castelnuovo magra

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domenica 13 maggio 2018

NUOVISMO, GIOVANILISMO E POLITICA DELL'IGNORANZA (prima parte)

L'Italia soffre più di altri Paesi un deficit di classe dirigente in una situazione di profonda crisi dove urgono nuove idee. Di fronte a questa situazione si cerca spesso di dare risposte immediate e apparenti che cercano di colpire immediatamente l’attenzione del cittadino e di catturarne così la simpatia e poi il suo voto.
La prima facile soluzione proposta è sempre il nuovismo, cioè l’esaltazione acritica del nuovo, delle novità, del cambiamento. Il nuovo non è sempre migliore del vecchio o, meglio, nuovo e vecchio come categorie applicate alla politica "fanno acqua da tutte le parti"; sono termini applicabili sempre e per qualunque situazione; sono difficilmente interpretabili e scarsamente significativi, come capita a tutti i concetti di cui non è sostenibile il contrario: si può essere contro il nuovo?

Il nuovismo è di fatto una “scorciatoia” che evita di spiegare qual è il punto di rottura con il vecchio, quale tipo di società viene proposta e quali sono le sue caratteristiche. La forte motivazione a cambiare non basta se manca una analisi e una  critica delle cause della crisi e una proposta articolato per come uscirne.
In qualunque fase storica, il nuovismo è sempre la stessa cosa, cioè, si caratterizza per chi la spara più grossa per essere sempre più nuovo e più fresco degli altri.
In proposito, Pietro Nenni, parlando del rapporto tra politica e morale, affermava che “nella politica come nella vita c’è sempre un puro più puro che ti epura”. Quale migliore definizione dei professionisti del nuovismo?
La seconda facile soluzione proposta è il giovanilismo, che è una “scappatoia”: cioè un modo falso per fingere di risolvere problemi di tutt’altra natura. Il giovanilismo è una forma di autolesionismo perché ci sarà sempre uno più giovane, e quindi è un caso da manuale di miopia pura!
E’ un boomerang perché i vecchi rimangono vecchi, mentre i giovani inevitabilmente invecchiano; se il concetto del giovanilismo fosse accettato, questi giovani sarebbero condannati ad avvicinarsi continuamente all’obsolescenza e a essere a loro volta “rottamati” da uno più giovane.
E’ insensato pensare a politici tutti giovani, rischieremmo di perdere un utile capitale di esperienza, capacità e conoscenze mentre molto probabilmente i giovani, formati nelle stesse (spesso perverse e sciocche) abitudini avrebbero gli stessi difetti dei vecchi, con l’aggiunta di una presuntuosa e pericolosa arroganza, l’illusione cioè di essere “nuovi” (o migliori) solo perché hanno qualche anno in meno. E con l’aggravante di non sapere perché e come si è arrivati a tante distorsioni oggi dominanti.
Comunque, se è vero che l’esperienza è importante (e troppo spesso se ne sottovaluta il valore), non è ragionevole ostacolare i giovani quando hanno la capacità di assumere responsabilità superiori a quelle abitualmente attribuite alla loro età.
Ci sono imbecilli di tutte le età, così come persone intelligenti a tutte le età; non si può “rottamare” un capace solo in favore di uno più giovane di età ma “senza cervello” perché questa è una delle idee più insensate e nocive che ci sia. Una fondamentale stupidità sta nell’affrontare il tema come contrapposizione fra “giovani” e “vecchi”, soprattutto è sbagliato definire il problema in termini di conflitto generazionale.
Giovanilismo e nuovismo sono due facce di una stessa medaglia: la politica dell'ignoranza.
Molti giovani già arrivati in politica confermano abbondantemente questo problema; sono giovani che hanno una mentalità convenzionale, antiquata, intrinsecamente vecchia, anche quando per età sono giovani. Oggi abbiamo una schiera di politici (di tutte le età) che proclamano il nuovo o sostengono lo "spazio ai giovani" o che si propongono come "rottamatori", ma in realtà ci ritroviamo con una classe dirigente parecchio più ignorante, senza idee e senza bussola … e i risultati si vedono!!!
CHE FARE? In questo difficile momento economico-sociale per il Paese, bisogna riaffermare il valore del merito e delle capacità contro il nuovismo dilagante; occorre rivalutare l’esperienza e le conoscenze contro una concezione di rinnovamento basata solo sull’età anagrafica delle persone.
Occorre saper ascoltare, saper gestire i problemi e saper trovare delle soluzioni; non basta, dunque, essere giovani o nuovi per dare vita a una buona politica. Bisogna solo esserne capaci, indifferentemente dall’età anagrafica.
In Italia ci sono giovani più bravi dei vecchi e vecchi mentalmente più avanti e bravi dei giovani. Insomma, chi ha idee e proposte si faccia avanti.
L’importante è che a ognuno sia offerta la possibilità più adatta a ciò che è in grado di fare.
Per tutti... occorre capire che l’esperienza conta, che la “maturità” non è solo un esame scolastico o una misura convenzionale, ma nessuno, mai, può presumere di saperne abbastanza”. Per quanto preparati si possa essere su qualsiasi argomento, si rischia di diventare rapidamente stupidi se si dimentica che “non si finisce mai di imparare”.
Dunque, vale la pena di battersi per una politica fatta di scelte responsabili e non di sola immagine: “Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla” (Martin Luther King).

 
Euro Mazzi
(post scritto 7/4/2014)
 
 
 

 

 
 

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