Con
delibera del Consiglio Comunale di Ortonovo n. 4 del 18/2/15 è stata approvata
l’attivazione del procedimento relativo al mutamento della denominazione
comunale da Ortonovo a Luni mediante l’indizione da parte della Regione Liguria
di apposito referendum consultivo tra la popolazione del Comune di Ortonovo.
Pur
rispettando l’autonomia politica e amministrativa del Consiglio Comunale di
Ortonovo nel proporre un cambiamento nella denominazione del proprio Comune, la scelta del nuovo nome “LUNI” impone però
anche ai non ortonovesi una riflessione, poiché tale nome ritengo non possa
identificare un solo comune, ma semmai una zona molto più vasta.
Luni è un
patrimonio culturale e storico appartenente a tutta l’area della Lunigiana
storica e non del solo comune di Ortonovo.
Se
è vero che il toponimo Luni si ritrova legato all’area archeologica dell’antica
città di Luni che emerge tutto nel territorio comunale di Ortonovo, altrettanto
è vero che attorno a Luni si è sviluppata una specifica organizzazione
territoriale romana (la colonizzazione), formatasi per aggregazioni successive
di territori (ancora visibile oggi nella piana del Magra per esempio con la
viabilità e la centuriazione romana); la colonizzazione agricola romana è
attestata del resto anche dalla toponomastica.
Inoltre,
non solo Ortonovo, ma tutti gli altri
comuni limitrofi (Castelnuovo, Fosdinovo, Sarzana, ecc.) sono direttamente
sorti dalla decadenza dell’antica città di Luni.
In
epoca cristiana Luni è stata sede della Diocesi, ma a partire dal XII secolo i
vescovi posero sempre più spesso la loro residenza a Sarzana a causa della
progressiva decadenza di Luni. Ma nei secoli successivi i vescovi non
rispettarono sempre la loro residenza, ponendo la sede qua e la nella
diocesi (per esempio a Castelnuovo)
finché l'obbligo della residenza a Sarzana fu sancito con una bolla di papa
Paolo II del 1465 che stabilì anche che i vescovi portassero il titolo di
Luni-Sarzana.
Comunque,
in larghi tratti nella circoscrizione della Lunigiana medievale (diocesi e
comitato in larghi termini coincidenti) vi è stata una certa continuità con il
territorio della colonia di Luni.
Già
in epoca fascista si era posto questo problema e l’allora più volte sindaco di
Castelnuovo, prof. Michele Ferrari, scrisse nel 1926 un opuscolo intitolato “Osservazioni storiche circa la pretesa del
Comune di Ortonovo ad assumere il nome di Luni” in cui venivano chiaramente sostenute come infondate le pretese di Ortonovo di
assumere la denominazione di Luni.
La
stessa Chiesa nel 1975, su decisione della Congregazione dei vescovi, faceva
diventare Luni una diocesi titolare, cioè è rimasto il “titolo” diocesano, ma
privato di un territorio, il quale (oramai coincidente con la Provincia di La
Spezia fin dal 1959) invece rimaneva alle tre diocesi: La Spezia, Sarzana e
Brugnato con un solo Vescovo.
Dunque,
la stessa Chiesa, privando la diocesi di
Luni del suo territorio, ha riconosciuto la valenza storico-culturale di Luni;
mentre la delibera n. 4/2015 del Consiglio Comunale di Ortonovo vuole restringere a mero aspetto amministrativo la
denominazione di Luni, facendola coincidere con il solo territorio dell’attuale
Comune di Ortonovo.
Già
in occasione del referendum per la fusione di Ortonovo con Castelnuovo Magra (9/2/2014)
avevo criticato il tentativo di abbinare l'antico toponimo di Luni alle due
realtà comunali, in quanto Luni è al
tempo stesso un'entità troppo piccola, in quanto è solo una frazione del
comune di Ortonovo, ma anche troppo
grande per circoscriverla ai soli Ortonovo e Castelnuovo. Infatti, la
civiltà lunense ha permeato un'area che va dal passo della Cisa sino alla
Spezia, alla Versilia da un lato e al parmense dall'altro: un vasto territorio
che, non a caso, è ancora oggi chiamato Lunigiana
storica.
La valorizzazione
di Luni è un compito che non può essere lasciato soltanto ad Ortonovo ed,
eventualmente, a Castelnuovo; è un patrimonio che tutti gli altri enti
territoriali locali interessati devono valorizzare adeguatamente, sicuramente di
più e meglio rispetto al poco e male che è stato fatto fino ad oggi.
Se
si guarda il degrado e l’abbandono
attuale dell’area archeologica e delle aree circostanti, recentemente
investite anche da gravi eventi calamitosi, stupiscono le affermazioni
contenute nella delibera sostenenti che l’Amministrazione ortonovese abbia “sempre avuto come obiettivo politico
strategico, quello di valorizzare la zona archeologica di Luni” … sarà, ma
non si è visto gran che fino ad oggi!!!
E’ puerile
pensare che basti chiamare “Luni” il Comune di Ortonovo per comportare una
automatica valorizzazione del sito archeologico; il cambio di
nome non potrà portare un meccanico sviluppo del brand Luni, che già oggi
viene sviluppato per esempio dai viticultori proprio in quanto entità culturale
e non realtà amministrativa. Un progetto di marketing territoriale si sostanza
di ben altri elementi, ma non certamente di un semplice cambio di
denominazione.
Mi pare che gli Amministratori
ortonovesi, invece di affrontare con decisione le gravi problematiche connesse
all’assetto del territorio, oppure quelle relative agli equilibri
economico-finanziario del Comune, oppure quelle conseguenti alla gestione delle
opere pubbliche, si dedichino a problematiche inesistenti nel panorama delle urgenze
e delle prioritarie necessità della popolazione di Ortonovo.
Con
il cambio di denominazione non si costituirà “un importante volano economico-finanziario per il Comune e quindi per
la cittadinanza ortonovese” perché la procedura avviata è una pura questione
di denominazione amministrativa che non permetterà di per sé di sviluppare
nuove iniziative imprenditoriali o occupazionali.
Ma
poi perché cancellare dal novero delle
istituzioni pubbliche il Comune di Ortonovo, depositario di una lunga
tradizione e di una sedimentazione culturale sviluppatasi nei secoli?
Nell’epoca
della globalizzazione è necessario non perdere i riferimenti tradizionali come
sono le istituzioni comunali, perché queste rappresentano la nostra identità e
la nostra storia, impedendo la disgregazione dei rapporti sociali, quale
potente collante per un ordinato sviluppo e una pacifica convivenza.
Comunque,
la Costituzione prevede un referendum popolare obbligatorio e, dunque, agli
ortonovesi spetta il compito di decidere in merito, nella speranza che tale
decisione (positiva o negativa o di astensione) sia il frutto di consapevolezza e di partecipazione e non di un deserto
di confronti e dibattiti.
Euro Mazzi
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