castelnuovo magra

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sabato 23 maggio 2015

Elezioni regionali 2015 (parte quarta): UNA REGIONE ALLA DERIVA(TO). Alla ricerca dei derivati nascosti …

La Regione Liguria, fra il 2000 e il 2006, sottoscriveva tre contratti di derivati con Nomura per l'ammortamento del debito derivante da un prestito obbligazionario di 420 milioni di euro emesso dalla stessa Regione avente una scadenza finale al 2034; sempre nello stesso periodo la Regione Liguria  stipulava con Merrill Lynch altri contratti in strumenti finanziari derivati.
Questi contratti non sono mai stati fino ad oggi resi pubblici, non se ne conosce ancora né il contenuto effettivo, né le clausole, né i costi effettivamente sostenuti (… alla faccia della trasparenza!!!)

Nel DM 10 luglio 2014 del MEF si fa esplicito riferimento a due tipi di operazione della Regione Liguria ammesse alla ristrutturazione del debito: a) prestito obbligazionario identificato dal codice ISIN XS0205761892, valore nominale circolante al 31 dicembre 2013 pari a euro 420.000.000, con scadenza 22 novembre 2034 e contestuale  estinzione anticipata dei contratti in strumenti finanziari derivati collegati; b) mutuo contratto in data 25 ottobre 1999, gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. per conto del MEF, capitale residuo al 31/12/13 pari a euro 33.261.445, con scadenza 31/12/19.
La Corte dei Conti ha evidenziato come la Liguria copra il 73,9% del proprio debito con contratti di derivati, come evidenziato dalla tabella n. 1.
 La questione dei derivata è stata al centro anche di una puntata di Report “Il banco vince sempre” del 14/10/2007, nel corso della quale veniva evidenziato come gli Enti Pubblici siano sempre bisognosi di soldi e li trovano anche facendo mutui, obbligazioni e contratti derivati; questi derivati stipulati con banche italiane e internazionali hanno spesso causato perdite di milioni di euro addebitati ai bilanci e, quindi, tramite le tasse, scaricati nelle “tasche” dei singoli cittadini. La cosa ancor più grave è che questi contratti, detti "swap" o derivati o anche debiti strutturati, non sono altro che scommesse che producono rischi incalcolabili per la stabilità finanziaria, anche futura, di Comuni e Regioni (vedere qui http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-2a15c777-fc79-424d-b44a-7ca6e51541dd.html ).
Di fronte a queste denunce, riprese da tutta la stampa locale e nazionale, gli assessori regionali al bilancio della Liguria hanno sempre dato generiche rassicurazioni. Per quanto riguarda i prodotti
derivati utilizzati come mezzo di finanziamento dalla Regione Liguria, l’assessore al Bilancio Pittalunga sottolineava nel 2008 come “i derivati Nomura sono assolutamente sicuri, si è fatta in merito molta confusione, in realtà sono serviti a trasformare il debito della Regione Liguria, prevalentemente a tasso variabile, in obbligazioni a tasso fisso al 4,79%, mentre i tassi di interesse applicati oggi alla clientela migliore sono sicuramente più alti. Se si considera poi che le emissioni Nomura hanno consentito di conseguire rilevanti plusvalenze. Nel complesso, dunque, quelle operazioni mi sembrano, più che problematiche, brillanti” (da Giornale della Giunta 27 ottobre 2008).
Ma tanto “brillanti” non dovevano essere se poi sono stati oggetto di vari interventi anche della Corte dei Conti. Ma non solo. La questione dei derivati era stata oggetto di una inchiesta (febbraio 2010) della Procura di Genova, ma anche in questa occasione  l’assessore regionale G. B. Pittaluga si limitava  a spiegare che “a noi non risulta la presenza di alcun contratto che possa avallare operazioni a rischio. La Regione Liguria ha stipulato con Nomura un contratto nel 2004 da 100 milioni, che è stato poi rinnovato nel 2006 con due nuove obbligazioni da 200 e 120 milioni, per un totale di 420 milioni in scadenza nel 2034.  Il fondo di ammortamento  è assolutamente blindato e senza rischi, come hanno già verificato i consulenti, perché può acquisire solo titoli di paesi con alto rating, come Germania, Gran Bretagna e la stessa Italia” (da Secolo xix 04 febbraio 2010).
Tutto a posto? No. Nonostante le rassicurazioni dell’assessore i derivati liguri continuavano a sollevare ancora varie perplessità. 
Anche il nuovo assessore regionale al bilancio Pippo Rossetti si diceva fiducioso: “Abbiamo una valutazione dei nostri derivati che non implica rischi”, ma i dubbi cominciano ad affiorare poiché la Regione ha emesso prestiti obbligazionari, Nomura li ha collocati presso gli investitori garantiti con ammortamenti che avrebbe dovuto investire gli accantonamenti in titoli a basso rischio. Ma così non sarebbe successo, almeno dal punto di vista dell’entità del rischio. “Non ci sono condizioni che possano determinare uno sconquasso nel futuro – puntualizza Rossetti – In ogni caso stiamo facendo analisi attraverso una nostra agenzia per appurare che non vi siano rischi impliciti. (…) Per fortuna noi non siamo numericamente così esposti (..) Non ho molta preoccupazione (da Repubblica 27/9/2011)
Tutto a posto? Macché!!!
Su queste operazioni la Corte dei Conti esprimeva in più occasioni una forte preoccupazione per il rischio che queste esposizioni finanziarie possano diventare progressivamente insostenibili, censurando lo spostamento del debito sulle gestioni future, le quali saranno destinate a farsi carico degli effetti negativi loro tramandati.
Del resto, la Corte dei conti, in un rapporto rimasto sostanzialmente ignorato, aveva già tracciato un quadro devastante per gli Enti Locali italiani: i Comuni che hanno contratti con le banche potenzial­mente tossici sono 737; oltre a 40 Province; oltre a 13 Regioni; con un debito complessivo degli Enti Locali italiani sottoscrittori di prodotti derivati ammontante a circa 27,2 miliardi.
Ma se i “derivati” non sono di per sé negativi, nell’attività svolta dalle sezioni regionali di controllo sono state rilevate diversi profili di criticità: come “contratti di finanza derivata caratterizzati da notevoli squilibri e aleatorietà sin dal momento della stipula”; mentre altri contratti hanno “prodotto flussi negativi” che contribuiscono a “creare una situazione di forte incertezza sulla tenuta degli equilibri di bilancio”; altri derivati hanno evidenziato “profili di criticità piuttosto elevati, considerata l’incidenza di tali strumenti sullo stock complessivo del debito”; in generale hanno evidenziato “l’inadeguatezza degli apparati preposti alla loro gestione”.
Anche la Commissione Finanze della Camera, ha avviato una indagine conoscitiva, ascoltando varie personalità (vedere qui http://www.camera.it/leg17/1135?id_commissione=&shadow_organo_parlamentare=&sezione=commissioni&tipoDoc=elencoResoconti&idLegislatura=17&tipoElenco=indaginiConoscitiveCronologico&calendario=false&breve=c06_derivati&scheda=true. Per esempio, la dottoressa Maria Cannata, Capo della Direzione Debito pubblico, sottolineava che non tutti i derivati abbiano natura speculativa, ma ne ricordava i potenziali rischi, proprio come quei prodotti complessi che, utilizzati spregiudicatamente, “hanno originato la grande crisi finanziaria - avviatasi nel 2007 ed esplosa il 15 settembre 2008 col fallimento della banca d'affari Lehman Brothers – le cui ripercussioni ancora influenzano l'economia globale, e quella europea in particolare” (da resoconto audizione 10/2/15 Camera deputati).  
Dunque, in questo panorama assai preoccupante appaiono del tutto fuori posto le continue dichiarazioni degli assessori regionali tendenti a rassicurare genericamente i liguri, ma soprattutto tali dichiarazioni contrastano con la triste realtà del fatti.
Infatti, questa realtà è talmente preoccupante che costringe il Governo a intervenire con il DM del 10/7/2014 che prevede la ristrutturazione di questi debiti: il ministero dell’Economia eroga alle Regioni un finanziamento trentennale, al tasso dei BTp; le Regioni usano questo denaro per estinguere i bond o i mutui pregressi (l’importo nominale dei titoli oggetto del potenziale riacquisto è pari a circa 8,2 miliardi di euro); chiudendo anche i derivati collegati. L’obiettivo di questa operazione finanziaria miliardaria è di permettere alle Regioni di risparmiare in termini di interessi e di efficienza finanziaria. Senza, però, teoricamente aumentare di una virgola il debito pubblico.
Tutto risolto? No. La chiusura di questi contratti non è una cosa semplice. Il vero nodo è rappresentato dalle strutture finanziarie sottostanti ai bond, che spesso rendono difficili i calcoli sull’effettiva convenienza ad effettuare un’operazione di riacquisto. C’è poi un altro problema: le Regioni hanno convenienza a ricomprare i bond quando questi hanno quotazioni basse, ma in questo caso non è affatto scontato che gli investitori abbiano intenzione di venderglieli. Perché un investitore dovrebbe vendere un bond al 60% del valore nominale, quando alla scadenza (nel 2036) potrebbe incassare l’intero 100%?
Comunque, la Regione Liguria è costretta a chiudere con i derivati. Così, in data 8/7/2014 veniva raggiunto un accordo di transazione con Nomura per estinguere anticipatamente tre contratti derivati A questo punto la Regione Liguria, in forza delle disposizioni dell'articolo 45 del Decreto Renzi potrebbe proporre agli obbligazionisti il riacquisto e "richiamare" il prestito a suo tempo erogato. La Regione Liguria a fronte della chiusura anticipata dei contratti riceverà la somma di 191,6 milioni di euro, ma tale somma verrà vincolata per restituire poi i complessivi 420 milioni di euro attraverso un proprio fondo di ammortamento (ricomprando, appunto, le obbligazioni a suo tempo emesse).
Il 18/12/2014 veniva chiusa la controversie con Merrill Lynch relative ad alcuni contratti in strumenti finanziari derivati stipulati tra il 2000 e il 2004: "Abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente che limita ulteriormente i rischispiega l'assessore al bilancio della Regione Liguria Pippo Rossetti – attraverso la riduzione del paniere entro cui scegliere i titoli da inserire nel sinking fund della Regione. Da oggi soltanto i titoli della Repubblica Italiana, di Francia e Germania possono far parte del fondo accantonato".
Tutto a posto? NO.
La Corte dei Conti ha “bocciato” il bilancio regionale del 2013, focalizzando le sue censure su tre punti, di cui uno riguarda appunto i 17 milioni di euro in più che dovranno essere accantonati nel bilancio 2014 per fare fronte ai rischi dei derivati. Insieme agli altri rilievi (in particolare: i 91 milioni di residui attivi giudicati ormai inesigibili perché troppo vecchi; e i 117 milioni di euro, pari al valore degli immobili delle Asl ceduti ad Arte) sommano circa 450 milioni di euro che la ragioneria regionale aveva iscritto fra le poste attive e che viceversa andranno trasferiti fra le poste passive (da decisione n. 46/2014/PARI).
Al momento non è dato sapere altro, soprattutto non si sa quanto ci sono costati questi derivati. Certo si parla tanto di riduzione delle spese degli apparati pubblici, di contenimento della spesa sanitaria e previdenziale ritenute spese insostenibili, ma evidentemente qualche decina di miliardi di euro versati alle banche d’affari per coprire perdite finanziarie non pone problemi e non interessa nessuno.
Domanda: Come e perché Comuni, Province e Regioni si sono trasformati in “giocatori d’azzardo”; hanno fatto operazioni speculative con i soldi pubblici; hanno aumentato l’indebitamento? Voi candidati come intendete risolvere questo problema dei derivati?

Euro Mazzi

PS: I derivati sono contratti il cui valore dipende dai prezzi di altre attività, quali azioni, indici finanziari, valute, tassi di interesse, materie prime (il cosiddetto “sottostante”). Quelli venduti agli enti locali dalla seconda metà degli anni ’90 sono varianti più o meno sofisticate della tipologia “interest rate swap” (IRS), che comporta lo scambio di flussi di cassa fra due soggetti. Uno paga un tasso fisso alla controparte, e questa il tasso variabile, entrambi applicati a un importo di riferimento detto  “nozionale”.  In sé lo swap è uno strumento utile che permette a un soggetto indebitato di predeterminare il costo del debito e neutralizzare il rischio di una variazione sfavorevole dei tassi di interesse. Nella realtà degli enti locali, però, i derivati sono stati utilizzati per ottenere facili anticipazioni di cassa, senza capirne le implicazioni finanziarie di medio-lungo termine.

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