Nell’analisi
della notizia relativa al primato ligure
della benzina più cara d’Italia (e … probabilmente d’Europa), primato
dovuto anche all’introduzione dell’addizionale di 6,1 centesimo per far fronte
alle spese derivanti dalle alluvioni del 2011, era stato evidenziato come il
prezzo complessivo della benzina che si paga al distributore sia il frutto di
una somma: ai vari costi specifici per la produzione e commercializzazione della
benzina (i quali incidono per circa il 30%), deve essere aggiunto il peso delle
tasse (per il restante 70%), di cui le varie accise pesano per il 52%.
Nel
2014 la crescente pressione fiscale
sulla benzina incide per oltre 1€
per litro, mentre il prezzo medio industriale della verde ha subito un
rincaro del 9%, nel 2012 è stato di 0,759€/l, le accise e l’IVA hanno goduto di
un incremento del 20%. Quindi le nostre auto sono dei gioielli, basti pensare a
quanto si spende tra manutenzione, assicurazione, bollo, parcheggi, pedaggi e
carburante … In pratica, p stato calcolato che mediamente per le quattro ruote
private se ne va circa il 13% del reddito complessivo delle famiglie italiane:
soltanto per avere un tetto e per alimentarci spendiamo di più.
L’alto
costo della benzina e la crisi, però, hanno comportato una marcata flessione dei
consumi di benzina, un calo di immatricolazioni di auto, determinando così per
esempio la crisi del settore
automobilistico.
A
cavallo degli anni 80 l'economista americano Arthur Laffer ha sottolineato l'effetto boomerang degli incrementi di
imposizione fiscale sulle stesse entrate complessive a causa dell'effetto
dissuasivo dei prezzi quando crescono troppo per colpa del fisco. Ecco subito
un esempio di questo effetto. Nel solo 2013 lo Stato ha perso 999 milioni di
gettito fiscale derivante dalla benzina (-2,7%) quale differenza tra i 36,539
miliardi di euro incamerati nel 2012 ed i 35,540 miliardi del 2013. Appunto … l'effetto
boomerang!!! Del resto, il sistema di
tassazione adottato in Italia è senza ombra di dubbio il più vessatorio tra
quelli adottati dagli altri Paesi dell'Unione Europea.
Ma
torniamo alla Liguria. Le accise regionali sono state istituite per la Liguria
con la legge regionale n.2/2006 che si applica, in aggiunta alle imposte
erariali, alla benzina erogata dagli impianti di distribuzione ubicati sul territorio
della Regione Liguria (così come previsto dalla legge n.158/1990 e successive).
L'imposta è a carico del consumatore finale al momento del rifornimento di
carburante ed è riscossa dal gestore dell'impianto di distribuzione che ha
l'obbligo del riversamento alle casse regionali.
L'imposta
è dovuta alla Regione Liguria per ogni litro di benzina erogato. La misura
dell'imposta è attualmente fissata in 6,1 centesimi in considerazione del fatto
che permangono necessità di copertura finanziaria per gli interventi di
ripristino e messa in sicurezza delle zone colpite da eventi alluvionali;
quindi, per l’anno 2014 viene mantenuto l’incremento dell’aliquota regionale sull’imposta
sulla benzina stabilita dalla legge regionale del novembre 2011.
L’incasso della
Regione ammonta a circa 7 milioni di euro annui che dovrebbero essere utilizzati per
interventi riguardanti il dissesto idrogeologico, specie interventi sulle
strade.
Ed
è proprio qui il problema: verificare come sono stati spese queste risorse.
Sarebbe
troppo sbrigativo far notare che dopo l’alluvione del 2011 la Liguria ha avuto
altre alluvioni, la più grave delle quali proprio nel 2014 le quali “misteriosamente”
hanno colpito sempre nel medesimo luogo … quindi gli interventi previsti dopo
il 2011 quanto meno non sono stati efficaci.
Ma
la cosa più preoccupante è che una parte di questi lavori sono finiti già sotto
inchiesta, come per esempio è avvenuto nel luglio 2014 per quanto riguarda i
lavori post alluvione realizzati nel Comune di Monterosso e nelle Cinque Terre.
A distanza di quasi tre anni dall'alluvione che provocò 11 morti, solo
nello spezzino, la procura ha acceso i riflettori sui lavori che sono
stati realizzati. Sotto accusa sono da una parte le “risorse economiche” erogate
in condizione di somma urgenza per l'esecuzione dei lavori post-alluvione; dall’altra,
le modalità sia degli appalti (la somma urgenza permette la possibilità di
affidare i lavori direttamente alle imprese senza una progettazione preliminare
e le gare di appalto) che della esecuzione dei lavori stessi (predisposizione
di atti falsi per contabilizzare sia lavori inesistenti che falsi stati di
avanzamento lavori e, successivamente, per certificare la regolare esecuzione e
il collaudo delle opere).
Non
si può generalizzare e ogni opera va monitorata ed esaminata caso per caso, ma
queste inchieste fanno capire i rischi che sono insiti nella gestione di
risorse “aggiuntive” che proprio le accise regionali sulla benzina mettono a
disposizione degli Enti Locali per interventi
di tutela del territorio dai rischi idrogeologici.
Ma
non ci sono solo i lavori di “somma urgenza” sotto inchiesta. Il crollo degli
argini appena rifatti sia del Carrione in Avenza che del Parmignola (tra
Ortonovo e Sarzana e Carrara) aprono scenari inquietanti su come vengono spese
le “risorse” messe a disposizioni degli Enti Locali.
I
danni provocati dall’alluvione del novembre 2014 (distruzione di beni,
allagamenti, gestione sfollati, ecc.) in gran parte derivano da opere pubbliche
(in questo caso gli argini …) che non hanno retto all’aumento della portata dei
due torrenti. Qui non si trattava di “rischio idrogeologico”, ma semplicemente
di opere realizzate in modo inadeguato rispetto alle esigenze, inadeguatezza
oggettivamente dimostrata appunto dalla rottura di argini appena rifatti e
collaudati.
In
conclusione, le tasse sulla benzina non sono solo un salasso per le tasche dei
cittadini, sono anche un vero blocco allo sviluppo operato dall’intervento
statale con le tasse, ma sono anche la linfa vitale che permette al sistema
clientelare di continuare a svilupparsi e crescere grazie alla gestione degli
appalti che queste “risorse” aggiuntive permettono.
Se
non si spezza questa catena … la nave Italia rischia di affondare sotto il peso
di un enorme debito pubblico che genera interessi annui pari a oltre 80
miliardi di euro che, nonostante le manovre delle varie finanziarie annali non
riusciamo a far diminuire, ma anzi cresce inesorabilmente.
Ripeto
l’alternativa a questo perverso circolo
vizioso ci sarebbe: la riduzione della spesa pubblica e la sua riqualificazione
per assicurare una maggiore efficienza ed efficacia all’intervento pubblico.
Gli
interventi di riduzione della spesa pubblica, però, non bastano da soli, ma devono
essere accompagnati da misure di efficientamento e di controllo sulla efficacia
degli interventi stessi, poiché appunto se poi le opere pubbliche realizzate
costano sempre più care e non producono benefici … come gli esempi degli argini
crollati del Carrione e del Parmignola dimostrano … allora si continuerà a
buttare via i soldi (pochi o tanti che siano buttati) … ma non solo … si creeranno
ulteriori disagi e necessità di nuovi interventi sul versante fiscale … e il
debito pubblico continuerà ad aumentare, obbligando pertanto i governanti di
turno ad imporre ulteriori nuove tasse.
Ecco
allora perché occorre una classe politica capace, preparata ed esperta … rarità
assoluta per l’Italia attuale. Purtroppo!!!
Bisogna
svegliarsi e agire prima che sia troppo tardi. Euro Mazzi
(fine seconda parte)
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