Renzi
ha presentato la finanziaria 2016 e occorre riconoscere che sa “vendere” bene
la proposta che ha confezionato; basta leggere i titoloni dei giornali o
ascoltare i telegiornali: “Renzi presenta
la manovra: “Lo slogan è Italia con il segno più” … lo slogan è efficace e colpisce
subito, crea fiducia e predispone alla speranza per una imminente ripresa …
automaticamente chi lo critica passa per “disfattista o criticone” e così i
critici sono automaticamente fuori gioco. Le principali proposte contenute
nella legge di stabilità 2016 sono state illustrate tramite una serie di slide e tweet le quali oramai rappresentano (come hanno sottolineato alcuni
commentatori): “la cifra distintiva di
questo esecutivo “giovane” e “dinamico”, proprio come il suo premier”. Insomma, apparentemente Renzi ha già vinto
… ed è bastato uno slogan, qualche slide e tweet!!!
Ma è solo
apparenza.
Per prima cosa occorre far notare che quella presentata è solo la proposta
approvata dal Governo; questa proposta prima di diventare la legge di stabilità
del 2016 deve passare
dal vaglio della Comunità Europea e poi dai voti della
Camera e del Senato, nonché dalle osservazioni delle varie rappresentanze
sociali … dunque, ciò che ora è stato presentato non è detto che sarà presente
nella legge definitiva (… Renzi lo sa incassa il consenso di oggi e poi potrà
sempre scaricare su altri la responsabilità di aver ridimensionato gli effetti
positivi della Sua proposta).
Euro Mazzi
La
proposta presentata solleva svariati dubbi e perplessità; quando si entra nel
merito le preoccupazioni prendono il sopravvento rispetto ai seppur efficaci mezzi
di propaganda sapientemente utilizzati. Gli aspetti sono tanti, ma ci limitiamo
soltanto ad uno slogan: “Via le tasse
sulla prima casa. Dopo gli 80 euro e l’IRAP, un altro segno di fiducia per gli
italiani”.
Credo
che tutti abbiano colto con soddisfazione questo annuncio: una riduzione di tasse è sempre ben accetta
proprio perché attenua una elevata pressione fiscale che impoverisce gli
italiani, in particolare il ceto medio. Inoltre, questa proposta (insieme
ad altre: sgravi sulle assunzioni e sul salario di produttività, il nuovo
regime dei minimi per professionisti e piccole imprese, il bonus ammortamenti,
le agevolazioni per l'edilizia, ecc.) è in grado di produrre qualche effetto positivo e di stimolo all'economia.
Dunque è un provvedimento “popolare”,
anche utile a sostenere la ripresa economica. Bene.
Queste
sono le “luci” … ma entriamo nel merito … e le ombre prendono il sopravvento.
- Le incerte coperture
finanziarie.
Le poche stime fornite riguardano un calo delle tasse di 5 miliardi di euro per
l’anno 2016, di 20 miliardi nel 2017 e altrettanti nel 2018. La sola Tasi (cioè
la nuova imposta sulla prima casa introdotta dalla legge di Stabilità del 2014)
lo scorso anno ha fruttato alle casse dello Stato un gettito di 3,5 miliardi. A
regime si parla dunque di 45 miliardi di introiti fiscali in meno. Per Renzi si
tratta di una “riduzione senza
precedenti”, ma non sono chiare le coperture, cioè come si finanzia la
spesa statale senza questi introiti derivanti da tasse che si vogliono tagliare
… e
qui comincia la “nebbia”: la
solita spending review (c’è in ogni
finanziaria … ma poi si fa poco), un maggior deficit di bilancio (circa 15-18
miliardi sempre che ci sia il benestare di Bruxelles), i proventi
dell’operazione di rientro dei capitali (circa 3,4 miliardi cioè il solito
criticato e incerto condono), i tagli lineari alle regioni (per 1,8 miliardi) e
alla sanità (per altri 1,8 miliardi) rispetto a un tendenziale in aumento, varie
misure di “efficientamento” (per circa 1,3 miliardi della cui effettiva realizzazione
è doveroso dubitare), ecc.. Insomma, il
governo ha scelto di rimandare al futuro le decisioni difficili sulle
coperture, usando i margini di flessibilità per provvedimenti “popolari”. Mario
Monti (Corriere della Sera del 18/10/15) ha dichiarato che la politica
economica di Renzi punta a “comprare il
voto degli elettori di oggi con i soldi dei cittadini di domani“. Altri
opinionisti hanno evidenziato che è una proposta “perfetta dal punto di vista del consenso” … cioè la tornata
elettorale di maggio 2016 è troppo importante e, quindi, va ben preparata e
conseguentemente si può sacrificare “il rigore” nella speranza che la ripresa
economica faccia il resto …
- La pressione
fiscale comunque non cala. Luca Ricolfi (Il Sole 24 Ore del 25/10/15) ha fatto una
lucida e condivisibile analisi e sostiene che: “la
pressione fiscale resterà sostanzialmente invariata, nonostante tutte le
riduzioni annunciate (…) le entrate della Pubblica Amministrazione nel 2016
potrebbero risultare superiori a quelle del 2015 per circa 10 miliardi, in
barba a tutte le riduzioni promesse e sbandierate. Come è possibile? È
possibile perché la manovra parte da un aumento tendenziale delle entrate di 29
miliardi (vedi la nota di aggiornamento al Def, pag. 32), cui si aggiungono
circa 3 miliardi di ulteriori nuove entrate: è su questo massiccio aumento di
32 miliardi di tasse, contributi e prelievi vari che si innestano le promesse
cancellazioni e riduzioni, come il mancato aumento dell'Iva (che non è una
riduzione di tasse, ma una rinuncia ad aumentarle subito), l'abolizione delle
tasse sulla prima casa, gli sgravi contributivi e fiscali rivolti alle imprese,
per un totale di 22-23 miliardi. Il saldo fra 32 miliardi di aumenti
pianificati e 22-23 miliardi di diminuzione e mancati aumenti fa 9-10 miliardi
di tasse in più. È vero che, con un'inflazione prossima all'1%, 10 miliardi di
tasse in più non sono un aumento, ma una stabilizzazione del prelievo in
termini reali. Ma è appunto questo che
stiamo dicendo: se qualcosa di «sorprendente» (parola di Renzi) c'è in questa
manovra è la sua incapacità di ridurre il prelievo nonostante l'ampio ricorso
al deficit, misericordiosamente denominato «flessibilità Ue»”.
- “il trucco c’è
ma non si vede …”.
L’abolizione dell’attuale imposta sulla prima casa (la Tasi) era prevista da
tempo perché il governo intende
sostituirla con la cosiddetta local tax. Un balzello unico
destinato ad accorpare Imu, Tasi e diversi tributi minori imposti dalle
amministrazioni locali. Con il solito rischio: che cambi solo il nome ma non l’esborso!!!
Inoltre, è in arrivo la riforma del
catasto che comporta la revisione in aumento degli estimi catastali (basati
sulla metratura e sulla collocazione geografica dello stabile) e,
conseguentemente, aumenteranno le tasse sugli immobili
- Le continue
variazioni sulle tasse locali. Bisogna far notare la continua modifica
della tassazione sulla casa: dopo la fine dell’ICI le nuove tasse che
colpiscono la casa (IMU, TASI, TARI, tassa di successione, ecc.) sono in costante annuale rivisitazione, creando
confusione e false aspettative, poiché dopo ogni rivisitazione con un cambio
di nome, si producono nuove tasse e/o ulteriori variazioni di regole a quelle
che restano. Queste variazioni creano, inoltre, confusione anche negli Enti Locali, i quali non hanno la possibilità
di fare “programmazione” non avendo certezza dell’ammontare delle entrate
proprie su cui deliberare sia per le strategie impositive verso i propri
cittadini che per quelle di spesa e di investimento. Questa confusione nei
cittadini e negli Enti Locali è particolarmente pericolosa perché incide sulla
effettiva possibilità di contenere la spesa degli Enti locali e dei loro
servizi (sanità, trasporti, gestione rifiuti, ecc.) gestiti da una miriade di
costose partecipate. Con queste continue variazioni si forniscono nuovi alibi agli Amministratori locali per
evitare di revisionare la spesa pubblica nel senso di ricercare una maggiore
efficienza, efficacia ed economicità, piuttosto che continuare a imporre nuove
tasse o richiedere maggiori trasferimenti statali. E forse questo è il
danno più grande che deriva da questa finanziaria.
In
conclusione, ha ragione Tambellini (Il Sole 24 Ore del 17/10/15) “L’annuncio di abolire Imu e Tasi,
ovviamente, è il risultato di un calcolo
politico. Probabilmente i sondaggi dicono che è un provvedimento popolare,
in vista delle elezioni amministrative e, chissà, magari anche di elezioni
anticipate” con le quali Renzi regolerà i conti con le opposizioni, ma anche
quelli interni al PD … ma a volte i conti non tornano … vedremo.
Euro Mazzi
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