L'alluvione
che ha colpito Genova nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2014 quando il
Bisagno e il rio Fereggiano sono usciti dagli argini e, come nel 2011, in pochi
minuti l’acqua ha raggiunto il centro città causando un morto e gravi danni
alla città, rappresenta purtroppo lo specchio
di un Paese malato: l’Italia.
Il
dopo alluvione a Genova ha lasciato spazio alle polemiche. I cittadini e i
commercianti sono infuriati contro l’amministrazione comunale, regionale e le
varie autorità.
Il
sindaco della città, Marco Doria, è
stato pesantemente contestato dai cittadini: “Sindaco, mettiti a spalare”
oppure “dimettiti” gli hanno urlato. Il primo cittadino si è detto disposto a
dimettersi, “Se questo servisse” ha spiegato … Non lo ha ancora fatto, anzi ha cercato giustificazioni: mancato
allarme alluvione da parte di Arpal, la fragilità del territorio genovese, i
ritardi della burocrazia, ecc.
Cose
vere ma parziali.
Qualcuno
infatti ricorda le alluvioni disastrose del 1953 e quelle del 1970, i lavori
avviati fin dal 1980 con notevoli stanziamenti che hanno prodotto poca
sicurezza rispetto al rischio idrogeologico del territorio. Qualcuno ricorda
che i cambiamenti climatici hanno oramai aumentato i rischi di alluvioni in un
territorio come quello genovese caratterizzato da coste esigue e monti a picco
sul mare. Infatti abbiamo avuto fenomeni alluvionali in tempi più ristretti:
una alluvione nel 2011 e una nel 2014 …
e qualcuno ipotizza che per ogni anno futuro i genovesi dovranno
convivere con i rischi di altre gravose alluvioni.
Genova
è una città costruita male, una urbanizzazione che ha invaso il letto di ogni corso
d’acqua e ha reso impermeabile una porzione sempre più estesa di terreno che
prima era permeabile e tratteneva l’acqua. Si contano oltre un centinaio di
corsi d’acqua “tombati”; a Borgo Incrociati, dove vi è stato il morto, il fiume
entra nella copertura e la capacità d’acqua passa da 1250 metri cubi al secondo
a circa 700 metri cubi al secondo … da questa strozzatura il torrente esonda … è
inevitabile!!! Il problema delle alluvioni può esplodere ogni anno, perché
Genova è costruita male e l’alluvione di Genova era scritta nel muro delle
facili previsioni. La città è “incazzata nera”.
Se
alla mancanza di spazio aggiungete la incapacità dei politici di avere un
progetto programmatico generale sulla città, le carenze di pianificazione dei
tecnici, la lentezza e l’insipienza della burocrazia … ecco che avete la ricetta che spiega quasi
tutti i disastri.
Ma
deve essere chiaro che non sono solo gli
amministratori la vera casta, in essa vanno ricompresi anche i burocrati, i
funzionari e gli impiegati della pubblica amministrazione, intoccabili,
insindacabili, ingiudicabili. Un esempio basta: nel 2007 viene approvato il
progetto definitivo per lo scolmatore del torrente Bisagno per l’importo di €
230.3765.126,52, poi si passa ai lotti e qui si entra nella burocrazia pura …
ma poco si è fatto. Insomma, sperperi e appalti inutili in 20 anni di cantieri
mai finiti, una catena delle responsabilità paurosa costituita da: promesse mai
mantenute, appalti con ricorsi, pagamenti inutili e lavori mai eseguiti, ecc.
Alla fine paga solo un “capro espiatorio” e gli latri continuano come prima …
tutti colpevoli … nessun colpevole …
Certo,
si devono fare gli scolmatori e vanno ricalcolare le portate dei torrenti, ma i
lavori non saranno finiti prima del 2020, a essere ottimisti. Se anche non ci
fosse stato il ricorso al Tar della ditta che aveva perso l’appalto, se anche
il Tar non fosse stato lento, quello che è accaduto il 9-10/10/2014 non avrebbe
potuto essere evitato.
Deve
essere chiaro per tutti che non ci sono soluzioni semplici. Su un punto non
esiste dubbio: che fra qualche giorno poi tutto rientrerà nella routine del
disinteresse.
Fatta
questa doverosa premessa, vorrei affrontare un aspetto particolare che riguarda
il rapporto del sindaco Marco Doria con Castelnuovo Magra. Il 6/2/2014 (a pochi
giorni dal referendum del 9/2/14) il Sindaco Doria ha partecipato ad un
convegno organizzato da ANCI Liguria presso Calunae (Azienda Agricola Bosoni).
Il Presidente di ANCI Liguria e Sindaco di Genova Marco Doria si era così
espresso: "La mia presenza a questo
incontro nasce proprio per rassicurare i
cittadini sulla bontà di questa operazione e per confermare la vicinanza di
ANCI agli amministratori di Castelnuovo Magra e Ortonovo". Anche
il Vicepresidente
di ANCI Liguria Roberto Levaggi (Sindaco di Chiavari) così si
esprimeva: "Il processo di fusione
avviato dai Comuni di Castelnuovo Magra e Ortonovo rappresenta un'esperienza unica
nella nostra regione che mi auguro possa
essere di esempio per altre realtà del territorio". Meno male che
i castelnovesi non hanno creduto a queste rassicurazioni …
Ora
ciò che all’epoca sostenni in merito a questa iniziativa era: a) Doria (come
altri) avevano commesso una grave
interferenza da parte di amministratori di altre città su problematiche
tipicamente locali, di cui non conoscevano né la realtà né le articolazioni; b)
che Doria (come altri intervenuti) avevano
tanti problemi a casa loro di cui occuparsi e preoccuparsi, tra cui quelle
derivanti dall’alluvione del 2011.
Appunto.
All’epoca avevo visto giusto a stigmatizzare questa invasione di campo per fini
puramente ideologici e di schieramento partitocratico. Ripeto oggi quello che
dissi allora: Doria avrebbe dovuto preoccuparsi di più dei problemi legati alla
messa in sicurezza del territorio comunale genovese per “mitigare” (e nessuno
gli rimprovera l’eliminazione …) i rischi derivanti dalle alluvioni … ma sicuramente non era compito di Doria di
venire qui per preoccuparsi di “rassicurare” i castelnovesi.
Con
questo, non si vuole negare il diritto di opinione … ma quello di allora fu “pura invasione di campo”, nulla a che
fare con il doveroso e utile confronto di idee, di progetti e di impostazione
politica. Infatti all’epoca contestai proprio la mancanza di confronto politico
in merito. Avrei valutato positivamente se allora Doria avesse accettato un
confronto con gli esponenti del comitato “Teniamoci Castelnuovo” invece di
partecipare solo ad una manifestazione di pura propaganda ideologica e di
partito, quando invece avrebbe dovuto preoccuparsi dei problemi gravi e di non
facile soluzione che presenta la città di Genova di cui è sindaco e di cui ha
il dovere di preoccuparsi … invece di perdere tempo con la fusione per rassicurare
i Castelnovesi.
Ora
qualcuno potrebbe obiettare che questa “invasione di campo” è un peccato
veniale rispetto a quello “mortale” del poco fatto come amministratore di
Genova … ma in realtà questo è uno dei problemi di una classe politica che si preoccupa solo del consenso, non della
gestione.
E
mi spiego: uno dei problemi di fondo è l’incapacità
della attuale classe politica nell’affrontare la situazione, o meglio è la
sua SUPERFICIALITÀ, il ricorrere a
slogan, a belle frasi fatte, alla pura cura dell’apparire e non della ricerca
di essere un buon amministratore. Oramai si ricerca l’amministratore
“giovane” solo perché si presenta meglio e non perché è capace ed in grado di
ben “governare”. Solo apparenza, pura cura dell’immagine … non c’è altro!!!
Per
esempio, i problemi della micro industria o del piccolo commercio, l’assetto
del territorio attorno a un fiumiciattolo sono fatiche immense, richiedono ore
di lavoro, di studio, di concentrazione, mentre il ritorno in termini
elettorali e di visibilità è assai misero. Per non dire che raspare il fondo di
un torrente non è glamour, non fa
titoli sui giornali, non dà occasioni da foto, da comizi.
Nessuno
mi leva dalla testa che solo la convergenza di interessi economici, politici e
banalmente di vanagloria ha fatto preferire le opere edili a quelle di
manutenzione idrica. … vedi Genova … ma qui in Val di Magra non è la stessa
cosa??? E i risultati sono appunto i disastri idrogeologici, le alluvioni, la
conta dei danni, gli interventi di somma urgenza, ecc..
Così
pure la venuta di Doria a Castelnuovo è
stata pura “vetrina” per una partitocrazia che ricerca la ribalta mediatica,
che fa solo annunci, che produce belle immagini … che purtroppo raccoglie voti
(e per loro è ciò che conta) grazie ad
un oliato sistema clientelare … A noi invece piace capire e studiare,
ricercare soluzioni e organizzare le risposte e ciò non paga elettoralmente né
mediaticamente …
Ecco
perché un vero cambiamento parte da una “rivoluzione culturale” che sappia
riportare la capacità di progettare, programmare, pianificare ed eseguire in
modo efficace ed efficiente al centro della politica al fine di evitare che
salti tutto poiché quando esiste una sensazione di generale impotenza e che non
ci sia qualcuno a cui dare la colpa, prima o poi esplode la rabbia, la
violenza, il disordine, l’odio tribale … e allora sono guai per tutti.
Euro Mazzi
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