Uno
degli aspetti che più colpisce l’attuale comportamento dei leaders politici (non solo i capi di partito o di Governo, ma oggi anche Governatori e SINDACI ...) è la tendenza a privilegiare esclusivamente obiettivi
a “breve termine”, che consentono la costruzione di un consenso immediato.
Il
consenso è senz’altro uno degli aspetti determinati del nostro sistema
democratico, ma non può essere un obiettivo fine a sé stesso, teso a vincere
una competizione elettorale su cui poi si avvia la ricerca per una costante “enfatizzazione
mediatica” della propria figura, anche attraverso toni, contenuti e immagini tendenti a privilegiare
le particolarità che “bucano” l’attenzione.
Questo
fenomeno degenerativo nasce molto più a monte, in un sistema politico che non
solo ha perso leader e metodo, ma
soprattutto ha smarrito quello che era il fattore fondamentale di ogni
struttura politica: i valori e i principi di riferimento.
Gli
stessi leader che abbiamo di fronte
oggi e quelli nuovi che si stanno profilando all’orizzonte, rappresentano
questa tendenza, in cui si privilegia la forma, l’età, la spregiudicatezza, la
rapidità con cui si comunica sui social
o in televisione, in un vuoto sconcertante di valori, di contenuti e di
progetti, al punto che le loro argomentazioni appaiono pressoché uguali,
indipendentemente dalla loro appartenenza. Vengono proposti solo slogan e messaggi
puramente emotivi, quasi mai obiettivi, progetti concreti, analisi, concetti e
ragionamenti.
Oggi
abbiamo politici che non mirano a convincere attraverso il ragionamento, ma
spingono le scelte degli elettori sulla base di simpatie o antipatie, su
esteriorità o comportamenti, alternando slogan e parole d’ordine non supportate
da analisi, studi, teorie o percorsi di realizzabilità.
Mussolini
è stato un maestro, antesignano di questo modo di fare politica oggi molto in
vigore ed in espansione. Ne riporto un esempio: la battaglia del grano.
Nell'ambito
della politica autarchica avviata dal regime fascista, durante una seduta della
Camera del 20 giugno 1925 venne proclamata la “Battaglia del grano”. In pratica
si trattò di una serie di provvedimenti tesi a incentivare la produzione di
grano, nonostante l’arretratezza dell’agricoltura italiana. A fini
propagandistici e per rafforzare l’impegno su questa iniziativa venne coinvolto
direttamente e personalmente Mussolini. All’epoca cominciarono a circolare le
foto e i filmati del Duce tra i campi di grano che reclamizzavano la figura di “Mussolini
Agricoltore”, immagine che raggiunse il suo apice durante la campagna di
bonifica dell’Agro Pontino negli anni trenta. Mussolini scelse la fotografia, capace molto
più della pittura e meglio del cinema, di creare un diretto rapporto
carismatico del popolo con il corpo del duce. Nacque così la rappresentazione
del mito fisico di Mussolini agricoltore e aviatore, spadaccino e centauro,
sciatore e cavallerizzo, nuotatore e pilota. E man mano che il regime si
consolidava niente venne lasciato al caso e l'ufficio stampa, che nel 1924 aveva un ruolo
eminentemente politico, a partire dagli anni Trenta assunse mansioni sempre più
specificatamente propagandistiche trasformandosi nel motore della costruzione
totalitaria del mito del duce.
Allora
il risultato fu un immediato aumento della produzione di grano, ma a scapito di
produzioni diverse e di maggior redditività. Le autorità fasciste, nell'intento
di aumentare la produzione di frumento, arrivarono ad osteggiare apertamente
coltivazioni di vegetali ritenuti «vili e minori» tra questi i broccoli, le
cime di rapa, il farro, le lenticchie e le rape.
Secondo
l'economista Domenico Preti, la “Battaglia del grano” andrebbe inquadrata in
una politica intesa ad operare una generalizzata compressione dei consumi
primari, che venne realizzata sia riducendo nel corso del Ventennio il consumo
pro-capite di grano degli italiani, sia peggiorando la loro dieta alimentare,
lasciando cioè che i cereali (meno costosi di altri generi alimentari più
ricchi come carne, latte, grassi, vino ecc.) andassero a coprire una quota più
ampia del loro fabbisogno calorico e proteico. Secondo tale autore, si può
sinteticamente definire come una politica alimentare destinata a fornire alla
gran massa della popolazione calorie al più basso costo possibile, il che si
tradusse in pratica in un grave scadimento dell'alimentazione delle larghe
masse soprattutto contadine.
Come sempre accade, quando si combatte artificiosamente il “mercato”, anche
questa iniziativa fu fallimentare. Ma in quel momento il consenso attorno a
Mussolini era al massimo … poi, però, i risultati furono catastrofici. Appunto.
Euro Mazzi
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