze, anche perché poi l’elettore nonostante le lamentele sui problemi che restano irrisolti, continuerà a votare quel candidato solo sulla base di una adesione tradizionale o per i “favori” ricevuti.  
Su questo terreno nasce la corruzione, come evidenziato da un rapporto parlamentare nel 1996: “In generale, le decisioni pubbliche risultano più o meno vulnerabili alla corruzione a seconda dell’ammontare delle risorse in gioco, del grado di discrezionalità della decisione, della generalità e della prevedibilità dei loro effetti. Quanto maggiore è la quantità di risorse pubbliche destinate ad un determinato impiego, tanto minori sono i vincoli alla creazione di posizioni di rendita, presupposto per la realizzazione dello scambio corrotto. Quanto più estesa è la discrezionalità dell’azione amministrativa in quel settore, tanto più agevole e al riparo da rischi risulta la conclusione del patto illecito. Inoltre, quanto più ad ampio raggio e di portata generale sono gli
effetti del provvedimento, tanto maggiori sono le difficoltà dei potenziali beneficiari nell’organizzare congiuntamente un’attività di pressione illecita per influenzare la decisione pubblica: per questo motivo, gli atti che assegnano benefici, a individui o a gruppi ristretti di soggetti, sono più facilmente monetizzabili. Infine, la prevedibilità dei beneficiari di un dato provvedimento - inversamente proporzionale all’astrattezza e all’imparzialità della relativa procedura - accresce la convenienza della corruzione per i soggetti ad esso interessati
Indipendentemente dalla propria onestà, si percepisce chiaramente che questi candidati, una volta eletti, affronteranno i problemi non sulla base dei fumosi programma elettorali, ma sulla base di valutazioni e necessità contingenti al momento di prendere le dovute decisioni.
Si assisterà, dunque, a fenomeni di “trasformismo” (fenomeno tipicamente italiano nato fin dalla fine dell’ottocento) con passaggi “di banco” (da maggioranza all’opposizione e viceversa
dall’opposizione alla maggioranza) per esigenze tipicamente utilitaristiche e momentanee,  azioni chiaramente dettate dal solo scopo di mantenere il potere o di rafforzare il proprio schieramento politico.
Il trasformismo è anche figlio dell’impreparazione e dell’improvvisazione poiché si manifesta come consuetudine nell’evitare il confronto anche aspro ma efficace sui problemi da risolvere; ecco perché si ricorrere frequentemente a compromessi, clientelismi e sotterfugi politici, senza tenere conto dell'apparente incoerenza ideologica di certi connubi o consociazioni.
Conseguenze negative in tal senso sono: lo scadimento del dibattito politico (poiché viene a mancare una vera alternanza al potere); l'allontanamento del sistema politico dalla ricerca del vero interesse collettivo; l’estendersi di un sistema politico che oramai obbedisce a logiche interne di proprio interesse; una scarsa moralità da parte degli eletti agli occhi dei cittadini elettori.
Nasce anche da qui la disaffezione al voto, l’astensionismo, il disinteresse e il disprezzo verso la politica, che invece è ARTE NOBILE E DIFFICILE. La gente con gli “eletti” è ossessivamente cortigiana, con evidenti forme del “cecchinaggio” più vile, oppure esprime dileggio e disprezzo verso capri espiatori di ogni malessere sociale, anche il più ineluttabile. 
Allora bisognerebbe che i vari “candidati” si ricordassero che fare politica significa: studio, impegno e sacrificio per risolvere i problemi collettivi.
Fare politica non deve essere un modo per sistemare se stessi e la propria cerchia di amici e cortigiani. La politica è arte nobile e difficile.
Arte, cioè programma, progetto, apprendimento, tirocinio, studio. E' un delitto lasciare la politica agli avventurieri. E' un sacrilegio relegarla nelle mani di incompetenti che non studiano le leggi, che non vanno in fondo ai problemi, che snobbano le fatiche metodologiche della ricerca e magari pensano di salvarsi con il buon cuore senza adoperare il buon cervello. E' un tradimento pensare che l'istinto possa supplire la tecnica e che il carisma o la battuta pronta possano soppiantare le regole interne di un mestiere assai complesso.
Nobile, perché legata al mistico rigore di alte idealità; deve tendere al progresso, alla pace, alla giustizia e alla libertà; perché ha come fine il riconoscimento della piena dignità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria.
Difficile, perché le sue regole non sono assolute e imperiture, ma vanno rimesse continuamente in discussione; perché dovrebbe favorire il confronto dialettico e la ricerca di sintesi tra le proprie convinzioni e quelle degli altri; perché esige il saper vivere nella conflittualità degli interessi e dei principi, contemperando il rispetto e la lotta, l'accoglimento e il rifiuto, la convergenza e la divaricazione; perché deve saper regolare la propria coscienza e autonomia di giudizio con il rispetto degli altri e delle loro esigenze e priorità; perché tener presente il
pluralismo di opzioni non deve significare che tutte si equivalgono o che siano tutte efficaci e significative. 
Insomma, sarebbe utile che i vari candidati si confrontassero veramente tra di loro, su singoli problemi e aspetti, davanti agli elettori per permettere agli stessi una scelta più ponderata e più aderente alla realtà che poi dovranno andare a governare nell’interesse degli stessi elettori. Sarebbe meglio avere “più arrosto e meno fumo”, poiché è nell’interesse di tutti avere una classe politica decentemente all’altezza dei problemi che si devono risolvere.
Fatta questa premessa … proporrò ai candidati una serie di post tematici nella speranza di ravvivare un dibattito pre-elettorale assai deludente e vergognosamente povero di reali proposte.

Euro Mazzi

Nessun commento:

Posta un commento