L'Italia
soffre più di altri Paesi un deficit di
classe dirigente in una situazione di profonda
crisi dove urgono nuove idee. Di
fronte a questa situazione si cerca spesso di dare risposte immediate e apparenti che cercano di colpire
immediatamente l’attenzione del cittadino e di catturarne così la simpatia e poi il suo voto.
Euro
Mazzi
La
prima facile soluzione proposta è sempre il nuovismo, cioè l’esaltazione
acritica del nuovo, delle novità, del cambiamento. Il nuovo non è sempre migliore del
vecchio o, meglio, nuovo e vecchio come categorie applicate alla
politica "fanno acqua da tutte le parti"; sono termini applicabili sempre e per
qualunque situazione; sono difficilmente interpretabili e scarsamente
significativi, come capita a tutti i concetti di cui non è sostenibile il
contrario: si può essere contro il nuovo?
Il
nuovismo
è di fatto una “scorciatoia” che evita di spiegare qual è il punto di rottura con il vecchio,
quale tipo di società viene proposta e quali sono le sue caratteristiche. La forte motivazione a cambiare non basta
se manca una analisi e una critica delle cause della crisi e una proposta
articolato per come uscirne.
In
qualunque fase storica, il nuovismo è sempre la stessa cosa, cioè, si
caratterizza per chi la spara più grossa per essere sempre più nuovo e
più fresco degli altri.
In
proposito, Pietro Nenni, parlando del rapporto tra politica e morale, affermava
che “nella politica come nella vita c’è
sempre un puro più puro che ti epura”. Quale migliore definizione dei
professionisti del nuovismo?
La
seconda facile soluzione proposta è il giovanilismo, che è una “scappatoia”: cioè un
modo falso per fingere di risolvere problemi di tutt’altra natura. Il giovanilismo
è una forma di autolesionismo perché ci sarà sempre uno più giovane, e quindi è
un caso da manuale di miopia pura!
E’
un boomerang perché i vecchi rimangono vecchi, mentre i giovani
inevitabilmente invecchiano; se il concetto del giovanilismo fosse accettato, questi
giovani
sarebbero condannati ad avvicinarsi continuamente all’obsolescenza e a essere a
loro volta “rottamati” da uno più giovane.
E’
insensato pensare a politici tutti giovani, rischieremmo di perdere un utile capitale
di esperienza, capacità e conoscenze mentre molto probabilmente i giovani,
formati nelle stesse (spesso perverse e sciocche) abitudini avrebbero gli
stessi difetti dei vecchi, con l’aggiunta di una presuntuosa e
pericolosa arroganza, l’illusione
cioè di essere “nuovi” (o migliori) solo perché hanno qualche anno in meno. E con
l’aggravante di non sapere perché e come si è arrivati a tante distorsioni oggi
dominanti.
Comunque,
se è vero che l’esperienza
è importante (e troppo spesso se ne sottovaluta il valore), non è ragionevole
ostacolare i giovani quando hanno la
capacità di assumere responsabilità superiori a quelle abitualmente attribuite
alla loro età.
Ci
sono imbecilli di tutte le età, così
come persone intelligenti a tutte le
età; non si può “rottamare” un capace solo in favore di uno più giovane di età
ma “senza
cervello” perché questa è una delle idee più insensate e nocive che ci
sia. Una fondamentale stupidità sta nell’affrontare il tema come contrapposizione fra “giovani” e “vecchi”,
soprattutto è sbagliato definire il problema in termini di conflitto
generazionale.
Giovanilismo e nuovismo sono due facce di una stessa medaglia: la politica dell'ignoranza.
Molti
giovani
già arrivati in politica confermano abbondantemente questo problema; sono
giovani che hanno una mentalità
convenzionale, antiquata, intrinsecamente vecchia, anche quando
per età sono giovani. Oggi abbiamo una schiera di politici (di tutte le età)
che proclamano il nuovo o sostengono lo "spazio
ai giovani" o che si propongono come "rottamatori",
ma in realtà ci ritroviamo con una
classe dirigente parecchio più ignorante, senza idee e senza bussola … e i risultati si vedono!!!
CHE FARE? In questo
difficile momento economico-sociale per il Paese, bisogna riaffermare il valore del merito e delle capacità contro
il nuovismo dilagante; occorre rivalutare
l’esperienza e le conoscenze contro una concezione di rinnovamento basata solo
sull’età anagrafica delle persone.
Occorre
saper ascoltare, saper gestire i problemi e saper trovare delle soluzioni; non
basta, dunque, essere giovani o nuovi per dare vita a una buona
politica. Bisogna solo esserne
capaci, indifferentemente dall’età anagrafica.
In
Italia ci sono giovani più bravi dei vecchi
e vecchi mentalmente più avanti e bravi
dei giovani. Insomma, chi ha idee e proposte si faccia avanti.
L’importante
è che a ognuno sia offerta la
possibilità più adatta a ciò che è in grado di fare.
Per
tutti... occorre capire che l’esperienza conta, che la “maturità” non è solo un
esame scolastico o una misura convenzionale, ma nessuno, mai, può presumere di “saperne
abbastanza”. Per quanto preparati si possa essere su qualsiasi
argomento, si rischia di diventare rapidamente stupidi se si dimentica che “non
si finisce mai di imparare”.
Dunque,
vale la pena di battersi per una
politica fatta di scelte responsabili e non di sola immagine: “Può darsi non siate responsabili per la
situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per
cambiarla” (Martin Luther King).
(post scritto 7/4/2014)
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