castelnuovo magra

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domenica 22 febbraio 2015

TASSE SULLA BENZINA, RISCHIO IDROGEOLOGICO E LAVORI FATTI MALE: LA BEFFA DI UN SALASSO FISCALE E DI UN SISTEMA CLIENTELARE … UN PAESE PROFONDAMENTE MALATO.

Nell’analisi della notizia relativa al primato ligure della benzina più cara d’Italia (e … probabilmente d’Europa), primato dovuto anche all’introduzione dell’addizionale di 6,1 centesimo per far fronte alle spese derivanti dalle alluvioni del 2011, era stato evidenziato come il prezzo complessivo della benzina che si paga al distributore sia il frutto di una somma: ai vari costi specifici per la produzione e commercializzazione della benzina (i quali incidono per circa il 30%), deve essere aggiunto il peso delle tasse (per il restante 70%), di cui le varie accise pesano per il 52%.
Nel 2014 la crescente pressione fiscale sulla benzina incide per oltre 1€ per litro, mentre il prezzo medio industriale della verde ha subito un rincaro del 9%, nel 2012 è stato di 0,759€/l, le accise e l’IVA hanno goduto di un incremento del 20%. Quindi le nostre auto sono dei gioielli, basti pensare a quanto si spende tra manutenzione, assicurazione, bollo, parcheggi, pedaggi e carburante … In pratica, p stato calcolato che mediamente per le quattro ruote private se ne va circa il 13% del reddito complessivo delle famiglie italiane: soltanto per avere un tetto e per alimentarci spendiamo di più.


L’alto costo della benzina e la crisi, però, hanno comportato una marcata flessione dei consumi di benzina, un calo di immatricolazioni di auto, determinando così per esempio la crisi del settore automobilistico.
A cavallo degli anni 80 l'economista americano Arthur Laffer ha sottolineato l'effetto boomerang degli incrementi di imposizione fiscale sulle stesse entrate complessive a causa dell'effetto dissuasivo dei prezzi quando crescono troppo per colpa del fisco. Ecco subito un esempio di questo effetto. Nel solo 2013 lo Stato ha perso 999 milioni di gettito fiscale derivante dalla benzina (-2,7%) quale differenza tra i 36,539 miliardi di euro incamerati nel 2012 ed i 35,540 miliardi del 2013. Appunto … l'effetto boomerang!!! Del resto, il sistema di tassazione adottato in Italia è senza ombra di dubbio il più vessatorio tra quelli adottati dagli altri Paesi dell'Unione Europea.
Ma torniamo alla Liguria. Le accise regionali sono state istituite per la Liguria con la legge regionale n.2/2006 che si applica, in aggiunta alle imposte erariali, alla benzina erogata dagli impianti di distribuzione ubicati sul territorio della Regione Liguria (così come previsto dalla legge n.158/1990 e successive). L'imposta è a carico del consumatore finale al momento del rifornimento di carburante ed è riscossa dal gestore dell'impianto di distribuzione che ha l'obbligo del riversamento alle casse regionali.
L'imposta è dovuta alla Regione Liguria per ogni litro di benzina erogato. La misura dell'imposta è attualmente fissata in 6,1 centesimi in considerazione del fatto che permangono necessità di copertura finanziaria per gli interventi di ripristino e messa in sicurezza delle zone colpite da eventi alluvionali; quindi, per l’anno 2014 viene mantenuto l’incremento dell’aliquota regionale sull’imposta sulla benzina stabilita dalla legge regionale del novembre 2011.
L’incasso della Regione ammonta a circa 7 milioni di euro annui che dovrebbero essere utilizzati per interventi riguardanti il dissesto idrogeologico, specie interventi sulle strade.
Ed è proprio qui il problema: verificare come sono stati spese queste risorse.
Sarebbe troppo sbrigativo far notare che dopo l’alluvione del 2011 la Liguria ha avuto altre alluvioni, la più grave delle quali proprio nel 2014 le quali “misteriosamente” hanno colpito sempre nel medesimo luogo … quindi gli interventi previsti dopo il 2011 quanto meno non sono stati efficaci. 
Ma la cosa più preoccupante è che una parte di questi lavori sono finiti già sotto inchiesta, come per esempio è avvenuto nel luglio 2014 per quanto riguarda i lavori post alluvione realizzati nel Comune di Monterosso e nelle Cinque Terre. A distanza di quasi tre anni dall'alluvione che provocò 11 morti, solo nello spezzino, la procura ha acceso i riflettori sui lavori che sono stati realizzati. Sotto accusa sono da una parte le “risorse economiche” erogate in condizione di somma urgenza per l'esecuzione dei lavori post-alluvione; dall’altra, le modalità sia degli appalti (la somma urgenza permette la possibilità di affidare i lavori direttamente alle imprese senza una progettazione preliminare e le gare di appalto) che della esecuzione dei lavori stessi (predisposizione di atti falsi per contabilizzare sia lavori inesistenti che falsi stati di avanzamento lavori e, successivamente, per certificare la regolare esecuzione e il collaudo delle opere).
Non si può generalizzare e ogni opera va monitorata ed esaminata caso per caso, ma queste inchieste fanno capire i rischi che sono insiti nella gestione di risorse “aggiuntive” che proprio le accise regionali sulla benzina mettono a disposizione degli Enti Locali per interventi  di tutela del territorio dai rischi idrogeologici.
Ma non ci sono solo i lavori di “somma urgenza” sotto inchiesta. Il crollo degli argini appena rifatti sia del Carrione in Avenza che del Parmignola (tra Ortonovo e Sarzana e Carrara) aprono scenari inquietanti su come vengono spese le “risorse” messe a disposizioni degli Enti Locali.
I danni provocati dall’alluvione del novembre 2014 (distruzione di beni, allagamenti, gestione sfollati, ecc.) in gran parte derivano da opere pubbliche (in questo caso gli argini …) che non hanno retto all’aumento della portata dei due torrenti. Qui non si trattava di “rischio idrogeologico”, ma semplicemente di opere realizzate in modo inadeguato rispetto alle esigenze, inadeguatezza oggettivamente dimostrata appunto dalla rottura di argini appena rifatti e collaudati.
In conclusione, le tasse sulla benzina non sono solo un salasso per le tasche dei cittadini, sono anche un vero blocco allo sviluppo operato dall’intervento statale con le tasse, ma sono anche la linfa vitale che permette al sistema clientelare di continuare a svilupparsi e crescere grazie alla gestione degli appalti che queste “risorse” aggiuntive permettono.
Se non si spezza questa catena … la nave Italia rischia di affondare sotto il peso di un enorme debito pubblico che genera interessi annui pari a oltre 80 miliardi di euro che, nonostante le manovre delle varie finanziarie annali non riusciamo a far diminuire, ma anzi cresce inesorabilmente.
Ripeto  l’alternativa a questo perverso circolo vizioso ci sarebbe: la riduzione della spesa pubblica e la sua riqualificazione per assicurare una maggiore efficienza ed efficacia all’intervento pubblico.
Gli interventi di riduzione della spesa pubblica, però, non bastano da soli, ma devono essere accompagnati da misure di efficientamento e di controllo sulla efficacia degli interventi stessi, poiché appunto se poi le opere pubbliche realizzate costano sempre più care e non producono benefici … come gli esempi degli argini crollati del Carrione e del Parmignola dimostrano … allora si continuerà a buttare via i soldi (pochi o tanti che siano buttati) … ma non solo … si creeranno ulteriori disagi e necessità di nuovi interventi sul versante fiscale … e il debito pubblico continuerà ad aumentare, obbligando pertanto i governanti di turno ad imporre ulteriori nuove tasse.
Ecco allora perché occorre una classe politica capace, preparata ed esperta … rarità assoluta per l’Italia attuale. Purtroppo!!!
Bisogna svegliarsi e agire prima che sia troppo tardi.
Euro Mazzi
(fine seconda parte)

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