Marciano è una località
del comune di Casteluovo posta in collina, in una bella posizione panoramica.
Marciano
è un toponimo molto diffuso in tutta Italia; generalmente è un toponimo di tipo
fondiario (prediale) tratto dal nome di persona latino di Marcius con il suffisso aggettivale –anus (–ana al femminile)
e che indica terreno appartenente a Marcius,
cioè "terreno di Marcius".
Ma
per una attribuzione certa occorrerebbero dei ritrovamenti che riportassero
iscrizioni di tale appartenenza; è questo il caso di Marciano sito nell’Agro
Caiatino dove la Chiesa di S. Maria è sorta nella zona in cui era ubicata la
villa della famiglia patrizia dei Marciano, come dimostra il cippo sepolcrale
inglobato nel muro laterale della chiesa. Nella bolla (979) di Gerberto,
metropolita di Capua, a S. Stefano Minicillo, vescovo di Caiazzo, la chiesa
compare col titolo di S. Gennaro e S. Maria a Marciano. In questo caso, dunque,
è certo che il toponimo “Marciano” deriverebbe dal nome di una famiglia latina,
documentata da resti epigrafici.
Ma
il nome latino Marcianus o Martianus
che, per tramite del suffisso -anus,
significa letteralmente "di Marcio (o Marzio)" porta anche per estensione al
dio Marte, "di Marte", "sacro al dio Marte”.
Come
Marzio, quindi, anche Marciano è uno dei vari nomi che riflettono il culto del
dio romano Marte, alla stessa maniera di Marco, Marcello, Martino, Martana e Marziale.
Del
resto in Castelnuovo Paese esiste la porta Martana che dovrebbe guardare
proprio la località di Marciano.
In
zona poi esiste anche Marciaso nel vicino comune di Fosdinovo che pare avere la
stessa derivazione.
Anche
il toponimo Marzano deriva dal nome della gens
romana Marcia, stanziatasi nella Campania
al tempo dell’impero e che, possedendo dei praedia
nella zona dell'agro sarnese-nocerino, e quindi ha lasciato il proprio
gentilizio al territorio.
Per
esempio, per S. Marzano (quella famosa dei pomodori) si può pensare ad una statio ad Martiis ubicata nei pressi di
Casarossa e quindi non deriverebbe dal prediale Marcianum. Il prefisso “San” starebbe per indicare la cristianizzazione
del primo centro romano dedicato ad una divinità pagana (Marte). Nel Medioevo
compare il toponimo Sancti Marzani o
Sanctus Marzanus che è riconducibile all’originario Martianum e non Marcianum.
Marciano
è anche usato come aggettivo, per indicare tutto ciò che si riferisce sia
all'evangelista san Marco sia alla Repubblica Veneta.
Marciano,
poi, potrebbe attestare non solo un romano fundus
Marcianus, ma anche una chiesa dedicata a uno dei tanti San Marciano.
Esiste,
per esempio, un San Marciano, vescovo di Frigento. La denominazione di Frigento
deriverebbe dal toponimo Frequentum,
Friquentum o Afrigentum, a loro volta derivanti dall'espressione latina A populi frequentia, così come
menzionato nelle Rationes Decimarum
della Campania (1308-1310). Il paese di Frigento emerse agli onori della storia
nel 441; in quell'anno per volere del Papa Leone Magno divenne sede della diocesi
del meritevole vescovo Marciano che scelse questo lungo come eremo e luogo di
preghiera. Con l'avvento dei longobardi, Frigento grazie alla favorevole
posizione geografica, divenne strategico luogo di difesa dei confini del Ducato
di Benevento.
San
Marciano è patrono di Taurasi che si trova nel Sannio, proprio la zona dove
sono stati deportati i liguri apuani. Infatti, nella primavera del 180 a.C. con
due eserciti comandati dai proconsoli Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Panfilo
marciarono contro gli Apuani con l’ordine di risolvere definitivamente il
“problema apuano”.
Il
Senato romano, dopo la vittoria, prese la decisione di deportare circa 47.000
liguri (in due scaglioni ed anni successivi composti, se vogliamo dar credito
alle cifre trionfalistiche di Tito Livio, di 40.000 e 7.000 individui, capifamiglia
con mogli) e di deportarli nel lontano Sannio in una zona di ager publicus già appartenuto ai
Taurasini vicino a Benevento. I Ligures
Baebiani condivisero l’antico pagus
Aequanus degli Irpini con la colonia di Benevento. Le rovine del loro
centro urbano si trovarono in un bosco a tre chilometri da Circello. Qui
vivranno per secoli in isolamento etnico col nome di Ligures Baebiani e Corneliani dal nome dei proconsoli che li
avevano sconfitti. Nonostante questo radicale intervento e la fondazione delle
colonie di Lucca e Luni, tappe fondamentali nell’espansione romana sul litorale
alto tirrenico, gli Apuani continueranno a costituire un problema non
completamente risolto fino al 155 A.C., quando il console Marco Claudio
Marcello celebra il definitivo trionfo su questo popolo.
Gli
Apuani (dopo un periodo di secoli in cui furono definiti Liguri Bebiani) si integrarono con le popolazioni dei Sanniti che
di lì a poco avrebbero ricominciato ad impensierire i Romani come protagonisti
della Guerra sociale, fino alla sconfitta per mano di Silla nella guerra civile
tra Mario e Silla nell'82 a.C.
Nonostante
la breve durata dei loro successi gli Apuani, uomini e donne, furono ricordati
a lungo come valenti guerrieri dai romani e alcuni storici romani li
descrivevano così: "Le donne
combattono come gli uomini, spietate e feroci come fiere" e ancora, con
riferimento alla sconfitta romana del 186 a.C., "si stancarono prima gli Apui di inseguire, che i romani di fuggire".
La
località dove si svolse la battaglia (nel 186 a.C.) in cui i Liguri Apuani
inflissero una grave sconfitta al console Quinto Marcio Filippo, ed alle sue
legioni, dopo averle attirate nelle strette gole della zona (furono uccisi non
meno di 4.000 legionari), fu successivamente chiamata "Saltus Marcius". Il problema è
appunto individuare questa località.
Per
alcuni, questa zona è forse l'attuale località di Marciaso (che per alcuni deriverebbe
da "Martii Caesio"); per
altri, forse le strette gole sopra Seravezza, nel territorio del comune di
Stazzema tra Pontestazzemese e Cardoso dove esiste un colle ancora oggi
denominato "Colle Marcio"("saltus
Marcius" nel senso di dislivello e Marcius
dal nome del console romano). Altri luoghi possibili sono: i Cerri di Marzo sul fianco orientale del
monte Burello, nel territorio di Torrano nella stretta vallata del Gordana al
confine tra i comini di Pontremoli e Zeri. Oppure la zona dei Mulini di Marzo
nel comune di Bagnone.
Questa
località potrebbe essere anche la Marciano castelnovese e il luogo della
battaglia essere la sottostante gola del torrente Bettigna, ma non ci sono
ritrovamenti archeologici che lo possono dimostrare o escludere.
Un
caso celebre di toponimo di una città è quello legato a Ulpia Marciana, Augusta
dell'impero romano, sorella dell'imperatore Traiano che in Tracia, in onore
della sorella Ulpia Marciana, diede il nome di Marcianopoli ad una nuova città appena fondata.
Esiste
poi una serie di toponimi legati alla radice mad-mara nel suo significato di “terreno paludoso” o “pieno di
acqua”, dal latino marcidus,
attraverso il medievale marzerutum (marzi
arutum), ci rimanda ai prati acquitrinosi che segnavano il paesaggio; nel
caso nostro potrebbe riferirsi al sottostante torrente Bettigna e alle sue frequenti
inondazioni dei terreni circostanti.
L'onomastico
si festeggia tradizionalmente il 4 gennaio in ricordo di san Marciano martire,
ma sono numerosi i santi che portarono questo nome. La forma femminile è
richiamata invece da due sole sante: santa Marciana, vergine e martire a Cesarea
in Mauritania nel 303, ricordata il 9 gennaio, e santa Marciana, martire
insieme alle sante Palladia e Susanna, commemorata il 25 maggio.
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