L’edizione
2015 del “Rapporto rifiuti urbani” redatto da ISPRA evidenzia che nel 2014 la
produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,7 milioni di tonnellate (+ 83 mila
tonnellate rispetto al 2013, cioè un +0,3%), un incremento di entità ridotta,
che però evidenzia un’inversione di tendenza rispetto al trend rilevato nel
periodo 2010-2013 caratterizzato da una riduzione complessiva della produzione
di circa 2,9 milioni di tonnellate (-8,9%).
Questa
raccolta di rifiuti ha avuto un costo complessivo
di gestione del servizio pari, nel 2014, a circa 10.068 milioni di euro
all’anno (9.691 milioni di euro nel 2013), di cui circa 3.806 milioni per
le fasi di gestione dei rifiuti indifferenziati, 2.685 milioni per le raccolte
differenziate, 1.385 milioni per lo spazzamento e lavaggio delle strade e 2.192 milioni per i costi
comuni e d’uso del capitale.
Questi
dati ben evidenziano non solo le quantità (di rifiuti prodotti e il costo del
servizio), ma soprattutto la centralità
di tale servizio di raccolta e gestione dei rifiuti, rappresentando uno dei
settori più importanti dell’economia nazionale.
Occorre
ricordare che il servizio della raccolta dei rifiuto con l’introduzione della
TARI è completamente a carico dei
cittadini, con un meccanismo di calcolo basato sulle dimensioni degli
edifici (casa, negozi, ecc.) e sul numero degli occupanti. La TARI è una tassa patrimoniale ed è poco sensibile al variare dei redditi, ma è molto sensibile al mutare della gestione specifica del servizio di
raccolta dei rifiuti che ciascun Comune, Provincia e Regione organizzano
attraverso specifici Piani.
La
sensibilità dei cittadini è incentrata in gran parte solo sull’aumento della tassa, ma scarsa è l’attenzione sui meccanismi
che determinano i costi del servizio che poi la TARI deve coprire e, quindi,
che i cittadini devono pagare. Conseguentemente, poca attenzione è stata fino
ad oggi rivolta alla gestione complessiva
del ciclo dei rifiuti, assai limitato agli specialisti è il dibattito sui
Piani Regionali e Provinciale della raccolta dei rifiuti, molto ridotta è l’attenzione
sull’organizzazione del servizio (tramite le società partecipate e/o
appaltatrici e/o esterne).
Nel
suo complesso la gestione dei rifiuti è
“opaca”, e questa scarsa trasparenza è confermata sia dalla mancanza di dati omogenei che dalla mancata
adozione di sistemi di “tracciabilità”
dei rifiuti per evidenziare le varie fasi della gestione del rifiuto e la
sua finale destinazione, il suo costo, chi gestisce il servizio e chi “lavora”
il rifiuto. Questa “opacità”
contribuisce al mantenimento di una cattiva gestione e permette la crescita dei
“furbetti” e di gestioni affaristiche e (a volte) mafiose, come hanno
evidenziato per esempio le varie indagini parlamentari e la cronaca (purtroppo
anche a livello provinciale ), seppur per singoli episodi o casi.
Con
i pochi dati a disposizione cominciamo a fare chiarezza.
Il
Rapporto 2015 Ispra rileva che il costo
medio nazionale annuo pro capite nel 2014 è stato di 165,09 €/abitante (158,86
euro nel 2013); nel periodo 2002-2014 questo costo è aumentato da 109,11 a
165,09 €/abitante (+51%). Nel 2014 il costo medio nazionale annuo pro capite è
così composto: il 36,6% è imputabile alla gestione dei rifiuti indifferenziati,
il 27,1% alla gestione delle raccolte differenziate, il 13,6% allo spazzamento e
lavaggio delle strade, il 22,7% ai costi generali del servizio. I costi
specifici diretti di gestione per kg. di rifiuto sono pari a 23,3 €cent/kg. per la gestione dei rifiuti
indifferenziati ed a 18,5 €cent/kg. per la gestione della frazione
differenziata.
Per
la Liguria il costo nel 2014 pro capite
di gestione dei rifiuti è stato di 207,87 €/abitante, importo ben più
elevato rispetto alla media nazionale (165.09); importo composto da 102,87 per costi
annui pro capite di gestione dei rifiuti indifferenziati e differenziati, da
25,18 €/abitante per lo spazzamento e lavaggio delle strade, da 68,61 per i
costi comuni, da 11,20 per i costi del capitale investito; la sola fase della raccolta
pesa sul costo totale per circa il 49,5%,
mentre il costo della sola raccolta dei rifiuti al kg. ammonta a 18,11 €cent/kg
e il costo totale ammonta a 36,60 €cent/kg. Insomma, il confronto tra media nazionale e quella della Liguria dimostra già la
scarsa efficienza ed efficacia del Piano Regionale adottato con costi più elevati
che ricadono, tramite la Tari sui cittadini.
In
proposito, Ispra certifica che nel 2014, a livello nazionale, l’ammontare medio
pro capite annuo dei proventi da tassa
e/o tariffa risulta di 165,03 €/abitante (+7,5% rispetto al 2013, in cui la
media dei proventi ammontava a 153,54 euro). Per la Liguria la copertura della
tassa rifiuti rispetto ai costi è passata dall’87,4% del 2001 al 98,3% del
2014. Quindi, la TARI effettivamente
riversa sui cittadini la quasi totalità dei costi di gestione.
Le
ricadute a livello comunale non sono facili da calcolare per mancanza di dati,
ma rapportando tra loro i dati si possono trarre utili indicazioni (ma non
certezze statistiche per la disomogeneità dei dati disponibili).
Per
esempio, a Castelnuovo Magra sono stati raccolti nel 2014 rifiuti per 4.686,31 ton. annue, il gettito TARI è stato pari a € 1.585.730
e pertanto il costo medio è stato di 338,37 €/ton, pari a 33,84 €cent/kg.,
dato leggermente inferiore a quello medio ligure, ma nettamente superiore alla
media nazionale. Occorre sottolineare che la crescita dal 2010 al 2014 è stata
notevole, anche in rapporto al passaggio dalla TARES alla TARI: 15,95 €cent/kg.
nel 2010, aumentati a 20,17 nel 2011, poi a 24,23 nel 2012, e ancora a 35,08
nel 2013.
Analogo
è il riferimento al gettito TARI 2014 rispetto ai residenti (8.441) pari a 187,86
€/abitante inferiore alla media ligure, ma nettamente superiore alla media
nazionale.
Se
si allarga il discorso ai Comuni della
Val di Magra si scopre che il costo medio nel 2014 è stato di 56,45 €cent/kg. (in
aumento rispetto a 55,15 del 2013 e rispetto ai 50,58 del 2012) superiore sia
alla media ligure che alla media nazionale.
In
conclusione sul costo, e quindi sull’ammontare della TARI pagata dai cittadini,
influisce sia la scarsa efficienza ed efficacia
del Piano Regionale Ligure sui rifiuti che quello della Provincia Spezzina, ma
anche la diversa organizzazione a livello comunale per i vari servizi e i
conseguenti costi che vengono fatti ricadere sul piano finanziario di ogni
singolo comune.
Sotto
questo profilo, la Liguria e la
Provincia di La Spezia si presentano in notevole ritardo rispetto alle
altre province del Nord, ma anche rispetto alla media nazionale; mentre i Comuni
della Val di Magra hanno una gestione costosa e inefficiente, pur con evidenti differenze
tra loro.
Euro
Mazzi
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