castelnuovo magra

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martedì 10 marzo 2015

LUNI È UN PATRIMONIO CULTURALE E STORICO APPARTENENTE A TUTTA L’AREA DELLA LUNIGIANA STORICA E NON DEL SOLO COMUNE DI ORTONOVO

Con delibera del Consiglio Comunale di Ortonovo n. 4 del 18/2/15 è stata approvata l’attivazione del procedimento relativo al mutamento della denominazione comunale da Ortonovo a Luni mediante l’indizione da parte della Regione Liguria di apposito referendum consultivo tra la popolazione del Comune di Ortonovo.
Pur rispettando l’autonomia politica e amministrativa del Consiglio Comunale di Ortonovo nel proporre un cambiamento nella denominazione del proprio Comune, la scelta del nuovo nome “LUNI” impone però anche ai non ortonovesi una riflessione, poiché tale nome ritengo non possa identificare un solo comune, ma semmai una zona molto più vasta.
Luni è un patrimonio culturale e storico appartenente a tutta l’area della Lunigiana storica e non del solo comune di Ortonovo.

Se è vero che il toponimo Luni si ritrova legato all’area archeologica dell’antica città di Luni che emerge tutto nel territorio comunale di Ortonovo, altrettanto è vero che attorno a Luni si è sviluppata una specifica organizzazione territoriale romana (la colonizzazione), formatasi per aggregazioni successive di territori (ancora visibile oggi nella piana del Magra per esempio con la viabilità e la centuriazione romana); la colonizzazione agricola romana è attestata del resto anche dalla toponomastica.
Inoltre, non solo Ortonovo, ma tutti gli altri comuni limitrofi (Castelnuovo, Fosdinovo, Sarzana, ecc.) sono direttamente sorti dalla decadenza dell’antica città di Luni.
In epoca cristiana Luni è stata sede della Diocesi, ma a partire dal XII secolo i vescovi posero sempre più spesso la loro residenza a Sarzana a causa della progressiva decadenza di Luni. Ma nei secoli successivi i vescovi non rispettarono sempre la loro residenza, ponendo la sede qua e la nella diocesi  (per esempio a Castelnuovo) finché l'obbligo della residenza a Sarzana fu sancito con una bolla di papa Paolo II del 1465 che stabilì anche che i vescovi portassero il titolo di Luni-Sarzana.
Comunque, in larghi tratti nella circoscrizione della Lunigiana medievale (diocesi e comitato in larghi termini coincidenti) vi è stata una certa continuità con il territorio della colonia di Luni.
Già in epoca fascista si era posto questo problema e l’allora più volte sindaco di Castelnuovo, prof. Michele Ferrari, scrisse nel 1926 un opuscolo intitolato “Osservazioni storiche circa la pretesa del Comune di Ortonovo ad assumere il nome di Luni” in cui venivano chiaramente sostenute come infondate le pretese di Ortonovo di assumere la denominazione di Luni.
La stessa Chiesa nel 1975, su decisione della Congregazione dei vescovi, faceva diventare Luni una diocesi titolare, cioè è rimasto il “titolo” diocesano, ma privato di un territorio, il quale (oramai coincidente con la Provincia di La Spezia fin dal 1959) invece rimaneva alle tre diocesi: La Spezia, Sarzana e Brugnato con un solo Vescovo.
Dunque, la stessa Chiesa, privando la diocesi di Luni del suo territorio, ha riconosciuto la valenza storico-culturale di Luni; mentre la delibera n. 4/2015 del Consiglio Comunale di Ortonovo vuole restringere a mero aspetto amministrativo la denominazione di Luni, facendola coincidere con il solo territorio dell’attuale Comune di Ortonovo.
Già in occasione del referendum per la fusione di Ortonovo con Castelnuovo Magra (9/2/2014) avevo criticato il tentativo di abbinare l'antico toponimo di Luni alle due realtà comunali, in quanto Luni è al tempo stesso un'entità troppo piccola, in quanto è solo una frazione del comune di Ortonovo, ma anche troppo grande per circoscriverla ai soli Ortonovo e Castelnuovo. Infatti, la civiltà lunense ha permeato un'area che va dal passo della Cisa sino alla Spezia, alla Versilia da un lato e al parmense dall'altro: un vasto territorio che, non a caso, è ancora oggi chiamato Lunigiana storica.
La valorizzazione di Luni è un compito che non può essere lasciato soltanto ad Ortonovo ed, eventualmente, a Castelnuovo; è un patrimonio che tutti gli altri enti territoriali locali interessati devono valorizzare adeguatamente, sicuramente di più e meglio rispetto al poco e male che è stato fatto fino ad oggi.
Se si guarda il degrado e l’abbandono attuale dell’area archeologica e delle aree circostanti, recentemente investite anche da gravi eventi calamitosi, stupiscono le affermazioni contenute nella delibera sostenenti che l’Amministrazione ortonovese abbia “sempre avuto come obiettivo politico strategico, quello di valorizzare la zona archeologica di Luni” … sarà, ma non si è visto gran che fino ad oggi!!!
E’ puerile pensare che basti chiamare “Luni” il Comune di Ortonovo per comportare una automatica valorizzazione del sito archeologico; il cambio di nome non potrà portare un meccanico sviluppo del brand Luni, che già oggi viene sviluppato per esempio dai viticultori proprio in quanto entità culturale e non realtà amministrativa. Un progetto di marketing territoriale si sostanza di ben altri elementi, ma non certamente di un semplice cambio di denominazione.
Mi pare che gli Amministratori ortonovesi, invece di affrontare con decisione le gravi problematiche connesse all’assetto del territorio, oppure quelle relative agli equilibri economico-finanziario del Comune, oppure quelle conseguenti alla gestione delle opere pubbliche, si dedichino a problematiche inesistenti nel panorama delle urgenze e delle prioritarie necessità della popolazione di Ortonovo.
Con il cambio di denominazione non si costituirà “un importante volano economico-finanziario per il Comune e quindi per la cittadinanza ortonovese” perché la procedura avviata è una pura questione di denominazione amministrativa che non permetterà di per sé di sviluppare nuove iniziative imprenditoriali o occupazionali.
Ma poi perché cancellare dal novero delle istituzioni pubbliche il Comune di Ortonovo, depositario di una lunga tradizione e di una sedimentazione culturale sviluppatasi nei secoli?
Nell’epoca della globalizzazione è necessario non perdere i riferimenti tradizionali come sono le istituzioni comunali, perché queste rappresentano la nostra identità e la nostra storia, impedendo la disgregazione dei rapporti sociali, quale potente collante per un ordinato sviluppo e una pacifica convivenza.
Comunque, la Costituzione prevede un referendum popolare obbligatorio e, dunque, agli ortonovesi spetta il compito di decidere in merito, nella speranza che tale decisione (positiva o negativa o di astensione) sia il frutto di consapevolezza e di partecipazione e non di un deserto di confronti e dibattiti.
Il Consigliere Comunale di Castelnuovo Magra
Euro Mazzi

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