castelnuovo magra

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domenica 9 novembre 2014

CARRARA-CARRIONE: UN DISASTRO CHE SI RIPETE … LO SPECCHIO DI UN’ITALIA MALATA … L’INDIGNAZIONE DEVE COSTRINGERE AD UN REALE CAMBIAMENTO.

Dopo Genova … ecco Carrara: il crollo dell’argine destro del Carrione è un disastro «fratello» di un altro disastro: Prima Genova ora Carrara; ma è fratello gemello di un precedente disastro, nello stesso fiume.
Nel 2003, nella disastrosa alluvione in cui ci fu una vittima nel centro città, il fiume aveva esondato soprattutto nella zona di Carrara Centro. Nel 2012, sempre a novembre, due distinte alluvioni: la prima in zona Bonascola (reticolo di fossi tombati saltati via) e zona Battilana (con il famoso muraglione della linea gotica spezzato), con il Carrione che aveva provocato danni limitati subito a valle del centro storico, a San Martino. Nella seconda, a fine novembre 2012, gli argini avevano ceduto subito sotto la via Aurelia, come nel 1985 (500 metri più a monte di dove sono crollati oggi).


Questa volta il crollo ha riguardato un pezzo dell’argine destro del Carrione,  stessa dinamica di quello precedente, il muro dell’argine che si sgretola perché probabilmente è fatto male, il materiale non adeguato, il progetto è forse scadente; il risultato è che il Carrione si ribalta e il torrente vomita acqua e fango e tutta la zona fino a Marina di Carrara va alluvionata. Un argine che si è sgretolato come fosse cartongesso provocando un’alluvione che solo per un miracolo non ha provocato vittime ma ha messo in ginocchio numerose imprese e centinaia di famiglie.
Si registrano migliaia di alluvionati sfollati; i danni sono enormi; la gente si sente indifesa ed è aumentata la paura.
La procura ha sequestrato il muro crollato e proprio la prima analisi è sconcertante: in pratica pare che per innalzare l’argine era stato “incollato“ male il muro nuovo che poggiava su quello vecchio, costruito negli anni ’50 e che fungeva da base o fondamento.
Durante una diretta di RaiNews24 è stato mostrato quanto friabile fosse al suo interno la parte alta dell'argine, composto per lo più da un materiale bianco almeno molto simile al polistirolo. Speriamo che una volta tanto l’inchiesta porti ad individuare responsabilità precise e chiare e che amministrativamente e politicamente qualcuno chieda scusa e con un inchino si DIMETTA e lasci la “poltrona”.
Adesso i responsabili devono pagare, come devono essere sanzionati coloro che avevano il dovere di controllare i lavori svolti e non l’hanno fatto nonostante le preoccupazioni manifestate più volte in passato dai cittadini rimaste inascoltate e ignorate.
Adesso bisogna immediatamente dare un nome ed un volto a coloro che hanno giocato sul futuro e sulla pelle dei carraresi evitando di arrivare a salvare i futuri indagati con la prescrizione come successo in passato.
Resta il fatto che l'argine, rifatto nel 2009, sia crollato in un determinato tratto di 150 metri, dove la forza del torrente Carrione non era maggiore rispetto al resto del suo corso.
Resta il fatto che c’erano state segnalazioni di infiltrazioni. Ben prima del disastro, però, in tanti avevano sospettato che l’argine avesse, per così dire dei problemi. Perché nessuno ha verificato?
Ci si lamenta spesso della mancanza di denaro per fare le opere, ma in questo caso sono stati spesi milioni (pare oltre quattro milioni di euro) … per un lavoro progettato e/o fatto sicuramente male.
Certo è piovuto tanto in poche ore, ma in questo caso i soldi sono stati spesi e gli interventi fatti …non doveva crollare quell’argine!!!
Dunque, il problema è che non funziona più il sistema degli appalti pubblici in Italia.
Per far fronte ai rischi idrogeologici sempre più frequenti e drammatici non è sufficiente sbloccare le risorse e le opere, perché quando gli appalti rispondono a logiche vecchie e la progettazione è di così basso livello, ogni nuovo intervento è inefficace e fa solo spendere inutilmente il denaro pubblico: così poi aumenta il debito pubblico e aumenta la pressione fiscale … e comunque i rischi di insicurezza aumentano per tutti.
È necessario investire per la messa in sicurezza del territorio, attraverso la delocalizzazione delle strutture dalle aree esposte a maggiore pericolo, restituendo spazio ai corsi d’acqua, attuando una corretta gestione tanto delle aree montane e boschive che delle  città,  realizzando la stombatura e la manutenzione dei fossi e dei canali, il ripristino delle aree di esondazione. E’ assolutamente necessario, inoltre, che gli interventi siano studiati e ragionati a scala di tutto il bacino e non su situazioni particolari. Ma altresì occorre fermare il consumo di suolo che ancora oggi imperversa, e rendere inedificabili le aree a rischio anche dopo la loro messa in sicurezza.
Ci vuole un cambio collettivo di mentalità, bisogna ritornare ad un rispetto effettivo del territorio sul quale viviamo e facciamo crescere le future generazioni.
Insomma, le vicende alluvionali che hanno interessato il Carrione, nei suoi 20 chilometri scarsi di lunghezza, evidenziano errori, sviste, omissioni e peccati che ne fanno a pieno titolo un fiume molto, ma molto, italiano, anzi un vero specchio di una Italia malata.  
Adesso a prevalere è un grande sentimento di rabbia. La situazione complessiva è grave: l'emergenza legata alle alluvioni è a tutti gli effetti diventata vera e propria emergenza democratica, perché la fiducia dei cittadini nelle istituzioni non tiene più: il patto che lega i cittadini allo Stato è fondato proprio sulla sicurezza, della vita e delle proprietà, che lo Stato ora dimostra di non garantire più. Se si va avanti così … NO!!! NO!!! NO !!! SI DEVE CAMBIARE.
Euro Mazzi

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