In
un mio post del 22/10/14 avevo concluso con un invito alla candidata Paita “Un consiglio all’assessore Paita: cambi uno
degli slogan della propria campagna “La “grande” Liguria. Voglio una Liguria
che cresca, si sviluppi e generi lavoro” è troppo simile a quello della fusione
sulla “La Grande Luni” … poi gli è andata male!!!”.
Alla
luce dei risultati elettorali del 31/5/15 quella frase (scritta ben 7 mesi
prima) sono state parole profetiche perché “Lella
Paita corre, ma a casa”: ha perso le elezioni che solo alcuni mesi prima
erano invece nei pronostici già da Lei “stravinti”.
La
mania di grandezza del resto aveva già colpito anche prima della fusione tra
Castelnuovo e Ortonovo, con la famosa “Grande ACAM” che di grande ha prodotto solo
un mega indebitamento e la necessità di rientrare attraverso un accordo di
ristrutturazione dei debiti attuato con la vendita di tutti i “gioielli” del
Gruppo, con l’aumento delle tariffe e con il ridimensionamento di organici e
dei servizi prestati.
Lo
stesso dicasi della insensata proposta di fusione “la Grande Luni”, su cui la Regione
ha ampie responsabilità, per non aver compreso l’articolazione del problema (la
grave situazione finanziaria di Ortonovo, la mancanza di un serio progetto di
riorganizzazione dei due Comuni, la forte presenza di aspirazioni personali) e
aver così fatto tramontare qualsiasi prospettiva di aggregazione e di
associazione tra comuni.
Ora
il naufragio della “Grande Liguria” che evidentemente andava troppo veloce ed è
andata a sbattere sullo scoglio della Meloria!!!
Questa
“mania di grandezza” meglio di ogni
altra considerazione rappresenta il fallimento di una intera classe politica
che da anni governa la Liguria, la Provincia di Spezia, la Val di Magra e i
comuni come Castelnuovo e Ortonovo.
La
disfatta elettorale del 31/5/15 parte, dunque, da lontano; ma è importante che
sia finalmente arrivata a certificare il “pensiero
debole” di una classe politica fondata
sull’apparenza: il giovanilismo, il decisionismo, l’andare veloce senza
mediare e senza articolare discorsi e proposte, la ricerca di facile “pubblicità”,
lo “spacciare” risultati inesistenti; lo sventolare di progetti in cui ci sono
solo i titoli e non lo svolgimento delle problematiche da affrontare, ecc.,
ecc..
E’
il fallimento di una classe politica che ha sopravvalutato il risultato di
primarie, giocate con scarso rispetto delle regole e delle logiche di
rappresentanza, in quanto avevano solo il compito di costringere il PD a
sostenere unitariamente un candidato, ma non certo a sviluppare un concorso di
idee e di progetti per confrontarsi sui problemi da risolvere della Liguria.
In
merito, qualcuno ha scritto parafrasando lo slogan della Paita “la Liguria va veloce … e anche il Bisagno non scherza”, cioè i
problemi della Liguria non scherzano: assetto
del territorio, problemi dei rifiuti, partecipate, crisi finanziaria degli enti
locali, tassazione tra le più elevate dell’Italia, ecc., ecc..
Sono
proprio queste problematiche che alla fine hanno logorato il candidato che
stava già facendo la propria propaganda mentre Genova subiva una nuova alluvione
a distanza di pochi anni dalla precedente. Queste circostanze hanno di fatto eroso
un consenso che da enorme (rispetto agli avversari) è diventato negativo, senza
nemmeno accorgersene, anzi al posto di un po’ di umiltà è stata sfoderata l’ennesima
sfida "io vado avanti contro tutto e
contro tutti".
In
queste elezioni regionali, non era solo la Paita in gioco: è finalmente emerso
ciò che da decenni sostengo: in Italia
non esiste una sinistra, ma due destre: il centro destra e la cosiddetta
sinistra che finisce per fare quelle cose di destra che la destra in quanto
destra non è mai riuscita a fare.
L’Italia
è andata più a destra con un governo cosiddetto di sinistra che con i governi
che si dicevano di centro-destra.
E’
ora di finirla di considerare il PD un partito della sinistra: è un partito che
ha la vocazione alla gestione dei poteri, tenta di conservarne i privilegi e le
dinamiche, è parte del sistema di potere (specie a livello locale) che si è
incancrenito in un intreccio spaventoso di affari, relazioni, appalti; è
diventato un "partito della nazione" che tutto comprende e che tutto
comprendendo punta all'azzeramento di ogni richiesta sociale, sindacale,
politica e culturale.
Sotto
questo profilo l’esito delle elezioni regionali della Liguria del 31/5/15 apre
degli spiragli: speriamo che ora si apra il dibattito, il confronto e la verifica
dei problemi e la ricerca di soluzioni, incentrate si spera nella riduzione
della spesa pubblica e nel ridimensionamento della tassazione a carico dei
cittadini.
SPERIAMO.
Ma la speranza sarebbe vana se non c’è l’impegno organizzato dei cittadini … e
allora cittadini datevi da fare: organizzatevi per cambiare questa triste
nostra realtà.
In
proposito riporto alcune frasi pronunciate recentemente a Livorno il 27/5/2015 da Josè “Pepe” Mujica: “Cinquant'anni fa pensavo che cambiando i
rapporti di produzione e le istituzioni avremmo cambiato il mondo; oggi penso che se non cambiamo la nostra
cultura non cambia niente, e che la lotta più dura è dentro la nostra testa.
La battaglia che dobbiamo vincere nella nostra testa è non lasciarci rubare la libertà, la gioventù, la speranza. Perché
comprare, si deve comprare; e lavorare, si deve lavorare: però la vita non è
solo lavorare, e la vita se ne va.
Questa non è una valle di lacrime per andare un giorno in paradiso: il paradiso
e la valle di lacrime sono qua. Non dobbiamo dividere gli uomini in bianchi,
neri, gialli, donne, uomini, vecchi, giovani, dobbiamo dividerli in quelli che si impegnano e quelli che non si impegnano. È
possibile cambiare il mondo! Ma non è un miracolo, è una lunga lotta in cui si vince e si perde e in cui sono necessarie volontà
organizzate e gente che in questa lotta trovi il proprio cammino di
libertà”.
Euro Mazzi
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